NORAGUGUME: NEL PICCOLO CENTRO DEL MARGHINE UNA SPAVENTOSA DISAMISTADE INSANGUINA IL PAESE.

SETTE MORTI AMMAZZATI IN POCO PIU’ DI UN ANNO E MEZZO: E’ IL TRISTE BILANCIO DI TANTA VIOLENZA.

SOLIDARIETA’ E’ STATA ESPRESSA DALLE FORZE POLITICHE E DALLA CHIESA.

IL PRESIDENTE FLORIS HA VISITATO IL PAESE IL 2 GENNAIO SCORSO

Noragugume. Piccolo centro nell’estremo pianoro del Marghine, affacciato nella piana di Ottana. Un nucleo di case attornia la parrocchia di San Giacomo. Chi arriva in paese rimane colpito dall’apparente pace e tranquillità, lontano dal caos cittadino. Eppure Noragugume, reso accogliente dalla cura degli amministratori che hanno dato spazio al verde e a graziose aiuole, è balzato alla cronaca perché vittima di una spaventosa disamistade: sette morti ammazzati in poco più di un anno e mezzo. Sette omicidi che hanno gettato nel panico un paese di appena quattrocento abitanti. La regione del Marghine in questi ultimi tempi è stata teatro di diversi episodi di cronaca nera. Ma il dato impressionante che caratterizza Noragugume è che qui i sette omicidi sono avvenuti in un breve arco di tempo; in un centro tra l’altro molto piccolo, dove tutti si conoscono da molto sempre. Cos’ è che ha fatto scatenare tutto questo e perché? E’ una domanda che ancora non ha trovato risposta. Le indagini di carabinieri e polizia, rivolte soprattutto all’ambiente agropastorale del paese, non hanno portato a nessuna svolta. Dopo sette spaventosi omicidi non un fermo né un arresto. Al paese le forze dell’ordine chiedono di spezzare il muro di omertà.

Tutto è cominciato nel giugno ’98. All’interno del suo bar viene ucciso Giuseppe Cherchi. Un delitto efferato; il bar si trova all’interno di Noragugume e l’omicidio è stato compiuto che è ancora giorno. Ma la violenza non si ferma; l’undici di agosto viene ucciso il fratello di Giuseppe, Salvatore mentre rientrava con la sua macchina in paese dopo una giornata trascorsa in campagna. Trascorrono altre due settimane e si piange ancora un altro morto. In aperta campagna, non lontano da Noragugume viene ucciso l’allevatore Francesco Corda, di 38 anni. Ancora nel mese di ottobre un’altra vittima, il padre di Francesco, Tommaso, viene ucciso a pochi passi da casa sua. Nel paese è paura. Il’98 si chiude con un pesante bilancio. Quattro omicidi dove ancora oggi si cerca un perché.

Si può cominciare a sperare? A Noragugume, forse non tutto è perduto. Si, il paese è piccolo. Molti giovani col tempo hanno lasciato il paese, ognuno inseguendo i propri sogni, il proprio cammino. Noragugume ha pagato in quest’ultimo decennio le conseguenze del suo spopolamento. Col tempo ha perduto la caserma, la farmacia. Il parroco lo divide con Silanus; le scuole col vicino paese di Dualchi. Lo spopolamento rischia di continuare anche se il paese, povero non è. Ci sono, infatti, buoni pascoli e molti giovani, sfumato il sogno di Ottana sono diventati allevatori. E se dallo Stato arrivano continue minacce di tagli di scuole e di uffici postali, Noragugume risponde consorziandosi col vicino paese di Dualchi per salvare le proprie scuole. I giovani sono in prima linea in questa battaglia. Nel 1995 sono stati proprio dei ragazzi a porre fine al commissariamento del Comune. Una lista di giovani, capeggiata da Antonello Spada, giovane avvocato, guida il paese. Si, il ’98 è un anno da dimenticare. Il nuovo anno deve cominciare con i migliori auspici. La scia di violenza sembra essersi allontanata. Ma è solo una pausa momentanea.

L’otto agosto viene assassinato Aldo Spada di 28 anni. Il giovane stava accudendo il bestiame quando gli assassini lo hanno freddato. E’ il fratello del sindaco. L’amministrazione comunale ne è colpita in prima persona. Il paese è nuovamente sconvolto e ripiomba nella paura. La violenza continua. A fine settembre è la volta di Tonino Pinna, 33 anni. Viene ucciso alla periferia del paese mentre si allontana dalla casa della sua fidanzata. Il mese prima, uno zio di Pinna era scampato ad un attentato. E’ un Natale di tristezza quello che si trascorre in paese. Il parroco Don Mongili lancia appelli alla pace durante la messa di mezzanotte. Ma ai killers non importa. Due giorni dopo viene ucciso Antonello Nieddu mentre rientrava da campagna col fratello Giuseppe. Antonello Nieddu, 32 anni, era consigliere comunale.

Nell’anno che si chiude sono in molti a piangere a Noragugume. Chi ha perduto il fratello, chi l’amico, chi il compagno di lavoro. Il paese è al centro della cronaca. La rapida scia di vendetta che insanguina il piccolo centro rimbalza su tutti i giornali: una popolarità che Noragugume avrebbe preferito non avere.

"Aiutateci a non morire" è il disperato appello del sindaco. Il 2 gennaio scorso il Presidente della Regione Mario Floris si reca in visita a Noragugume. Il sindaco nell’aula consiliare lancia la sua disperata richiesta di aiuto: "Il nostro paese rischia di scomparire. Noi da soli non siamo in grado di far fronte a questa situazione per questo chiediamo aiuto a chiunque sia in grado di darcelo". Il giovane sindaco chiede l’intervento della Chiesa, dei politici e dello Stato. Chiede aiuti economici e tutti i mezzi possibili per fermare lo stato di anarchia e di paura che ormai impera in paese. Un mazzo di fiori viene posto dove era solito sedersi Antonello Nieddu, l’ultimo morto ammazzato. La solidarietà e le promesse d’aiuto non mancano. La domenica successiva è il vescovo di Alghero-Bosa, Monsignor Antonio Vacca a recarsi a Noragugume. Pochi giorni dopo si tiene nell’aula un nuovo incontro alla presenza dei sottosegretari ai Lavori Pubblici, Ladu, e al lavoro, Manis e del sottosegretario agli interni Severino Lavagnini, arrivato apposta da Roma per dare conforto e assicurare l’interessamento del governo per riportare quello che lui stesso ha definito un "riequilibrio territoriale". Si condannano gli atti criminosi di quelli sparuti gruppi di violenti capaci di distruggere in pochi attimi un’intera società.

Sono in molti il giorno a Noragugume. Sindaci, sindacalisti, forze politiche. Mediazione, dialogo, prevenzione, ma soprattutto aumento delle forze dell’ordine è la richiesta unanime. Lo stato non deve rispondere con tagli di fondi, scuole, uffici postali e istituzioni, ma con aiuti concreti. La crisi delle zone interne dell’Isola non è presente solo a Noragugume, ma è un disagio di molti centri.

Da Noragugume è partita una voce di speranza per una rinascita culturale e sociale. Nei dibattiti tenuti il mese scorso si è parlato delle buone condizioni economiche in cui vige il paese che, con gli aiuti economici, saranno un motivo di risollevamento per il paese.

Ora per la comunità inizia un difficile cammino: la "ricostruzione" della società, dove l’aiuto esterno non basta. E’ il difficile cammino del perdono, il solo capace di chiudere col passato per costruire finalmente un avvenire migliore. (Angela Fois)