Il Profumo del Bosco
Kadiya

La pioggia era appena cessata e l'aria era pregna dell'odore acre ed intenso della terra e dell'erba bagnata. Ai margini della foresta di Taur-im-Duinath cominciavano a spuntare timidi i primi virgulti della primavera e a punteggiare l'intera radura di fiori candidi non ancora sbocciati. Il loro profumo delicato era ancora quasi impercettibile, ma addolciva con una nota di lieve freschezza l'umida fragranza del bosco rigoglioso di vita. "Nimloth è così piccola…" sentii una voce familiare che diceva "Nimloth è così piccola, non sappiamo cosa diventerà crescendo".

Nimloth è il nome dei piccoli fiori bianchi che sbocciano in primavera nelle terre di Taur-im-Duinath riempiendo l'aria del loro profumo soave e gli occhi della loro purezza incantata.Gli elfi li amano profondamente e aspettano con trepidazione che ogni anno si rinnovi il miracolo della loro fioritura, simbolo della vita che si risveglia nella sua ricchezza e semplicità.
Gli elfi immortali riconoscono così i cicli immutabili del tempo e danno loro un senso, in rapporto con la storia immemorabile del loro popolo.
A volte un elfo rinunzia ad essere testimone dello scorrere naturale del tempo e decide di abbandonare la propria vita perenne e immutabile per riempirla di un senso effimero ed intenso, di una passione veemente e rovinosa.
Mio padre un giorno fece questa scelta, decidendo di condividere con mia madre, l'umana, l'amazzone, un amore esclusivo e sconvolgente e di abbandonare poi con lei questa terra mortale per intraprendere insieme il viaggio verso le lande degli antichi, al di là del tempo e dello spazio.
Non so molto altro di loro, solo quello che mi hanno raccontato gli elfi della foresta con i quali vivo da quando fui lasciata qui in fasce, ricca soltanto del nome che mi donò mio padre, Nimloth.

"Nimloth è solo una bambina, ha appena 5 anni, come potete giudicarla e decidere del suo futuro?" sentii mio nonno infervorarsi, "E' la figlia di mio figlio, non potete rinnegarla, non potete negarle di vivere nella terra di suo padre".
Una voce limpida si alzò tra le altre "Non è una di noi, dove sono i capelli di filigrana dorata? Dove gli occhi di zaffiro e smeraldo? Dove la voce argentina e il canto d'usignolo?"
Stavano parlando di me, dicevano che ero diversa, un'estranea; la mia mente era confusa e il mio cuore impaurito; quella era la mia casa, mio nonno, non avevo altro, non ero altro.
Perché parlavano così? Dove volevano mandarmi? Chi ero io?
Queste domande turbinavano nella mia testa, e l'angoscia e l'insicurezza sembravano sul punto di schiacciarmi ; finchè non posai lo sguardo su un piccolissimo bocciolo candido che mi fissava seminascosto tra l'erba alta; e capii.

Colsi il fiore e lo deposi delicatamente tra le mie piccole mani di bambina, unite a coppa come a raccogliere e proteggere un tesoro; uscii dal fitto del bosco per raggiungere gli elfi che parlavano al centro della radura e mi avvicinai a colui he aveva proclamato la mia diversità, aprendo le mani a dischiudere la piccola inestimabile ricchezza di quel fiore. Forse l'elfo dalla voce limpida e dai capelli d'argento avrebbe sentito il profumo lieve del nimloth dietro l'odore forte e penetrante della foresta.
Forse avrebbe guardato i miei occhi scuri e profondi e vi avrebbe colto il riflesso cristallino dello spirito elfico che forgiava il mio essere.


"Kadi, ti sei addormentata? Che fai, dobbiamo preparare i piani di battaglia, non è il tempo di dormire questo…" la voce di Trinity, la mia compagna di avventure sulla nave pirata mi richiamò bruscamente alla realtà, al presente; aprii gli occhi cupi come le tenebre e mi sollevai dalla cuccetta, "Sì, hai ragione Trinity, amica mia……….stavo sognando, o forse non era un sogno"


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