Liberi
versi di un dio d'altri tempi
In
quel tempo
non avevo niente, e tutto era mio:
barone dell'Acqua Selvaggia, cavaliere del Falcone, supremo Duce della Ripa
della Penna, marchese della valle Ortana, conte del Balliccione, signore di
Sparavieri, sovrano del capo Marino, ammiraglio di bianco vestito...
dio!
Sopravvivo a stento.
Adesso che molto posseggo, mentre la vita sbiadisce
e trascino alla catena il mio sogno fallito:
volare gabbiano vorrei, e verme striscio!
E del beato scoglio soltanto mi resta
un'anonima stampa, come al turista
al ritorno da una gita
in un giorno troppo breve di festa.
Niente
avevo,
eppure la vita,
semplice, pura, senza inganni,
crepitava come un giovane fuoco...
Perņ,
se mi fermo e ci penso... una cosa sola avevo
(e scusa se č poco):
vent'anni.
Larus
10 settembre 2003