Tazio Nuvolari
Nuvolari è un eroe nel vero senso della parola, perché ha compiuto le sue gesta in quell'epoca lontana in cui la tecnologia era agli albori, le macchine e le moto erano oggetti infernali che solo la bravura dell'uomo poteva domarli. Il pilota di Castel d'Ario era tanto audace ed irruente come pilota, quanto equilibrato e temperante come persona (seguiva una dieta sobria facendo molta attenzione alle calorie e fumava solo un paio di sigarette al giorno). Leggendaria è la figura dell'omino basso di statura e dalla corporatura gracile, con quel sorriso malinconico che occultava i suoi nervi d'acciaio e la sua resistenza alla fatica veramente smisurata, capace di vincere il Gran Premio delle Nazioni di Monza nel 1925, legato alla propria motocicletta e completamente bendato come una mummia, a causa di un terribile incidente (30 giorni di prognosi per fratture multiple al torace e ad un piede) occorsogli una settimana prima durante il collaudo dell'Alfa Romeo P2 assegnatagli da Enzo Ferrari, non solo, di vincere la Mille Miglia del 1930, dopo aver guidato a luci spente nella notte, prendendo come unico punto di riferimento i fanalini rossi della vettura dell'amico-rivale Achille Varzi, che avendolo precedentemente distaccato di ben due minuti credeva di avere ormai la vittoria in tasca e invece se l'è visto spuntare dal buio, in volata, a tre chilometri dal traguardo ed ha dovuto cedergli il passo, e ancora, durante la Mille Miglia del 1948, a ben 56 anni, di arrivare a Bologna con 35 secondi di vantaggio sul suo diretto inseguitore Biondetti, con una Ferrari due litri che durante il tragitto aveva perso il cofano, i parafanghi ed un sedile.
Le sue imprese memorabili hanno ispirato canzoni come “Arriva Tazio” del Trio Lescano e la celeberrima “Nuvolari” di Lucio Dalla. Le gare vinte sono innumerevoli e nel suo palmarès figurano due campionati italiani delle classi 350 e 500 cm³ (1924 e 1926) e cinque Gran Premi delle Nazioni (1925, 1926, 1927, 1928 e 1930) come motociclista (il suo soprannome era “Nivola”); da corridore automobilista (era soprannominato “il mantovano volante”) ha vinto, oltre alla Targa Florio (1931 e 1932), alla Mille Miglia (1930 e 1933), ed alla Coppa Vanderbilt (1936), il Gran Premio di Tripoli (1928), due Gran Premi d'Italia (1931 e 1932), il Gran Premio di Germania (1935).
Una curiosità: nonostante i numerosi incidenti che gli hanno procurato infortuni anche permanenti (come la perdita di un dito indice) ed hanno logorato a lungo il suo fisico, Nuvolari è spirato l'11 agosto 1953 nel proprio letto dopo una lunga malattia, contrariamente agli altri piloti suoi contemporanei (come Achille Varzi, Antonio Ascari, Gastone Brilli Peri, Giuseppe Campari e Luigi Fagioli), periti sul circuito durante allenamenti, prove o gare. E' stato tumulato in tenuta da corridore: maglione giallo completo
del suo monogramma e della celeberrima tartaruga d'oro, portafortuna regalatogli
da Gabriele D'Annunzio, pantaloni azzurri e casco. Approfondimenti
Ultimo Aggiornamento: 28 luglio 2003 |