Piccole Riflessioni 

Nell’Ottocento il Windelband e il Rickert classificarono le scienze in: “Sperimentali e Storiche” sono sperimentali quelle che si possono in qualunque momento rinnovare la sperimentazione in laboratorio, le scienze storiche no, perché accaduto una volta un tal evento questo e’ accaduto quello e’, anche se si ripete identico scrupolosamente uguale, e’ sempre differente, può essere identico sì ma mai lo stesso; Quindi, la filosofia e’ una scienza sperimentale? Si può sperimentare? No! E’ una scienza storica? No! Allora non c’e’ posto nella classificazione delle scienze, cioè, la “Storia della filosofia” e’ una scienza storica, la <Filosofia> No! La Filosofia e’ problemi, interrogativi che l’uomo si pone, la penetrazione che l’uomo fa di sé è veramente una sapienza, l’amore e lo studio di tale sapienza sono appunto la Filosofia; Vedendo “Vita, Realtà e Conoscenza” come problemi essenziali, abbiamo: il problema della vita e’ il fine della vita ( valore della vita ), che e’ il fine ultimo, esigendo una condotta umana “ Etica ”; Per risolvere il pr. della vita, come vita dell’uomo, occorre affrontare il pr. del mondo in cui vive ( realtà ) essendo sicuri del valore del nostro conoscere, ed ecco sorgere il pr. del sapere o conoscenza ( Gnoseologia ); gli altri pr. filosofici, tra cui principalmente il pr. del bello e dell’arte ( Estetica ), si riducono ai tre pr. maggiormente speculati affrontandoli nel corso dei periodi, in base al pensiero corrente, ( pertanto la Filosofia e’ legata all’evoluzione dei tempi, in cui avviene il filosofare ), sviluppando anche scuole di pensiero diverse. In ogni caso solide basi come si sa vengono dall’antica Grecia, culla della filosofia occidentale. Nell’antica Grecia sì ha una religione fatta di “miti” ( mythos = favola ) e vale a dire rappresentazioni fantastiche sulla spiegazione della realtà e della vita, con l’incarnazione del pensiero nella rappresentazione fantastica il mito abbracciava il pensiero greco con le sue Cosmogonie e Teogonie ( Esiodo ), il ciclo apollineo e quello dionisiaco, e i loro misteri orfici, Omero, che per gli occhi dei greci era il maestro di una civiltà; così vedremo che il mito greco e’ insieme scienza, filosofia, religione, morale, in un’atmosfera poetica che esalta l’eroismo; Quando alla visione fantastica succederà l’analisi o procedimento razionale ( logos= discorso, ragione, pensiero ), che pone problemi e cerca di risolverli, avremo la nascita del filosofare; si realizzerà così il passaggio dal mito al logo. Il passaggio non fu certo repentino; l’atmosfera mistica non scompare mai dall’anima greca, ( il passaggio fu piuttosto un’evoluzione ); il pensiero a poco a poco come abbiamo detto, sboccia dal mito e se ne libera, dando origine alle grandi costruzioni razionali  offertoci dai filosofi greci, ma già nella filosofia presocratica il pensiero, ancora avvolto dal mito o in ogni modo connesso col mito, esprime la sua potenza in dottrine che e' veramente opera razionale o del pensiero ( logo ). Tuttavia, dai presocratici al neoplatonismo la mentalità greca lega in ogni modo, il logo o al mito o alla musica; solo Aristotele è immune e dal mito e dalla mistica.

Alla domanda se fosse sapiente, Pitagora avrebbe risposto di essere soltanto un <Amante della Sapienza>, ovvero un <Filo-Sofo>. Per essere un buon Mago, bisogna prima essere un buon Filosofo; "Bada bene che la filosofia, il filosofare e’ una cosa, la storia della filosofia e’ “storia” Prendendo il grande Platone[press button] per orientamento prevalente, i nostri periodi di rilievo sono: La filosofia Ellenica i Presocratici, Pitagora, Parmenide, Socrate[press button], Platone e Aristotile. [con molta riflessione anche su Talete e i Sette Grandi]; La filosofia Patristica, S. Agostino; La Filosofia Scolastica, San Tommaso; La filosofia del Rinascimento con gli studia humanitatis, Giordano Bruno, T. Campanella, M. Ficino, anche in linee generali Kant e Hegel; Però è nel periodo della Antica Grecia che si da l'impronta alla Magia, basti pensare a Pitagora o al superlativo Apollonio di Tania, ma la possibilità di entrare dalla porta principale ci viene data da Platone con le sue Idee, ovvero le Idee Platoniche, il mondo delle idee e’ la realtà, l'Essere vero, immutabile ed eterno, ( Parmenide ); Platone alla domanda Socratica cos'e’ il Bello il Giusto il Vero, lui risponde, c'e’ il Bello il Giusto il Vero? Affrontando questo problema con le sue Idee. Questo problema e’ stato al centro di molte polemiche da Aristotile sino ai "roghi" basti pensare agli Universali ( ante-rem ) di G. Bruno e alla sua fine in P.za Campo de Fiori a Roma, per arrivare ai "positivisti" (risalenti alla scuola ionica, interpretazione razionalista) che per la loro filosofia negano l'invisibile.

Breve dialogo sulla Conoscenza: Conoscere il bello, il giusto, il vero, cos'è il bello, il giusto, il vero sono questioni di filosofia, come si esprimono queste tre branchie? Il vero si chiama Logica, due più due fa quattro, perché c'è il giorno e la notte, con la logica si risolve; il giusto si chiama Etica, giusto, ingiusto, hai fatto male, hai fatto bene, questa e' etica; il bello si chiama Estetica, quel dipinto e' brutto, quel vaso è bello, questa e' estetica. Etica, Estetica, Logica o Gnoseologia, Gnoseologia vuol dire Conoscenza, studio della conoscenza. Ora, noi maghi, questo lo chiamiamo <<"il dover essere">>; come si deve essere, per essere giusto, come si deve essere per essere bello, come si deve essere; non e' uno studio dell'essere, quell'evento è accaduto, accadrà, la terra e' tonda, quella pianta e' nana, questo studia l'essere, cioè le cose come sono; "il dover essere" <l'ideale> è "oggetto della filosofia", quindi la filosofia non è da confondersi con le altre scienze che sono scienze dell'essere, <<la filosofia è la scienza del dover essere>>, diciamo che: tu per essere un buon mago devi essere un filosofo, dovere essere, tu per adesso non sei filosofo, ma ti proponi di esserlo, dovresti esserlo, capito la differenza? Ora visto questa differenza che non bisogna dimenticarla mai, tenerla presente; in ogni discorso di filosofia che si fa ti devi sempre ricordare: giusto o ingiusto, bello o brutto, vero o falso. Se io ti dico "questo libro è utile, conviene comprare questo libro anzi che quello, è un discorso filosofico? "No" è un discorso economico, economia, conviene, utile, disutile, dannoso è economico, non ha nulla da vedere con la filosofia. Devi stare sempre attento quando si parla di utile, di giusto di ingiusto a discernere che cosa è filosofia e che cosa è economia. Ci sono dottrine che passano per dottrine filosofiche le quali negano la filosofia. Il positivismo ti dice... CONTINUA.
Il problema Gnoseologico in Magia: Noi maghi abbiamo una diversa teoria della conoscenza, cioè non seguiamo la teoria tradizionale comune, conosciamo in un modo diverso, l'umanità non ha sempre seguito la stessa teoria della conoscenza, questa teoria della conoscenza, sono pochi secoli che la seguono e dal '400, prima si seguivano varie teorie... tra le quali anche la magia; questa teoria che segue adesso l'uomo risale a Galileo, Galileo Galilei ha detto: "dobbiamo tenere per certe, per scientifiche soltanto le cose che si sono appurate in questo modo" è da il modo, <Galileo non dice che una cosa è scientifica quando l'esperimento può essere ripetuto da chiunque>, ma i moderni ci mettono da chiunque; <<sbagliano>>, noi non ci mettiamo da chiunque; perché sappiamo che gli uomini ""non sono tutti uguali"", la loro teoria è fondata sul dogma dell'uguaglianza di tutti gli uomini, la nostra sulla dimostrazione che siamo tutti disuguali; tu conosci un'altra persona che ti eguagli nel fisico nella fisionomia, nei gusti e nel modo di fare e pensare, ci sarà sempre un qualcosa di diverso anche minima ma ci sarà sempre, gli uomini sono disuguali anche nella conoscenza, ( senza poi considerare la regione interiore ) noi riconosciamo questa disuguaglianza, loro no, perciò una cosa che non è conoscibile da tutti per loro non esiste, per noi le cose si distinguono in quelle che sono conoscibili da tutti, e quelle che non sono conoscibili da tutti.
La questione degli Universali: Con questa espressione ( dal latino scolastico quaestio de universalibus ) s’indica specificamente una controversia che fu dibattuta dal pensiero medievale, dal sec. 9° in poi. Sorse dalla lettura dell’Isagoge di Porfilio ( Porfilio di Tiro fu discepolo di Plotino, rappresentante del neoplatonismo alessandrino-romano, Porfilio e’ convinto che Platone ed Aristotile, pur nella differenza di espressioni, dissero in fondo la stessa cosa, lasciando anche un’ introduzione alle categorie di Aristotile, [detta spesso, secondo il termine greco, Isagoge], la quale da Boezio in poi fu molto studiata dai medievali ); decidere se i <predicabili>, cioè i predicati <universali> che il pensiero attribuiva, giudicando, ai soggetti del giudizio stesso, avessero una realtà oggettiva al di fuori di tale atto di giudicare, o si risolvessero invece in esso senza residui; Aristotile sulle tracce di Platone li definì <soggetto> e <predicato>. E’ la forma più elementare linguistica, con la quale si enunci un qualsiasi stato di fatto, nozione, opinione e verità trova che essa si compone normalmente di due elementi appunto sopra citati, tralasciando la catena di riflessioni filosofiche che circonda questo problema il soggetto e predicato vengono quindi ad essere quei due <termini> della proposizione, che già Platone aveva chiamato <nome> e <verbo> comprendendo in quest’ultimo tanto quello che poi fu propriamente detto predicato verbale e nominale, costituito dalla <copula> e dal <predicato> nel senso stretto; da quest’ultimo uso deriva, poi, l’identificazione del predicato con l’attributo, in quanto semplice qualificazione del <soggetto>, parallelamente identificato con la <sostanza>. Così, come in tal modo le determinazioni linguistiche diventano determinazioni metafisiche e ontologiche, così, ipostatizate invece in necessità logiche e gnoseologiche, danno luogo alla dottrina del pensiero come giudizio, che manifesterebbe la sua forza logica, la sua potenza creatrice di verità, appunto nell’attribuzione del predicato ( variamente concepito quale <categoria> informante l’oscurità <materia> del <soggetto>, o comunque dell’iniziale contenuto immediato dell’esperienza ). Per la soluzione di tale problema, ( quale valore hanno gli universali di fronte alla realtà? Sono puri termini o rispondono pienamente alla realtà? ) il pensiero medievale si trovò così, anzitutto, di fronte alla tradizione platonica, che gia l’aveva risolto appunto nel senso dell’asserzione della sussistenza oggettiva, assoluta delle idee; nel sec. XI°, tale corrente si definì dei ( reales ) realisti con G. di Champeaux, e in opposizione i ( Nominales ) nomilanismo, con G. Roscellino.