Cagliari:

Prove tecniche di sardità via Radio. Ovvero una introduzione sistematica di giornalismo vero proposto in lingua sarda e diffuso tramite le frequenze dell’etere. Questo grazie all’ispirazione generata da un’altra radio che trasmette in un’isola non lontana da noi ovvero la Corsica. Radio Press tenta un esperimento ambizioso: comunicare in lingua sarda attraverso un notiziario completo che, utilizzando "sa limba" e l’idioma nazionale mette la gente in condizioni di poter sentire la lingua "connotta" e parlata sempre al fianco dell’italiano. Del bilinguismo radiofonico si è parlato in un incontro organizzato da Radio Press che ha invitato due ospiti, Petru Mari, direttore di Radio Corse, e il sociolinguista Ghiacomu Thier, docente dell’Università di Corte. Si è parlato di notiziari ma anche dei problemi legati alla comunicazione, e alla difficile convivenza di lingua nativa, a fianco di una lingua imposta, oltre che degli ingredienti per mettere in pratica un buon notiziario via radio. Presupposto essenziale per garantire un buon servizio è offrire all’ascoltatore un notiziario completo. Non solo agricoltura e temi tradizionali ma un vero e proprio telegiornale, con tanto di cronaca, politica, spettacoli e meteo. "Credo, ha detto il giornalista Vito Biolchini di Radio Press, che mettere due registri linguistici a fianco sia una grande ricchezza. Noi non intendiamo raccontare solo tradizionalismo ma vogliamo fare giornalismo in lingua sarda." L’emittente cagliaritana ha una solida base a cui ispirarsi e cioè Radio Corse che da anni trasmette notizie gestisce, in versione bilingue, il servizio radiofonico pubblico. Nei programmi della radio ci sono, alternati in due fasce orarie, notiziari in francese ed in lingua corsa. Sei ore di notiziari, di durata dai sei ai dieci minuti. A spiegare la genesi e i meccanismi di funzionamento dell’emittente sono stati i due ospiti. "I notiziari, ha detto Petru Mari, iniziarono dal 1994 diffusi da una emittente locale. In quel periodo nacquero diverse piccole stazioni che avevano iniziato a trasmettere liberamente. Nel periodo precedente non vi era spazio per le parlate locali che erano confinate in una sorta di ghetto. Noi cercammo di scardinare questa situazione. La lingua corsa doveva correre e diventammo una sorta di militanti della lingua. Ci facemmo conoscere da tutti; incontrammo favori e contestazioni. Andammo avanti. Noi facciamo giornalismo in corso e cerchiamo di farlo bene, cercando i canali di comunicazione con la gente senza cadere nella tentazione del bel parlare. Comunicazione è quando il messaggio che viene mandato è recepito dall’interlocutore. Non importa il vocabolario, la parola del vocabolario è un patto tra chi parla e chi ascolta. Importa farsi capire e per questo sarebbe bene una unificazione delle parlate". Sulla comunicazione il professor Thier si è soffermato sull’importanza del messaggio. "Allo scopo della comunicatività, ha detto il docente corso, si cercano sempre termini nuovi. Si pesca un poco dappertutto e quando non si trova un termine accomodante si ricorre anche alla neologia, che talvolta però nasconde certe insidie, perché non tutto può essere tradotto". Un passaggio dello studioso è stato dedicato allo scopo della radio bilingue, che per certi versi ha intaccato la preponderanza della lingua francese. "La lingua corsa, ha affermato Ghiacomu Thier, è stata relegata sempre come una opzione, come facoltativa. Questo nonostante che nel costrutto linguistico la gente pensa in corso poi parla in francese. La creazione di una emittente bilingue ha segnato due punti importanti; da un lato la rottura con la militanza e dall’altro con la dominanza francofona." (Giancristian Melis)