CHIEDIAMO
LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE
I testi possono essere usati citando la "lettera cooperanti Palestina" e l'eventuale
firmatario del pezzo.
Testimonianze dell'Intifada
Il mio nome e' Audi Al Zalmout. Vivo nel villaggio di Beit Fourik vicino a Nablus. La mia
famiglia possiede da generazioni dei campi di ulivi non lontano dal villaggio. Gli ulivi
sono la nostra principale fonte di reddito.
Non molto tempo fa, mio padre, di 75 anni, usci' una mattina per andare nei campi a
raccogliere le olive. Poiche' nel passato aveva avuto dei problemi con i coloni dell'
insediamento di Eitamar, usci' di mattina presto per evitare qualsiasi confronto. Nel
passato i coloni avevano bruciato e sradicato i nostri alberi per occupare la nostra terra
ed ingrandire il loro insediamento; non immaginavamo pero' che non solo la nostra terra ma
anche anche nostro padre avrebbe potuto essere in pericolo. Mio padre aveva gia' raccolto
una buona quantita' di olive quando arrivarono i coloni; poiche' non volevano usare le
armi per paura che gli spari potessero essere sentiti dal villaggio e far arrivare gente,
iniziarono a picchiarlo, buttandolo per terra e colpendolo in testa con delle pietre fino
a rompergli il cranio. Mio padre era vecchio ma nonostante questo si era sempre occupato
dei bisogni della famiglia e anche quella mattina era uscito per prendersi cura della sua
famiglia. Quando piu' tardi lo raggiunsi nel campo lo trovai disteso a terra e non l'avrei
riconosciuto se non fosse stato per il fazzoletto che mia madre aveva fatto appositamente
per lui.
Il mio nome e' Mona Al Jaj. Sono del campo profughi di Al Fawar.
Una sera mentre mio marito era lontano da casa iniziai ad avere le doglie; aspettavo il
mio terzo figlio. Siccome il campo era sotto coprifuoco i miei vicini avevano paura ad
uscire di casa per venirmi ad aiutare ed io avevo bisogno di raggiungere l'ospedale. Al
nostro campo era stata tagliata la luce ed io decisi di lasciar dormire i miei due bambini
e sgusciare fuori casa al buio. Per strada non c'erano macchine poiche' i soldati
sparavano a qualunque veicolo osasse avvicinarsi ai blocchi di cementro e detriti che
isolavano il campo dalla strada principale. Avrebbero sparato gas lacrimogeni o bucato le
gomme di qualsiasi auto che si fosse avvicinata ai blocchi anche se l'occupante fosse
stata una donna, anche una donna che stava partorendo. Fui costretta quindi ad
incamminarmi a piedi al buio nonostante il dolore dell'imminente parto mi pieghasse in
due, e ho rischiato diverse volte di cadere mentre scavalcavo il blocco della strada.
Finalmente raggiunsi la strada principale che dista piu' di un chilometro da casa mia e
fortunatamente dopo poco riuscii a fermare una macchina che miracolosamente era riuscita
ad entrare nell'area. Non so come riuscimmo a non farci vedere dai soldati, ormai era piu'
di un'ora che avevo le doglie e sapevo che mio figlio stava per nascere. Grazie al
coraggio dell'uomo che mi prese in macchina riuscii ad arrivare all'ospedale Aliya di
Hebron dove detti alla luce mio figlio.
Il mio nome e' Amina Balout. Sono del Villaggio di Rantis a nord di Bir Zeit.
Un pomeriggio di alcune settimane fa iniziai ad avere le doglie. Sapevo che mi ci sarebbe
voluto molto tempo a raggiungere l'ospedale di Ramallah quindi avvertii immediatamente mio
marito. Normalmente ci vogliono 40 minuti in auto, ma questo in tempi normali. Adesso la
strada principale e' bloccata da massi e per uscire dal villaggio bisogna percorrere una
strada sterrata in mezzo ai campi. Presi quindi un taxi e mio marito, mia madre e mia
sorella vennero con me. Non molto tempo dopo che eravano in strada fummo fermati da un
jeep dell'esercito israeliano che ci intimo' di tornare indietro. Cercammo di convincerli
di lasciarci passare viste le mie condizioni, nel frattempo erano passati piu' di 30
minuti ed aveva iniziato a piovere cosi' forte che era impossibile riprendere la strada
sterrata e tornare a Rantis. Finalmente il soldato si convinse e ci lascio' passare.
Continuammo fino a raggiungere il posto di blocco vicino all'insediamento di Halamish. I
soldati intimarono al taxi di fermarsi puntantogli i fucili; mio marito e il taxista
scesero cercando di spiegargli la situazione. Nel frattempo era passata un'altra mezz'ora
e di dolori si facevano sempre piu' forti. Finalmente il soldato ci lascio' passare ed
arrivammo al villaggio di Um Safa dove una lunga fila d'auto era ferma ad un posto di
blocco israeliano. Sorpassammo la fila e fummo fermati da un jeep militare che ci ordino'
di scendere tutti dall'auto. Spiegammo al soldato la situazione e gli chiedemmo di
chiedere al suo comandante il permesso di passare. Nel frattempo i dolori aumentavano
sempre piu' e mi resi conto che il bambino stava per nascere. Prima che il soldato
tornasse con il comandande avevo partorito mio figlio. Mia madre lo avvolse con una
coperta e me lo diede da tenere sul petto. Il comandante vista la situazione ci diede il
permesso di passare ma avevamo appena percorso 200 metri che un'altra jeep di soldati ci
blocco' chidedendoci chi ci aveva fatto passare. Il comandante ci vide e corse verso i
soldati dicendogli di lasciarci passare. Continuammo verso Bir Zeit quando di nuovo fummo
fermati da una lunga colonna d'auto, sorpassammo la colonna ma fummo fermati da 4 soldati
che ci intimarono con le armi di uscire tutti dall'auto. Mia madre gli urlo' che c'era una
donna nell'auto che aveva appena partorito. Si misero a ridere e ci obbligarono a scendere
tutti. Scesi con mio figlio ancora attaccato al cordone ombelicale, ma ero troppo debole
per restare in piedi, mi accasciai per terra e svenni. Mio marito mi racconto, dopo, che i
soldati rimasero la' a guardarci ridendo per tutto il tempo. Finalmente arrivo' un'altro
soldato che urlo' agli altri di lasciarci andare. Arrivammo all'ospedale di Ramallah alle
8 di sera; avevamo lasciato il mio villaggio alle 5.00
Il mio nome e' Nawal . Mio padre ha costruito l'Hotel Everest a Beit Jala vicino a
Betlemme. L'ha chiamato cosi' perche' e' in cima ad una montagna e quando e' bel tempo si
riescono a vedere le montagne della Giordania. Io sono incaricato della cucina e del menu
del ristorante. In altri tempi servivamo piu' di 500 persone alla volta, il ristorante era
sempre pieno di turisti e si facevano banchetti e feste per i locali. Da mesi non vediamo
nessuno qui. E' difficile spiegare come era prima, ero sempre cosi' occupato in cucina da
non riuscire a mettere fuori la testa nemmeno per un minuto per vedere come andavano le
cose nella sala da pranzo. E adesso, guarda, abbiamo spostato il tavolo da ping pong nel
bel mezzo della sala da pranzo, tanto comunque la sala e' vuota; tutta la mia famiglia
lavorava qui. Adesso facciamo quello che fanno i leaders di entrambe le parti. giochiamo a
ping pong.
Refuso geografico: Abbiamo scritto nella precedente lettera che Israele aveva ri-occupato
un'area A a sud di Gaza. L'area e' a nord trattandosi di Beit Hanoon.
Permettetemi una trasgressione che possa essere augurio: da questo luogo dove i
palestinesi lottano per l'indipendenza vorrei ricordare che 40 anni fa alle 17:30 del 19
aprile 1961 sulla Playa Giron (la Baia dei porci) il popolo cubano sconfiggeva gli
aggressori controrivoluzionari, "machete contra fusil ". (L.Z.)
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