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TALANA COME REYKJAVIK

Istituito il Parco genetico dell’Ogliastra: allo studio il DNA di 3600 anime tra foghesi e talanesi.

 

Qualcuno l’ha definita "l’isola nell’isola". Quel qualcuno sapeva di avere ragione quando, percorrendo le sue strade anguste, parlando con la sua gente, pensando alle sempre negate possibilità di sviluppo economico e sociale, con un certo rammarico così la appellava. Ma quel qualcuno certo non avrebbe mai immaginato che la selvaggia Ogliastra un giorno sarebbe divenuta miniera d’oro, per le ricerche nel campo della genetica. Chi l’avrebbe mai detto, che gli ogliastrini custodiscono nel loro "Acido desossiribonucleico", una fonte d’inesauribile ricchezza scientifica? E tutto ciò grazie soprattutto a quell’isolamento di cui parlavamo poc’anzi?

Il prof. Angelo Pirastu, che vanta una lunga e brillante carriera (con un’équipe di scienziati a S. Francisco, ha scoperto le cause dell’anemia mediterranea, giusto per citarne una!) e al quale oggi il CNR ha affidato la direzione dell’Istituto di Genetica Molecolare di Alghero, ha scommesso molto sulla nascita del "Parco Genos" dell’Ogliastra, formalmente costituito il 3 febbraio sotto forma di consorzio (del quale fanno parte la Sfirs, "merchant bank" regionale, il Consorzio 21, il Medical Research Council di Edimburgo, la Clinica Tommasini di Jerzu, oltre ai due Comuni interessati al progetto); ma soprattutto ingenti sono state le scommesse dei sindaci e della popolazione dei due paesi interessati, Perdasdefogu e Talana, il cui patrimonio genetico è quanto di più prezioso possa esistere, anche più di quello degli abitanti della "terra dei ghiacci", l’Islanda per l’appunto. Pare, infatti, che questo si sia mantenuto integro per centenni senza subire grosse mutazioni, tanto che ancor oggi a Talana, i matrimoni fuori paese sono meno del 5%, e i primi studi hanno rivelato che tutta la popolazione discende da otto babbi e otto mamme. Lo stesso vale per gli animali: il genoma delle capre ogliastrine è a lunga conservazione, al pari di quello dei conterranei umani.

Studi simili, sono in via di realizzazione anche in un altro paese ogliastrino Lanusei, ad opera del Dott. Giuseppe Pilia, ricercatore del C.N.R. e dell’Università di Cagliari (di cui a seguire vi proponiamo un’intervista n.d.r.).

E’ dunque da qui che partiranno studi importantissimi per scoprire le cause di malattie genetiche, quali emofilia, talassemia ecc., e di quelle più strettamente legate a fattori ambientali (tra queste l’ipertensione, il diabete, la calcolosi renale ecc.) quali l’acqua, le abitudini alimentari, il ritmo di vita.

Il progetto, partito in quarta, ha già visto lo stanziamento di diversi miliardi per la realizzazione di un centro di ricerche da costruire a Perdasdefogu, e di un corso di bioinformatica nel locale istituto I.P.S.I.A.. E poi? E poi via, al lavoro, con la consapevolezza che sul progetto vi sono gli sguardi ammiccanti di diverse industrie farmaceutiche, pronte ad investire capitali, non appena si dovessero affacciare i primi risultati… è questa la vera miniera d’oro! Catalizzare qui in Sardegna fondi che altrimenti verrebbero dirottati su altri centri di ricerca extraisolani, magari sfruttando i dati raccolti nei paesi ogliastrini. Stiamo attenti però: quanti e quali vantaggi deriveranno da tali importantissime ricerche alle popolazioni in questione? L’esperienza islandese, infatti, c’insegna che si possono stipulare accordi tra l’organismo di gestione del progetto, e le industrie farmaceutiche eventualmente interessate ad investire capitali (per definizione molto attente alle grandi speculazioni, pochissimo ad apportare benefici concreti alle popolazioni), quali la fruizione gratuita dei farmaci prodotti grazie a tali ricerche, per fare un esempio.

Ringraziamo dunque Walter Carta, sindaco di Perdasdefogu, per la sua lungimiranza nel fiutare tale "eldorado", e confidiamo nella stessa per evitare di diventare terra di conquista per scaltri cacciatori di taglie. Sarà poi il tempo a dirci se oltre ad un tornaconto scientifico il "Parco Genos", regalerà anche occasioni di sviluppo occupazionale, che forse non risolveranno in Ogliastra l’annoso problema in questione, ma certo permetteranno a quei ricercatori, assistenti o altro, di scampare alla poco dignitosa sorte di buona parte degli intellettuali sardi: l’emigrazione.

Forse non è l’arrivo, ma è certamente un buon punto di partenza. (Antonella Loi)