Tempus Fugit
Pix

La luce blu della lampada al cobalto illuminava la stanza del teletrasporto, rendendo sfumati e indistinti i contorni degli oggetti e riflettendosi fredda sulle lenti che celavano lo sguardo stanco dell'uomo.
Il modulo di scansione temporale troneggiava silenzioso al centro della sala, un nudo cilindro di vetro racchiuso in tre anelli di lucido metallo che si ergeva verticalmente fino a toccare il basso soffitto della stanza, inesorabilmente attraversato dalle scariche elettriche dovute all'instabilità del campo a cui era sottoposto.
Un oceano di ricordi e di rimpianti inondava ora il cuore consunto dell'uomo, mentre, seduto di fronte alla macchina, la sua memoria vagava libera nella storia vissuta, esplorando le possibilità irrealizzate e le scelte evitate nei lunghi anni del suo passato.
Il 2060 era stato un anno intenso, l'anno della svolta.
Erano ormai diversi lustri che si lavorava allo sviluppo della tecnologia del teletrasporto e finalmente la squadra affidata alla supervisione di Frank Bugsjail era giunta al termine del progetto: il sogno dell'umanità, ciò che era sempre stato ritenuto una fantasia degna solo di un racconto o di un film di fantascienza, era adesso una realtà.
Di fronte agli occhi distanti di colui che tanto aveva fatto per la sua realizzazione si stagliava, in tutta la sua sconcertante fisicità, la macchina del tempo.

Fino a quel momento non ci aveva riflettuto, aveva diretto i lavori con estrema efficienza e professionalità, la mente costantemente puntata al raggiungimento di quello scopo che sembrava ai confini della scienza terrestre; fino ad allora non aveva mai valutato il problema morale che derivava dalla nuova acquisita capacità di viaggiare nel tempo, semplicemente aveva evitato di pensarci.
Lampi diffusi illuminavano il volto dell'uomo, penetrando nel suo cervello dolorosamente, attraversando le connessioni neuronali con la consapevolezza della nuova inconcepibile possibilità racchiusa in quel freddo cilindro di cristallo.
"Il mio pensiero non è altro che una rapida successione di impulsi elettrici, la volontà una strada obbligata a cui mi costringe la mia esperienza, ciò che ho vissuto.
Come ho potuto non pensare a ciò che stavo costruendo? Come ho potuto nascondermi la realtà che io stesso stavo plasmando?"
Memorie di un tempo remoto, attimi di gioia, felicità rubate all'inesorabile scorrere del Tempo.
Gli angoli della bocca piegati in un tenue sorriso, gli occhi profondi illuminati da un breve guizzo di consapevolezza e accettazione.
Scelte giuste, scelte sbagliate; passioni consumate in un attimo e forse mai dimenticate; strade evitate, strade precluse; pensieri gridati nel profondo del cuore e solo a volte sussurrati a fior di labbra; rabbie nascoste e poi esplose; scontri repressi, battaglie combattute, vinte, perse; sorrisi limpidi e pianti crudeli.
La vita, ciò che l'aveva reso un uomo.
Ogni particolare prendeva forma nella sua mente aperta ora alla comprensione, ogni dettaglio contribuiva a dipingere la sua immagine di sè, minuscoli tasselli che si incastravano perfettamente a formare un mosaico di incommensurabile complessità.
Solo adesso, allontanando lo sguardo dal singolo dettaglio, distaccando il cuore dalla passione del momento, Frank riusciva a distinguere i contorni sfumati del disegno che lui stesso aveva costruito nel corso della sua storia.
Le ombre si alternavano ai colori, facendo da contraltare alle gioie che illuminavano il suo vissuto e dando loro inaspettatamente un senso.
Piano piano, mentre con gli occhi della mente esplorava l'universo rivelato del suo passato e vi riconosceva l'impronta caratteristica della sua anima profonda, l'uomo si rendeva conto di quanto intensa fosse stata la sua vita, di quanto ricca fosse stata la sua esperienza.
Non avrebbe più cambiato, nel quadro a tinte forti della sua esistenza, il dolore e la sofferenza che l'avevano piegato in un giorno remoto quanto in un tempo recente per una indistinta pennellata di superficiale, per quanto indolore, mediocrità.
Non avrebbe più sognato di scegliere una strada diversa nei tanti bivii della sua storia.
Non avrebbe più voluto una nuova possibilità, perchè solo quella che aveva avuto gli apparteneva, anzi, era parte di lui.

"Forse questo è un nuovo bivio, ho la possibilità di riscrivere il mio destino, ora.
Ho la possibilità di rivivere le mie scelte, riincidendo le mie carni con le stesse dolorose cicatrici e accarezzando il mio essere con le medesime intense gioie che già ho vissuto.
Oppure ho la possibilità di cambiare direzione ad uno qualsiasi degli incroci che ho già incontrato sulla mia strada, gettandomi a capofitto in una nuova esistenza, costruendo un nuovo me stesso."

Quando Frank si tolse gli occhiali e si alzò impiedi, dirigendosi verso l'uscita della stanza, il suo volto era impercettibilmente cambiato, una sfumatura ironica si poteva cogliere nel suo sguardo.
Non più preoccupazione né fatalismo, coloro che lo videro uscire dalla sala della macchina del tempo non poterono fare a meno di notare nei suoi occhi una fugace vena di divertimento.

Aveva scelto di essere se stesso, fino in fondo.
Aveva saputo contrastare il flusso inerziale dei suoi processi mentali, il determinismo della sua volontà.
Aveva dimostrato a se stesso e al mondo, per quanto gliene importasse infine del giudizio del mondo, che l'uomo era un essere libero, capace di decidere e di scegliere.
Non avrebbe regalato a se stesso e all'umanità una nuova possibilità, del tempo in più.

"In fondo ho io soltanto la chiave che permetterebbe di attivare la macchina del tempo, senza questi ultimi accorgimenti non è che un giocattolo inservibile", pensò mentre si rivolgeva al rappresentante del governo, giunto lì per assistere all'inaugurazione del sogno proibito dell'umanità, al primo viaggio nel tempo.
"Sono terribilmente desolato, ma l'esperimento è fallito, la macchina non ha funzionato. Nei calcoli fatti non è stato tenuto conto del comportamento di alcune variabili ineliminabili che hanno irrimediabilmente inficiato il funzionamento del dispositivo. Il sogno è svanito, per sempre"

"E io sono libero. E consapevole", aggiunse tra sé e sé mentre si allontanava dagli sguardi attoniti e delusi del mondo.



After I jumped…
Life is perfect, life is the best, full of magic, beauty, opportunities and television…and surprises… W.W.

A F.

I Racconti di Fantascienza