Il Convivio
Trimestrale di Poesia Arte e Cultura del circolo culturale “Il Convivio”
Via Pietramarina – Verzella   66
95012  Castiglione di Sicilia(CT)  Italia
Anno I  numero 3
Ottobre - Dicembre 2000
Distribuzione gratuita

 

Lo stile nuovo ed espressivo di Paolo Francesco Barbaccia (Caldi Sospiri, Edizioni “I miei colori”, pp.80, L. 15.000)

 

“Caldi Sospiri” è il titolo della bella silloge poetica di Paolo Francesco Barbaccia, edita dalle Edizioni “I miei colori”. Si tratta di 66 poesie dalle varie tematiche. Uno stile nuovo ed espressivo, affiancato ad una tecnica poetica innovativa, fa del Barbaccia un poeta eccellente. Lo stile è apparentemente semplice, ma l’uso frequente di metafore e di figure retoriche, come le iterazioni, rendono la sua poesia, come afferma Emilio Cribari nella Prefazione, di una difficile semplicità. «Pagine calde, patite, accorate. Disegnate con la forza e l’umiltà di chi ha potuto (e ha saputo) vedere anche al di là della propria temporanea ed incostante presenza sul greto del mondo».

Tutta l’opera ruota attorno al mistero della vita, e quindi attorno all’amore e alla religione, ma anche ai problemi attuali e al «male di vivere», per dirla con Eugenio Montale. Per Francesco Barbaccia l’uomo può trovare la vera risposta della vita solo nell’amore, sentimento universale e tanto duraturo da non essere ostacolato neanche dalla morte. Infatti, come afferma il Boccaccio, «le leggi d’amore sono di maggior potenza che alcune altre».

Nell’opera l’immagine del viaggio, in una dimensione temporale che include passato, presente e futuro, allude allo scorrere della vita. Infatti il poeta afferma: «Scorre l’acqua nella fontana del tempo, / come scorrono i giorni della nostra vita. / Mille furono i problemi per la costruzione / della nostra o vostra fontana del tempo. / Il tempo è un vortice che passa / come una stagione infinita». Emblema ed esplicazione di questo concetto è l’immagine dell’uomo-foglia, come appare nella poesia “Trovarsi vicini”, che fa balenare nella mente i versi leopardiani di “Imitazione”, dove appare la figura della foglia fragile proprio come l’uomo.

Il poeta nella poesia “L’arca di Noè” afferma che Dio si è trasformato da buono e giusto a severo e ingiusto, Egli non è più il Dio dell’arca di Noè, ma solo colui che punisce i peccati degli uomini. Il Barbaccia sogna per ciò un nuovo mondo, nel quale, proprio in occasione Giubileo, bisogna «trovarsi nella città proibita, / innamorati, / innamorati ad assistere alle danze, / danze degli angeli». L’anima del Barbaccia non può restare che enormemente atterrita dalle devastazioni naturali, ma ancora lo è per il tragico dramma della guerra nella ex Jugoslavia. Niente passa inosservato alla sua sensibilità di poeta e, nei ricordi, rivive i bei momenti, anche se remoti, della sua giovinezza siciliana. L’uomo nel suo viaggio cerca di raggiungere la sua meta: lo spazio astrale che dai cristiani viene definito Paradiso. Un luogo, come scrive Tagore, «dove si stende l’infinito cielo / in cui l’anima prende il suo volo, / regna lo splendore bianco e immacolato. / Non c’è giorno né notte, / né forma né colore, / né mai una sola parola».

                                    Giuseppe Manitta