Il
primo. L’ultimo.
-
- Tra il primo amore
- e l’ultimo,
dicevano,
- si va per tentativi.
- In mezzo,
- un campo di papaveri,
- spighe schiacciate,
- lucciole vaganti.
- E tanti errori,
tanti...
-
- Del primo si affermava
- che non si può
scordare
- con ciò
sottintendendo
- che rimanga, fra
tutti,
- il più importante.
- Nessuno infatti
- l’ha dimenticato,
- siamo tutti dei
sopravvissuti
- a quel morbo infantile
- terribile
- dalla prognosi fausta:
- per passare, passa.
- Ma è l’ultimo,
spaurivano,
- il più pericoloso,
- quello che colpisce
|
- inaspettato e duro.
- Vedrai, avvertivano,
- un attimo prima
- ti leccherai annoiata
- le tue antiche ferite,
- con la guardia
- momentaneamente abbassata.
- subito dopo
- ti troverai contagiata.
- Senza anticorpi, sguarnita,
- come se le ricadute precedenti
- non ti avessero immunizzata
- e i tanti errori
- nulla
- t’avessero insegnato.
- E i papaveri
- non daranno più l’oblio,
- le spighe pungeranno,
- di lucciole nemmeno una scia.
-
- Questa volta saprai
- che la malattia è mortale.
- È l’ultimo amore:
- se sbagli rimedio,
- se non indovini la cura,
- fai incidere il suo nome
- sulla tua pietra tombale.
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