CHIEDIAMO
LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE
I testi possono essere usati citando la "lettera cooperanti Palestina" e l'eventuale
firmatario del pezzo.
Testimonianze dell'Intifada
In questa lettera
I PESCI RINGRAZIANO, GLI UOMINI NO
NONVIOLENZA INTERNAZIONALE
..............E PALESTINO-ISRAELIANA
C'E' NOBEL E NOBEL
NON SOLO TERRA BRUCIATA
Anche i pescatori palestinesi di Gaza sono alla disperazione e hanno le reti vuote. Ogni
notte, anche quando non vi sono tiri sulla terraferma, le navi israeliane prendono di mira
le barche dei pescatori, costringendoli al rientro da quel piccolo pezzo di mare che gli
accordi di Oslo hanno concesso loro. I pescatori sono di fatto disoccupati. Altre volte le
imbarcazioni israeliane hanno compiuto veri e propri abbordaggi, fermando gli uomini e
sequestrando le barche quando superavano anche solo uno o due miglia dalla riva. La pesca
con l'agricoltura erano le due piu' importanti attivita' presenti a Gaza.
Nel settore agricolo migliaia di ettari sono stati distrutti dai buldozer e dai carri
cingolati. Prima di settembre circa 5.000 persone lavoravano nella pesca. Ora il numero e'
dimezzato e circa 600 pescatori del sud della Striscia , dove maggiore e' lo scontro
quotidiano, non mettono le reti a mare da quasi sette mesi. Il poco pesce in circolazione
ha visto anche calare il prezzo, passando per alcune specie da 60.000 a 35.000 lire al
chilo , visto che il mercato, che prima era soprattutto israeliano , e' chiuso.
NONVIOLENZA INTERNAZIONALE
Dopo la prima manifestazione svoltasi a Betlemme della settimana della "nonviolenza"
organizzata dal Centro per il riavvicinamento dei popoli di Beit Sahour proponevamo una
riflessione sulla partecipazione palestinese e come "l'occidente " potesse interpretare
tali manifestazioni. Successivamente si sono svolte altre due iniziative del genere. Una
vicina il villaggio di Atara e la seconda vicino Qarawat. Entrambe avevano l'obiettivo di
denunciare la chiusura dei villaggi e cercare di rimuovere i blocchi. Ancora folta la
rappresentanza degli stranieri, molti residenti nei Territori, ma soprattutto spiccava la
presenza del gruppo italiano organizzato dalle Donne in Nero. In queste due manifestazioni
ci e' stato riferito che la partecipazione palestinese era piu' consistente rispetto a
quella di Betlemme. E a Qarawat i soldati hanno attaccato con bombe-suono e lacrimogeni,
arrestando per un paio d'ore una quindicina di persone tra palestinesi, israeliani,
francesi e un italiano. E questo e' in parte cio' che si voleva sottolineare nella
precedente nota. Anche se una manifestazione e' pacifica, i soldati , di fronte ad una
evidente presenza palestinese, sfoderano il loro usuale modo di affrontare queste
situazioni. Non solo usando armi ma anche evidenziando il razzismo verso i palestinesi. Ci
e' stato raccontato che mentre gli stranieri venivano sollevati e portati alle camionette
in modo "civile" da piu' di un poliziotto, d'altro lato i palestinesi sono stati
trascinati per il collo, come fossero animali. Abbiamo raccolto il giudizio
sostanzialmente positivo di Luisa Morgantini su questa settimana, prefigurando ulteriori
iniziative. Crediamo che ce ne sia bisogno. Occorre che anche da altri paesi europei venga
un contributo in questa direzione. I palestinesi hanno bisogno della presenza
internazionale, per difenderli ma anche solo per documentare la situazione. E le
manifestazioni "pacifiche" possono esserci laddove abbiano una continuita' e siano fatte
insieme. Se i palestinesi sono soli non vi possono essere dubbi sulla reazione
dell'esercito e forse neanche si puo' chiedere al giovane, alla moglie o al padre che
hanno visto uccidere un loro caro, di parlare tranquillamente al soldato che si trova di
fronte ( che forse il giorno o un'ora prima ha sparato) come abbiamo visto fare dagli
stranieri nei giorni scorsi guardandolo negli occhi.
NONVIOLENZA PALESTINO-ISRAELIANA
Ieri 21 aprile un'altra azione "nonviolenta" e' stata messa in atto dal gruppo Ta'ayush di
attivisti misti palestino-israeliani (intendiamo palestinesi-israeliani e ebrei
israeliani). Un convoglio di 20 macchine e 2 camion con derrate alimentari, raccolte
attraverso una sottoscrizione , si sono recati ai villaggi palestinesi di Kafr Yassouf e
Kafr Marda in Area B e C della Cisgiordania centrale. I villaggi sono sotto assedio da
mesi. Alla fine sono riusciti a distribuire tutto ma la polizia e i soldati israeliani
hanno fatto di tutto per impedirlo. Prima fermando le auto lungo la strada per "ostacolo
alla circolazione", poi elevando multe per motivi ridicoli legati alle condizioni delle
auto (mancanza della luce del fanalino posteriore destro=105 shekels=55000 lire), poi
tentando di impedire l'ingresso ai villaggi e di bloccare fisicamente la distribuzione
spingendo i manifestanti giu' dai camion. Infine addirittura cambiando lo status del
villaggio da Area B a zona militare chiusa nello spazio di mezz'ora, almeno questo e'
quanto volevano sostenere con i manifestanti. Al termine della distribuzione, sulla strada
del ritorno, all'uscita del villaggio, la polizia ha di nuovo fermato le auto e questa
volta i manifestanti sono stati fermati e portati al posto di polizia dell'insediamento di
Ariel da dove sono stati rilasciati qualche ora dopo. Ah, precedentemente l'autista di uno
dei due camion e' stato multato con altre 100.000 mila lire per trasportare " una ragazza
seduta in modo pericoloso sulla mercanzia" !
C'E' NOBEL E NOBEL
)
I soliti sionisti italiani, che appaiono piu' israeliani degli israeliani, hanno
pubblicato un appello in cui chiedono di ritirare il Nobel ad Arafat al sito
A noi e' arrivata una email in cui si chiede di aderire ad un appello per il ritiro del
Nobel a Peres, cosa che ci sembra piu' opportuna visto l'attuale posizione di Peres e dato
che riprende una proposta nata da membri israelo-palestinesi del parlamento israeliano e
non da italiani che fanno i palestinesi. Ecco il testo:
E' la stessa istituzione del Premio Nobel per la Pace a perdere di valore e senso nel
momento in cui può fregiarsene un uomo come Shimon Peres, che siede in un governo
presieduto da un criminale di guerra e divide la responsabilità di scelte di guerra e
persecuzione che dànno il colpo definitivo alle speranze legate al dialogo
israelo-palestinese.Alla negazione del diritto dei palestinesi di vivere nella propria
terra in condizioni di dignità e sicurezza e non in un bantustan, ed allo sprezzante
rigetto di solenni
deliberazioni delle Nazioni unite, il governo di cui Peres fa parte unisce la cruenta
repressione della popolazione civile all'interno, ed azioni militari all'esterno dei
confini che, in continuità con quelle di cui lo stesso Peres fu responsabile come primo
ministro, mettono in pericolo la pace nell'intero Medio oriente.
Inoltre, se la pace è memoria e testimonianza del passato proiettata nella speranza del
futuro, non è eticamente accettabile che detenga il più prestigioso titolo di pace un uomo
che nel nome della realpolitik associa al rigetto del diritto al ritorno dei palestinesi
la negazione del passato genocidio degli armeni e dell'attuale pulizia etnica dei kurdi.
Per queste ragioni, come persone impegnate attivamente per la pace e per i diritti umani,
ci uniamo ai deputati arabi della Knesset per chiedere al Comitato di Oslo di revocare la
concessione del premio Nobel per la Pace a Shimon Peres.
chi vuole puo' rispondere a Dino Frisullo o diffondere il testo.
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