I Fuochi Indimenticabili
L'incontro tra Vic e Kadiya

Inquieta.
Non riusciva a trovare un'altra parola che descrivesse il suo stato d'animo in quei giorni.
Inquieta.
Cuore di argilla che si sfalda al tocco di un dito, alito triste di un animo confuso e sradicato.
Punti fermi, nulla; appigli tanti, tanti, tanti da disorientare.
O forse nessuno.
Ma chi la poteva aiutare?
"Un tempo avevo trovato la serenità", pensava, rannicchiata, con le ali chiuse, nei suoi contrasti.
Forse era solo un'illusione, i colori sfumati del ricordo sanno dipingere scenari irreali, la memoria presente di ciò che è stato è capace di trasfigurare le sensazioni vissute e smussare gli angoli stridenti di ogni istante eletto da un animo alla ricerca di qualcosa di grande, o solo di un po' di pace.
"No, c'è stato un momento in cui questa inquietudine non si trascinava giù in fondo, fino alle mie viscere, stringendo in una morsa tenace il cuore e la mente."
"C'è stato davvero; il ricordo di una canzone sussurrata con un filo di voce nel vento, di un cielo trasparente come il cristallo e del colore violento della porpora, di un momento riempito col proprio amore."
Quel giorno in cui il viso allo specchio le era sembrato stranamente amico; quell'ora in cui gli occhi le si erano riempiti di emozione o le labbra erano rimaste chiuse nel silenzio, amico fedele, desiderio struggente.
Sì, quando le dita ricamavano pensieri con le parole o quando cercava l'angelo a sè simile nei sussurri del vento.
Quando aveva capito che ciò che nasceva dal proprio cuore e dalla propria fantasia era mille e mille volte più reale di ciò che le veniva imposto dal mondo.
E aveva deciso di trovare la felicità dentro i propri silenzi.
Le era sembrato di aver scovato la strada, la via da non lasciare mai più.
Finchè di nuovo l'inquietudine l'aveva avvolta nel suo grigio e nebbioso mantello.
Inspiegabile, subdola e strisciante, piano piano le si era arrampicata su per le dita candide dei piedi, su ancora verso l'alto, si era annidiata nello stomaco fino a sbocciare in tutta la sua venefica fragranza alle radici del pensiero.
Ogni cosa, ogni cosa che faceva era segnata da quel veleno.
"Perchè, perchè sono così?" si chiedeva, mentre l'animo le si logorava di nulla.
"Perchè non ritrovo più la strada?"
Qualcuno forse la capisce, forse qualcuno la vuole aiutare.
Ma lei saprà ascoltare le voci di chi la ama o si perderà nel pozzo dell'inquietudine, lasciandosi trascinare dalle correnti vorticose delle proprie emozioni fino a perdere così ogni punto di riferimento ed affogare nel proprio disorientamento?
Cuore fragile e forte, temprato da mille tormenti, sarai capace di rinascere ancora una volta nell'alba dei tuoi silenzi e di baciare di nuovo la vita con le labbra dolci della tua fantasia?

Kadiya

Non puoi trovare ciò che cerchi: se l'ala triste della consapevolezza dell'oscurità della vita ti ha sfiorato, non ha senso pensare di porvi rimedio... oramai tu sai, tu conosci, e ciò ti eleva come anima ma fa di te una creatura sola... ma non nella misura in cui sembri credere.
Io posso dirti con umiltà che ciò che devi inseguire ora non è la fine dell' inquietudine, quanto piuttosto la fine in te del timore da essa generato.
Nelle alte sfere dell' anima in cui tu ora ti trovi, l' inquietudine è il tuo abito. Essa ti cinge, ti ricopre procurandoti dolore, ma anche identificandoti presso coloro che hanno percorso strade simili...
E se ciò non bastasse, non devi dimenticare mai che l' inquietudine stessa ti permetterà di sopravvivere, di rimanere in fondo fedele a te stessa. Se tu non la provassi, infatti, vorrebbe dire che la tua anima non anela a niente... in poche parole, che essa ha cessato di vivere.
Non è saggio aver paura della paura.
Non rimanere chiusa all' interno della tua anima, te ne prego. Niente mi è più triste da sapere, della sconfitta di guerrieri che non meritavano di soccombere.
Meditando sulla condizione umana,

Vic

Un giorno una piratessa impugnò la sua penna di corvo dalla punta d'argento e, intintala nel buio inchiostro dei suoi pensieri, cominciò a vergare sull'ultima pagina del diario di bordo della sua nave ciò che nasceva nel suo cuore:
"Saper guardare dentro, l'unica mia qualità.
Sì, saper entrare sin nei più reconditi meandri del mio tormento, vedere chiaro il mio dolore, nutrirmi del succo del mio disagio.
Quante volte ho pensato di non essere nella condizione di dover soffrire, quante volte ho riconosciuto negli altri, più che in me, il diritto di essere 'compresi'; quante volte poi è arrivata la vita a farmi male al di là di ogni mia angoscia.
Ma in fondo il tempo è sempre passato e il 'mio' buio è rimasto, forse unica costante della mia vita.
Non so perchè il mio dolore cresce adesso.
Non ho paura della mia paura, so, ho sempre saputo che il mio cuore è come un nervo scoperto, il più lieve alito di vento lo può sconvolgere fino all'incoscienza.
So di non essere sola, a volte scorgo negli occhi o nelle parole di qualcuno il riflesso del mio stesso tormento.
Segnati, sì, siamo segnati, basta scambiarci uno sguardo per vedere l'anelito di infinito che ci anima.
Ma quando l'inquietudine si fa insostenibile, quando quelle dolci, rare, folate di vita, quelle che riempiono il cuore e che ci sembrano poi tanto stupide e ingenue quando torniamo ad essere 'noi', quando quei grappoli di gioia non si fanno più sentire, non sbucano più fuori di tanto in tanto a dare senso a quel buio, oscuro, profondo e affascinante e irresistibile tunnel che ci incatena al nostro tormento...allora, che succede, come resistere, come non essere schiacciati dal proprio esistere?
No, non voglio essere diversa da come sono, lo urlerò al mondo se necessario, urlerò ai quattro angoli della terra che, no, non mi accontento di ciò che c'è, voglio di più, combatterò finchè non avrò più forze per lottare, ma non mi arrenderò alla luce fioca del quieto vivere.
Voglio quei fuochi che mi bruciano l'anima, che sanno ardere puri e indimenticabili nel fondo inaccessibile del mio cuore.
Sono un angelo o forse un demone, ma la differenza non è poi così grande.
Le mie ali non sanno più farmi volare, oppure sì, ma non più a bassa quota dove io possa godere placidamente della bellezza del panorama.
Mi portano su per le sfere più alte del cielo e giù in picchiata verso il fulcro dell'oscurità più pura e imperscrutabile.
Come amo il mio silenzio, come adoro essere sola....
Come ho disperatamente bisogno di qualcuno che mi accarezzi i capelli e sappia riconoscere il mio dolore....."

Kadiya

Con piacere constato che sei davvero forte come pensavo, anche se non capisco ancora fino a che punto tu ne sia veramente cosciente. La metà delle mie parole, delle mie esortazioni, diventa dunque inutile.
Non posso che gioirne.
Il punto dove volevo arrivare è senz'altro, assolutamente questo: non importa quanto il nostro animo si sia temprato, sull' incudine rovente della vita, o quanto sia capace di resistere all' usura degli anni... a volte, per saperlo davvero, e dunque crederci, abbiamo bisogno che esso, il nostro animo, si specchi in quello degli altri... siano essi amici fidati e prodighi di consigli, o, meglio ancora, sfidanti armati di tutto punto e decisi ad annientarci.
Il tuo dolore cresce, e ciò è normale. E' il maledetto, ma giusto, prezzo che la vita esige da noi in cambio di qualcosa di prezioso, qualcosa di cui potremo vedere i frutti solo dopo molto, molto tempo: il Cambiamento.
Il Mutamento, il Fluire dell'Anima, o la sua Evoluzione, come preferisci.
Questa è la grandezza umana.
Non siamo, in fondo, altro che una manciata di fango. Manciata di fango alla quale, però, è concesso il Libero Arbitrio, la Possibilità di far parte, se riusciamo ad accettare quel prezzo maledetto, di qualcosa di immane, un Grande Gioco, nel quale l'anima lotta, sputa sangue e si dibatte nel più nero smarrimento, ma, allo stesso tempo, si Evolve... cresce... assorbe...
impara.
In poche parole, benchè nati dal fango e non di altro composti, piccole scimmie presuntuose su questa terra, abbiamo però la possibilità di assurgere allo stesso piano della divinità.
Il dio in quale molti dicono di credere si fece uomo
anche e soprattutto per ricordarci
che l'uomo può farsi dio.
Io non credo più nel dio degli uomini, da tanto tempo...
ma ricavo una forza enorme
dal credere nell' uomo,
nell' idea di uomo
che un qualche dio ha voluto insinuare nella mia mente.
Perciò, e non per altro,
non abbandonare la partita.
Ti farai male, probabilmente,
ma la posta è troppo alta per non giocare.
Fraternamente,

Vic


.....la piratessa alzò lo sguardo e le sembrò di scorgere un uomo dalle sembianze sconosciute, i tratti del viso fermi e decisi, gli occhi fissi sui suoi.
Gli occhi...
Sì, fu nei suoi occhi che riconobbe se stessa, fu nella luce oscura che gli illuminava lo sguardo che vide il riflesso sfuggente del suo stesso tormento.
"Occhi cupi come i miei, permettimi di rispecchiarmi in te quando il mio cuore non saprà più sostenere il peso dell'angoscia, permettimi di condividere il dolore dell'esistenza con chi già lo reca con sè, perchè i nostri pesi non si sommeranno, ma sapranno calare fino ad essere sopportabili per entrambi....permettimi di condividere il tuo dolore, perchè nel dolore possiamo trovare la forza di elevarci alle vette sublimi del nostro essere.
Fratello di smarrimento, fratello di battaglia, dimmi che non ne uscirò sconfitta se non dal mio stesso ardore...dimmi che non addormenterò mai i miei sensi al placido sciacquio del bagnasciuga ma che quando solcherò l'oceano in tempesta sarà solo e soltanto l'anelito scrosciante del mio cuore ad innalzarmi e a consumarmi fino alla morte... "
Così la piratessa parlò a quello sguardo oscuro, e aggiunse:
"Sarei fiera di esserti amica, sorella nell'anima...o anche nemica inestinguibile, ugualmente sorella nello spirito, occhi cupi"

Kadiya


Non ti addormenterai sorella,
questo non può accadere.
Se lo speri è invano che lo fai,
se lo temi non c'è pericolo per te.
Non puoi, anche se volessi, ottundere i tuoi sensi tanto da scordare, velare gli occhi e renderli come ciechi.
Sarebbe infatti come desiderare di invertire il flusso del tempo, pretendere che l'effetto cancelli la propria causa, che il dolore, figlio della consapevolezza, uccida sua madre... quale innaturale, assurdo delitto!
Non temere, come ormai tu sai, il tuo stato ti sarà fonte di male, ma anche di bene, perchè ti identifica, e volerci lottare è come desiderare di tagliarsi una mano... io ho visto il tuo marchio, piratessa, e sempre lo riconoscerò, in qualunque mare vorrai portare ad incrociare il tuo vascello.

Il tuo Fratello oscuro


Sì, fratello mio, se non di sangue fratello di spirito e di ricerca.
Solcherò i mari del mio tormento con coerenza e determinazione, sarò capace di non abbandonare mai il mio oscuro destino di anima incompleta, sempre alla ricerca di se stessa e di qualcosa di più grande, di inconcepibilmente grande.
Perchè di nulla potrò mai accontentarmi se non dell'anelito di infinito che giace in fondo al nostro cuore ferito.
E quando l'oceano tempestoso mi condurrà oltre, fino a sfidare me stessa, fino a perdermi e dannarmi ancora, saprò di nuovo cercare nel cielo nero del mio destino lo sguardo profondo di un amico, gli occhi cupi di chi un giorno mi ha compreso.
Sì, Occhi Cupi, so che ti troverņ, come tu troverai me.

Kadiya



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