Ogliastra: roccaforte genetica

Intervista al Dott. Giuseppe Pilia

Il "Parco Genos" non è l’unico progetto di ricerca genica in via di realizzazione nel territorio dell’Ogliastra; anche l’Università di Cagliari si avvia infatti a sfruttare la roccaforte genetica di cui si possono vantare gli abitanti dell’ "Isola nell’isola". In merito abbiamo voluto incontrare il Dott. Giuseppe Pilia, ricercatore per il C.N.R. all’Ospedale Microcitemico di Cagliari, laureato in Medicina e specializzato in Pediatria, coordinatore di un’equipe di ricercatori che concentrerà l’attenzione sul genoma di un campione della popolazione del "capoluogo", Lanusei.

Dott. Pilia, quali sono le basi del vostro progetto di ricerca?

Il nostro progetto, che terrà impegnati, oltre al sottoscritto, uno staff di circa dieci ricercatori, si basa sull’analisi approfondita delle condizioni d’invecchiamento e delle patologie correlate al fenotipo genico di un campione di popolazione.

Perché Lanusei?

Lanusei è il paese dove sono nato e vissuto prima degli studi medici, ma soprattutto, come l’intera Ogliastra, ma forse come tutta la Sardegna, è un serbatoio ricchissimo per chi, come noi, cerca nei geni le cause di malattie legate alla senilità. L’isolamento della nostra terra ha determinato quello che per noi oggi è un campo di studi particolarmente favorevole. Se escludiamo le zone costiere, la Sardegna e sempre stata, per cultura, ostile ai contatti con diverse popolazioni, nonostante gli innumerevoli tentativi di colonizzazione subiti nei secoli.

E’ solamente un discorso legato all’eredità genetica o vi sono altri fattori che determinano l’insorgenza delle malattie?

No, sicuramente in malattie come l’Alzhaimer non c’entrano solo i geni ma sono determinanti anche fattori ambientali (quali l’acqua, l’alimentazione e i ritmi di vita); il nostro scopo è anche quello di identificare, grazie alla "purezza genetica" degli ogliastrini, sino a che punto prevalgono fattori genetici su quelli ambientali e viceversa.

Quando si avvierà il progetto?

Dovremmo partire nei mesi estivi e proseguire per i prossimi cinque anni. Penso che il mio maggiore impegno nel prossimo futuro sarà prevalentemente questo.

Qual è il vostro rapporto con l’Università e quale contributo ha dato all’iniziativa?

Il progetto è patrocinato dall’Università di Cagliari, in collaborazione con l’Istituto Superiore della Sanità degli Stati Uniti. L’Ateneo ha poi favorito l’integrazione dello staff americano e del nostro gruppo nel territorio, stipulando delle convenzioni con vari enti locali (Comunità montane, amministrazioni comunali ecc.), soprattutto per allargare gli orizzonti di quella che oltre ad una ricerca scientifica potrà divenire un proficuo crogiolo culturale fra i ricercatori e i protagonisti locali.

Cosa si aspetta dalla popolazione locale?

Sono certo che ci sarà una risposta positiva da parte della gente di Lanusei ed escluderei diffidenze e poca disponibilità, vista anche l’esperienza di progetti simili già avviati in altri paesi limitrofi. Sarà importante anche per loro comprendere e scoprire cause di problemi che, sino ad ora, sono per la grande maggioranza sconosciuti. (Francesco Floris)