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Marianne
Korporal, alias Mahlerianne Ricardo de Mambro Santos
Le
opere che compongono Il canto della terra di Marianne Korporal
non intendono illustrare, sia pure con un lessico composito e personale,
alcuni dei brani più suggestivi della produzione mahleriana, da I
canti di un giramondo alle magistrali orchestrazioni sinfoniche. Tra
il paradigma musicale di Gustav Mahler - possente e incisivo,
delicatamente onnipresente - e le creazioni pittoriche di Marianne
Korporal - catturate in un mondo compenetrante di forme primigenie, di
elementi originari e originali, pronti ad articolarsi come impronte di
un altrove insieme aurorale e crepuscolare - non si verifica
un'asfissiante predeterminazione inventiva, né un rischioso confronto
tematico ed esperienziale. Ciascun linguaggio ripercorre i sentieri
storici della propria specificità grammaticale e sintattica,
proponendone la ricodificazione individuale: Mahler non si esaurisce
certamente nei richiami, pur leggibili e necessari, a Beethoven, a
Wagner e alla poesia cinese medievale; allo stesso modo, Marianne si rifà
intenzionalmente, nella sequenza monumentale del Canto della terra,
ad immagini archetipiche di inequivocabile desunzione orientale,
scegliendo una gamma di tonalità mirabilmente calibrate tra il calore
avvolgente del rosso, del marrone e dell'ocra e la freddezza evanescente
e raggellata del blu impiegato sullo sfondo, atto a delineare la remota
concretezza delle montagne. Raccolte nella loro pregnante coesione
semantica, le due formulazioni si incontrano in un percorso di intensa
esplorazione lirica del mondo, un percorso contrassegnato da continue
sovrapposizioni e ripensamenti, da nuove strategie e recuperi. Si
tratta, pertanto, da parte di Mahler e Marianne, di operare un
ripristino risolutivo, una ponderata rielaborazione sentimentale e
concettuale, in grado di cogliere il mondo e l'«esserci» fondante nel
loro statuto di promettente possibilità, nella fragile - ma
infrangibile - compresenza di colori e suoni, sensi e forme, intuiti
prima del sorgere definitivo del Verbo. A
caratterizzare le composizioni di Marianne Korporal sarà lo
svolgimento simultaneo, e non sincronico, di un racconto iniziale, di
uno spunto inafferrabile, ma ricostruibile in base alle direttive
poetiche che popolano la superficie pittorica. Dalla dolente vitalità
del Canto che chiede giustizia all'attesa sottratta e mesta dei Canti
dei bambini morti, con la mirabile assenza raffigurata nell'opera Ora
capisco perché in certi momenti, la produzione di Marianne si
dispiega con la prorompente consequenzialità delle immagini cinetiche,
restituendo a ciascun pannello il canto denso e sospeso della propria
musicalità pittorica. In questo contesto di decisivo affrancamento
dalle modalità di un «raccontare simbolico» al commovente instaurarsi
di un «simbolismo silenzioso», le opere di Marianne - alias,
Mahlerianne - propongono, nelle Sinfonie, un paradigmatico
traguardo estetico. Lontane dalle pennellate vibranti e vigorose,
corpose e violente, delle prime Sinfonie - ancora riconducibili
al ductus esasperato e dilacerante dell'avanguardia
espressionista - le opere successive tendono a dissolversi nell'ordine
più delicato e compatto di impaginazioni dinamiche, dalla valenza
cosmica, fino a pervenire alla placida lontananza, alle silenti
geometrie delle opere conclusive, nel canto crepuscolare di una nascita,
nell'aurora equilibrata di un'assenza: la capacità riformulatrice
dell'arte. Dalla dilacerazione alla morte, dalla scomparsa alla
presenza, le immagini di Marianne recano in sè i segni inesorabili di
una lotta, di un combattimento perenne: «Sono ormai perduto al mondo».
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L'ispirazione - Gerrit Van Oord Marianne Korporal alias Mahlerianne - Ricardo de Mambro Santos Mahler, il cantore della "crisi" - Giorgio Boari Ortolani Gustav Mahler - biografia Maria Korporal - biografia |