Stefano Taddei
Programma Cultura 2000
 
marzo 2000

Tipo di azione: AZIONI INTEGRATE NEL QUADRO Dl ACCORDI Di COOPERAZIONE CULTURALE, STRUTTURATE E POLIENNALI
DENOMINAZIONE DEL NOSTRO PROGETTO: L'EUROPA: UNA COMUNITA' SOLIDALE. POPOLI E STRUTTURE PRODUTTIVE CULTURALMENTE IMPEGNATE NELLA REALIZZAZIONE DI UN MODELLO SOCIO-ECONOMICO A CARATTERE SOLIDARISTICO COMUNITARIO

 

Presupposti del progetto:

La costruzione dell'Unione Europea e l'aggregazione di un numero sempre maggiore di Stati oltre a favorire un interscambio delle merci, delle persone e dei capitali tende a standardizzare usi e consuetudini, processi di produzione ed istituzioni sociali su modelli efficientisti basati su rapporti contrattualistici ed individualistici. La coesione sociale si sfalda nella ricerca incessante e spesso eticamente scorretta di un tornaconto personale parossistico. La perdita di potere contrattuale collettivo fa si che si assista ad un progressivo degrado delle fasce sociali deboli (minori, anziani, lavoratori dipendenti, inabili e malati, ecc), che diventeranno sempre più deboli, a beneficio esclusivo di una cerchia ristretta di operatori economici (non necessariamente i migliori ma spesso i più spregiudicati) che avendo accesso privilegiato alle informazioni condizionano i mercati aumentando sempre più la loro ricchezza e condizionando sempre più la politica. All'emarginazione sociale, che vede sempre più ampliarsi il proprio bacino di utenza, si affianca l'emarginazione ¨culturale in quanto la forza di contrasto ad un "pensiero Unico" tecnocratico e politicamente corretto si va sempre più affievolendo. Le tensioni sociali aumentano, ingenerando conflittualità violenza e intolleranza. Gli sbocchi sono imprevedibili quanto più ci si avvicina ai limiti di rottura del dialogo sociale.

Lo sviluppo economico e industriale in Europa (entità geografica poco circoscrivibile nel classico raggio dall'Atlantico agli Urali, ma comunque individuabile in quelle regioni abitate da indoeuropei di lingua greco-latina e religione tradilizionale e cristiana) si è articolato entro diretttrici armoniose. La cultura, la religione e la tradizione millenaria di tollerante ricerca di coesione civile tra popoli diversi ma decisi a coabitare in un grande spazio europeo, hanno declinato l'economico in funzione del politico. Le arti e le professioni erano salvaguardate non nell'imprenditore ma nell'impresa, (fosse questa artigianale o industriale), quale centro di un microcosmo di persone.
Le botteghe artigiane, tipicamente europee, erano ricettacolo di fermenti di laboriosità ed ingegno, di modelli produttivi e di sistemi previdenziali ed assistenziali.. Le Corportazioni salvaguardavano gli aderenti ma imponevano doveri e comportamenti. L'apprendistato svolgeva funzioni essenziali di scuola professionale e di vita. Apprendimento tecnico coniugato con la cultura generale assimilata per induzione. La rivoluzione industriale veniva interpretata attenuando, mitigando le ferre regole del mercato dei fattori classici della produzione (capitale, lavoro e imprenditore) con elementi di socialità da ricercare nella stessa impresa. Un iniziale vincolo formale di subordinazione alla medesima azienda si trasformava nel tempo in un legame solidaristico di sviluppo collettivo interno ed esterno: l'orgoglio di appartanenza cementava il sodalizio, seppur subordinato il lavoratore si sentiva coinvolto nel destino della propria azienda, la stessa, di converso, si faceva interprete attiva dei bisogni sociali dei propri dipendenti, (Solvay non era solo una fabbrica di bicarbonato di sodio, era un modello sociale). L'impresa era una sintesi tra produzione e qualità della vita: faceva cultura.
L'attività agricola in senso lato aveva nell'impresa rurale il proprio pernio. Famiglie numerose allargate, villaggi rurali o montani, costituivano delle microcomunità semi-autarchiche con compiti anche di tutela dell'ecosistema. I cicli riproduttivi calibrati la difesa del suolo, la manutenzione erano assicurati dagli stessi operatori agricoli. Ove il singolo o il gruppo non aveva la forza di contenimento degli eventi o si interconnettevano vari Gruppi, doveva intervenire il Pubblico con le grandi opere di bonifica, canalizzazione, arginazione, comunicazione.
Ebbene su questi modelli di convivenza civile politica ed economica si è sviluppata l'Europa. Non tutto si e svolto pacificamente e senza tensioni ma certo tutti si sono sentiti partecipi del proprio destino, nel bene come nel male.

Quello che stiamo notando è la progressiva ritirata di questi modelli civici dal contesto europeo lasciando spazio o facendosi fagogitare da un turbocapitalismo frenetico che isola l'individuo in un rapporto) biunivoco persona-Stato, lavoratore-azienda, ove i rapporti di forza sono dettati esclusivamente dal peso specifico economico degli interlocutori. Inquinamenti, devastazioni, precarietà, povertà sono tutti fenomeni "relativizzati" o in rilevazioni statistiche, spesso a campione, o con altre realtà, poco correlabili. In presenza di fatti inoppugnabili, basta alzare i tassi soglia (dell'inquinamento acustico, per esempio) per rendere tutto "normalizzato". Il contrappeso è sempre rappresentato dal miraggio del "benessere", declinazione moderna di un ben-avere consumistico, da riservare ad una cerchia di persone che però, ironia della sorte, va sempre più restringendosi.
In tale contesto i legami sociali si sgretolano, il "piccolo" si vede sempre più catturato in grandi contenitori, l'isolamento economico si accompagna all'isolamento culturale. Le persone si sommano in organismi sovranazionali, ma non si uniscono da legami di appartenenza, di comunanza di destini: ci si sente soffocati da presenze impersonali opprimenti verso le quali c'è poca volontà di resistenza. Nell'Era ove si gioca solo per vincere, a qualunque costo, le battaglie culturali hanno scarso attecchimento. Ebbene noi vogliamo intraprendere questo processo di contenimento dell'invasione economico-culturale produttivistico-efficientista e di rideclinazione di modelli socio-economici che andiamo definendo solidaristico-comunitari sulla scia della miglior tradizione europea.

LINEE GUIDA
Realizzazione di una rete permanente e strutturata di osservatori attivi in Paesi membri, ed in Paesi che anelitano a far parte dell'Unione, per una RIDEFINIZIONE di linee di tendenza in ambito economico, produttivo e sociale strettamente connesse alle caratteristiche etiche, culturali, religiose, tradizionali europee.
Oggetto di osservazione, analisi, proposta e discussione collettiva dovranno essere:

- fermenti di ricerca di una identità economica dell'Europa;
- sviluppo della sensibilità comunitaria dell'impresa quale sintesi tra esigenze produttive contemporanee, qualità della vita, dello spazio, del tempo libero, delle relazioni interpersonali;
- promozione del lavoro come diritto e dovere sociale;
- modelli produttivi coinvolgenti e formativi, sia tecnologici che culturali;
- realizzazione di rapporti collaborativi di lavoro quale superamento del classico rapporto di lavoro subordinati;
- struttura redistributiva nell'impresa e nella comunità,
- il reticolo interconettivo di legami solidaristici che spezzi il rapporto individualistico contrattualistico tra istituzione e singolo; - rapporti tra realtà produttive, comunità locali e società europea;
- promozione di iniziative produttive, formative, solidaristiche alle quali fornire supporto culturale di indirizzo e tutoraggio; - ricerca e valorizzazione di esperienze economiche solidaristico-comunitarie anche attraverso la costituzione di ecomusei e la promozione di turismo culturale da far gestire a categorie sociali deboli;
- stages presso aziende e comunità riservati a studenti, giovani, disoccupati e anziani, per l'interscambio culturale tra i popoli europei.

Tale progetto si articolerà in prima istanza attraverso un lavoro intellettuale di ricerca, elaborazione, traduzione di saggi, volumi, CD-rom, Convegni, al quale sono chiamate a partecipare le organizzazione inizialmente coinvolte nel progetto (Spagna,.Belgio, Italia e Finlandia) accanto a uomini di cultura di Paesi europei terzi che al momento ci hanno dato il loro appoggio (Rep. Ceca, Romania, Croazia) e dei Piccoli Stati europei (San Marino), allo scopo di divulgare ad un pubblico ampio, sia in forma cartacea che multimediale, la volontà, la capacità di progettualità, e la creatività che intendiamo sviluppare, nel rispetto delle diversità e delle specificità.

Ciò renderà visibile, articolato, strutturato il lavoro di RIDEFINIZIONE, fornirà supporto plastico per tutti coloro che, in seconda istanza, vorranno trarre spunto da tali elaborazioni per attuare alcune iniziative definite nel progetto, coinvolgendo gli stessi autori in un'opera di tutoraggio internazionale. Alimentando una rete permanente di interscambio tra cultura e realtà meglio si definiranno le aree di crisi e di successo ove il lavoro del singolo implementa quello di tutta la comunità che partecipa, anche idealmente, al progetto.

In questa mappatura delle realtà economico sociali europee si potranno individuare aree o attività che per la loro pregnanza dimostrativa delle tesi elaborate debbano costituire luogo di miglior valorizzazione collettiva, di salvaguardia, mediante la realizzazione di ecomusei, oppure meta di turismo culturale. Le stesse potranno essere oggetto di produzione audiovisiva di ampia, ed efficace diffusione.

A latere del progetto viene bandito un Premio IDENTITA' EUROPEA DEL LAVORO a cadenza biennale quale riconoscimento all'opera più meritevole, espressa con qualsiasi mezzo, tendente a valorizzare quell'arte o professione che possa aver sviluppo "a miinor tasso intrinseco di mercato".
Premesso che il lavoro e l'unico titolo legittimo di dominio su qualsiasi mezzo di produzione e di scambio, inteso che tutti i cittadini europei possono rendersi partecipi della vita comune in forma attiva con il proprio lavoro;
configurato questo come labor (lavoro penoso ed oppressivo), opus (lavoro creativo, ingegnoso) o otium (attività orientata verso la meditazione creatrice), si desume che partecipare alla ricchezza collettiva con il proprio lavoro e ricchezza individuale vuol significare una identificazione collettiva in una comunità organica ed identitaria.
Inteso, poi il mercato quale luogo di incontro di domanda e offerta di beni e servizi e riconosciuto che una forte segmentazione del processo produttivo degli stessi tra molti agenti ha comportato un progressivo intervento di "specialisti" che hanno reso il singolo sempre meno autonomo e autosufficiente nell'espletamento delle proprie funzioni anche più elementari, abbiamo definito l'attuale società DI MERCATO, elemento disgregatore di identità, proprio per questa rete di vincoli di interscambio che è stata creata.
Tutto ciò che tenderà ad un accorciamento della filiera produttiva, ridurrà il bisogno di mercato, rigenerando il senso di identità lavorativa e collettiva. Tale sforzo, a nostro avviso, deve essere premiato con un riconoscimento a parte rispetto al progetto complessivo presentato.

 

Stefano Taddei




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