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Gli articoli del DAN Europe - Descrizione di incidenti 1997

Indice

Alert Diver 3/97:
- Scarsa abilità
- Mancanza d'aria
Consigli:
- Sicurezza in se stessi
- Regole per il calcolo dell'aria
Alert Diver 4/97:
- Necessità di un compagno d'immersione
Consigli:
- Somministrazione di Ossigeno di emergenza
- Come ottenere i migliori risultati

Estratti degli articoli pubblicati su Alert Diver 3/97

Descrizione di Incidenti.

1° subacqueo: soggetto maschio di 19 anni, brevettato da sei mesi, attivo, in buona salute, non fumatore e non consumatore di sostanze alcoliche. Anamnesi infantile di congestione al torace e di infezioni occasionali, privo di sintomi per molti anni e ritenuto idoneo all'attività subacquea dal suo medico di famiglia.
Non ha effettuato alcuna immersione dal rilascio del brevetto e si appronta ad iniziare una settimana di immersioni poco profonde con alcuni amici.
L'incidente: Il primo giorno d'immersione ha avuto inizio con quattro immersioni entro una profondità dai 6 ai 12 metri per una durata di non oltre 25 minuti per ogni immersione. In due delle immersioni, il subacqueo è stato colto dall'ansia e si è separato dal gruppo per fare una rapida risalita verso la superficie. Entrambe le volte è stato bloccato dalla guida d'immersione, che lo ha incoraggiato a calmarsi e a ritornare giù.
Durante il secondo giorno d'immersione sono state effettuate due immersioni nello stesso punto. La prima a 18,2 metri per una durata di 30 minuti, con un intervallo in superficie di 60 minuti e successivamente una seconda immersione a 15,2 metri per 20 minuti. Durante la seconda immersione, ancora una volta il subacqueo ha accusato una forte sensazione di ansia che lo ha spinto a risalire rapidamente in superficie. La guida d'immersione è riuscita anche stavolta ad arrestare il subacqueo in prossimità della superficie, probabilmente prevenendo un incidente più grave e con effetti più immediato.
I Sintomi: Quando il subacqueo è uscito dall'acqua, ha avuto freddo e si è sentito molto affaticato. In tarda serata dopo essere rientrato a casa, ha notato una graduale insorgenza di dolore al gomito destro. Oltre all'intensificarsi del dolore al gomito ha accusato anche un mal di testa generalizzato. A questo punto ha chiamato l'istruttore che gli aveva rilasciato il brevetto illustrandogli i sintomi che accusava, ma gli è stato risposto che secondo lui era improbabile che il subacqueo fosse affetto da malattia da decompressione (MDD).
La notte seguente ,con il perdurare dei sintomi, ha telefonato al DAN. Purtroppo il subacqueo non era un socio DAN ed abitava ad oltre tre ore di distanza in auto dalla camera di decompressione più vicina. A causa dei costi d'intervento sul posto ha deciso di recarsi in auto accompagnato da amici al centro iperbarico saltando la visita e l'assistenza medica locale.
La Terapia: Tutti i sintomi accusati dal subacqueo sono scomparsi appena è stato sottoposto al Trattamento della U.S. Navy, Tabella 6. E' stato tenuto sotto osservazione per il resto del giorno seguente e poi dimesso. Benchè i sintomi apparissero relativamente di lieve entità, il subacqueo ha preso la giusta decisione di andare in fondo alla questione e di chiedere un consulto. E' impossibile sia per il DAN che per qualsiasi altro esperto determinare al telefono se qualcuno sia affetto da MDD.
E' quasi sempre meglio farsi visitare da un medico sul posto e nel caso in cui non vi sia nessuno specializzato in medicina subacquea è consigliabile raccogliere tutte le informazioni e sottoporsi a esami fisici e neurologici di base. Tale procedura non solo faciliterà la diagnosi della malattia da decompressione ma aiuterà anche ad escludere altre possibili cause dei sintomi accusati dal subacqueo. La MDD non si manifesta sempre in modo ovvio e può verificarsi anche dopo immersioni che non farebbero normalmente sospettare dell' insorgenza della MDD.

2° Subacqueo: Donna di 30 anni in ottime condizioni fisiche brevettata da un mese. Si è recata con il proprio automezzo sul luogo dell'immersione sportiva.
L'incidente: Il primo giorno sono state effettuate due immersioni a 7,6 metri per 25 minuti, senza nessun accadimento degno di nota. Il secondo giorno d'immersione è stata programmata un'immersione a 18,2 metri per 50 minuti. La ragazza ha avuto qualche problema di assetto verso la fine dell'immersione, ha tentato quindi di regolare il GAV per mantenere un assetto neutro. Ciò ha aggravato i suoi problemi di assetto portandola infine a fare una "pallonata" fino alla superficie.
I Sintomi: Avvertiva un senso di vertigine e di nausea dopo essere tornata in superficie dalla prima immersione. Dopo un intervallo in superficie di due ore, si era sentita meglio e non avvertiva più alcun sintomo, decidendo così di immergersi nuovamente: la seconda immersione è stata effettuata a 13,7 metri per un tempo totale di permanenza sul fondo (total bottom time) di 25 minuti. Ha effettuato una sosta di sicurezza di cinque minuti ed è uscita dall'acqua senza avvertire alcun sintomo. E' ritornata a casa subito dopo l'immersione raggiungendo un'altitudine di 1980 metri sul livello del mare circa un'ora e mezza dopo l'ultima immersione . Dopo essere ritornata a casa, circa cinque ore dopo l'emersione, ha cominciato ad accusare una debolezza generalizzata ed una sensazione di pizzicore e formicolio al braccio sinistro. Progressivamente tale sensazione si è trasformata in una debolezza che si estendeva a tutto il braccio sinistro oltre alla ripresa della nausea un'ora dopo.
La Terapia: La subacquea si è recata al pronto soccorso locale dove è stata visitata da un medico. Non era una socia DAN. Il medico ha chiamato il DAN per discutere il caso e la paziente è stata immediatamente trasferita ad un centro iperbarico presso un importante presidio medico locale, dove è stata sottoposta a terapia con un unico Trattamento della U.S. Navy, Tabella 6, con successiva totale scomparsa dei sintomi.

Discussione: Entrambi i subacquei potevano non avere sufficiente esperienza in quanto neofiti, ma entrambi hanno agito con buon senso nel momento in cui si sono resi conto che c'era qualcosa che non andava dopo le immersioni. Hanno entrambi preso la giusta decisione di ricorrere a cure mediche, nonostante la mancanza di conoscenze specifiche sulla malattia da decompressione.
Questo è, inoltre, uno dei casi in cui l'iscrizione al DAN e Alert Diver possono svolgere un ruolo importante. Anche durante i mesi in cui non si effettuano immersioni, è possibile ottenere importanti informazioni sulla sicurezza delle immersioni subacquee che potranno aiutarvi a capire meglio l' immersione con autorespiratore a finalità sportive. Se i vostri compagni d'immersione non sono soci DAN o se conoscete nuovi subacquei che non si sono ancora iscritti al DAN è il momento giusto per incoraggiarli a farlo.


Sicurezza in se stessi

Il DAN esamina una capacità d'immersione spesso sottovalutata, benchè fondamentale.
Ecco alcuni suggerimenti che vi aiuteranno a ridurre la probabilità di andre incontro ad eventuali problemi:
- Immergetevi sentendovi sicuri di voi stessi, della vostra attrezzatura e dei vostri compagni d'immersione.
- Imparate dalle esperienze.
- Controllate la discesa e la risalita. Trovatevi sempre in situazioni tali in cui potete fermarvi e mantenere la posizione se avvertite un problema. A prescindere da ciò che decidete di fare, non appena sentite la minima sensazione di disagio, potete fermarvi, pensare, rilassarvi e respirare.
- Al minimo segno di disagio, potete sempre interrompere l'immersione.
- Parlate con il vostro compagno. Essere in grado di comunicare fuori dall'acqua è tanto importante, se non addirittura più importante, che saper comunicare sott'acqua.

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Descrizione di Incidenti
di JOEL DOVENBARGER, Direttore Servizi Medici DAN

Il Subacqueo: Una donna di 33 anni, non fumatrice e non consumatrice di sostanze alcoliche, che fa uso di un antistaminico e di un inalatore orale per una lieve asma da allergia.
Ha un'esperienza di 16 immersioni, ma non ha praticato l'attività subacquea per 10 mesi.
L'Incidente: prima immersione a 18 metri per 55 minuti, intervallo di superficie di un'ora e 10 minuti. Seconda immersione a 18 metri per 50 minuti. Alla fine dell'immersione, il manometro indicava 40 BAR di aria restante. Dopo averlo segnalato al proprio compagno, entrambi iniziano la risalita. Rimane senz'aria, presa dal panico fa una risalita rapida, tossendo con un espettorato contenente macchie di sangue una volta in superficie. Sulla barca, si sente meglio e non mostra nessun segno apparente di malattia da decompressione.
Le Complicanze: un'ora dopo l'immersione, si sente affaticata. Cinque ore dopo, ha una netta sensazione di formicolio, seguita da intorpidimento lungo la parte sinistra del corpo, specialmente del piede sinistro e del braccio. E' stato chiamato il DAN per prestare assistenza.
La Terapia: presso il centro iperbarico, la paziente è stata visitata e sottoposta al Trattamento della U.S. Navy, Tabella VI, con recupero completo dopo un trattamento. La diagnosi finale è stata malattia da decompressione neurologica di Tipo II.

La Discussione: il fatto che la subacquea soffrisse d'asma e stesse facendo uso di farmaci potrebbe essere un fattore di complicazione. Il fatto che fosse una subacquea occasionale avrà probabilmente avuto più peso che non l'asma. Frequenti immersioni permettono infatti al subacqueo di tenersi allenato e di tenere sveglia la sua "sensibilità all'immersione" . La cosa più importante che hanno fatto i subacquei in questione è stata quella di agire prontamente: hanno subito chiamato soccorso e hanno ricevuto l'assistenza necessaria per ottenere un esito favorevole.


Regole per il Calcolo dell'Aria:

- Innanzitutto bisogna stabilire di quanta aria si ha bisogno per effettuare l'immersione, riserve comprese. Alcuni subacquei hanno l'abitudine di economizzare l'aria in superficie utilizzando lo snorkel per poi passare all'erogatore una volta iniziata l'immersione. Alcuni subacquei passano automaticamente allo snorkel una volta riemersi. Il DAN sconsiglia di passare automaticamente allo snorkel a meno che non si debba conservare l'aria per un motivo specifico. Infatti, l'erogatore vi può fornire qualcosa che lo snorkel non può garantirvi: un continuo flusso di aria.
- Controllare il manometro.
- Tenere sotto controllo l'erogazione dell'aria.
- Concordare un punto prestabilito a cui voi o il vostro compagno potete terminare l'immersione a causa d'insufficienza di aria. Bisogna considerare alcune condizioni specifiche, quali: eventuali soste di sicurezza, condizioni del mare non ottimali, distanza dal punto di riemersione, ecc. Una volta dato il segnale di "fine immersione", si può cominciare la risalita.
- Ricordare sempre la " Regola dei Terzi" (normalmente usata in grotta/relitto/immersione sotto il ghiaccio), che prevede l'uso di un terzo della propria autonomia di aria per entrare, un terzo per uscire e un terzo come riserva.

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Estratti degli articoli pubblicati su Alert Diver 4/97

Necessità di un Compagno d’Immersioni
di JOEL DOVENBARGER

Il subacqueo: una ragazza di 24 anni in ottime condizioni di salute. Subacquea occasionale con meno di 20 immersioni registrate, mai oltre i 24 metri di profondità, non solita effettuare immersioni successive.
L’Incidente: Le prime due immersioni erano state effettuate senza problemi, a profondità non superiori ai 21 metri. Durante la seconda serie di immersioni, la prima immersione a 24 metri si era svolta senza alcun avvenimento degno di nota, mentre durante la seconda immersione la ragazza era scesa inavvertitamente a 30 metri. Aveva completato l’immersione ed era risalita in barca senza ulteriori difficoltà.
Le Complicazioni: Circa 25 minuti dopo l’ultima immersione aveva avvertito delle punture di spillo alle braccia, sentendosi allo stesso tempo affaticata e assonnata. Tuttavia non aveva reso partecipe nessuno di tali sintomi.
I sintomi si erano in seguito intensificati con l’insorgenza di dolore e formicolii a tutte le estremità, con senso di nausea, spasmi muscolari e un malessere generale. La mattina successiva aveva informato il suo dive operator ma le era stato detto di non preoccuparsi troppo "tanto si sarebbe trattato dell’influenza che aveva colpito un po’ tutti sull’isola". Aveva poi dormito per tutto il resto della giornata.
A questo punto il direttore del corso era venuto a sapere dei sintomi accusati dalla ragazza sospettando la presenza di MDD (Malattia Da Decompressione), con la conseguente decisione di somministrare dell’ossigeno mediante cannula nasale durante tutta la notte e di trasportare in volo la ragazza alla più vicina camera iperbarica la mattina seguente.
La Terapia: la terapia fu iniziata solo 36 ore dopo l’insorgenza dei primi sintomi. Dopo il primo trattamento di ricompressione si verificò la completa, benché temporanea, scomparsa di tutti i sintomi. Fu sottoposta a cinque ulteriori trattamenti di breve durata, con la scomparsa graduale dei sintomi residui dopo quattro mesi.

Discussione del Caso: Oltre alla trascuratezza iniziale dei sintomi si era aggiunta l’apparente mancanza di conoscenza e preoccupazione riguardo ai sintomi della MDD da parte dell’operatore subacqueo oltre all’aggravante che tali sommozzatori s’immergevano senza un sistema consolidato d’immersioni con compagno.
In momenti di difficoltà, un compagno può rivelarsi di grande aiuto per trarsi d’impaccio. I compagni d’immersione non sono una risposta ad ogni problema d’immersione, ma se c’è un elemento che avrebbe potuto essere d’aiuto per la subacquea in questione sarebbe stata proprio la presenza di un compagno.


Somministrazione di Ossigeno di Emergenza

In caso di incidenti subacquei, è molto importante somministrare un’elevata concentrazione di ossigeno. Ciò dipende notevolmente dal dispositivo di erogazione, dalla disponibilità di una maschera per l’ossigeno e dalla tecnica impiegata sul luogo dell’incidente. I dispositivi di erogazione dell’ossigeno non sono sempre equivalenti e la concentrazione dell’ossigeno inspirato dipende dalla tecnica utilizzata. Tanto migliore sarà la tecnica di salvamento, compresa la scelta della maschera e dell’apparecchiatura, tanto più elevata sarà la concentrazione di ossigeno assunta dal subacqueo incidentato.
Erogatore con maschera oronasale. Se utilizzati con una maschera oronasale aderente, basta un erogatore (come ad esempio il secondo stadio dell’erogatore d’aria di una bombola) per fornire al subacqueo incidentato tutto l’ossigeno puro al 100 per cento di cui ha bisogno. L’erogatore è il dispositivo di somministrazione dell’ossigeno d’elezione nel caso di sommozzatori incidentati.

Portata Costante (con diverse opzioni di maschere). Non Rebreather Mask (NRB). Se utilizzata ad una portata costante uguale o superiore a 15 lpm, rappresenta l’unica alternativa valida all’erogatore per somministrare una concentrazione sufficientemente elevata di ossigeno ad un subacqueo incidentato (fino al 90%).

Maschere a tasca (Pocket masks) con presa supplementare di ossigeno. Se utilizzate a una portata costante di ossigeno di 15 lpm, possono erogare concentrazioni di ossigeno inalato vicine all’80 per cento. Tali maschere possono essere utilizzate in abbinamento alle tecniche di respirazione bocca a bocca o di rianimazione cardiopolmonare per stimolare la ventilazione di un sommozzatore che in seguito ad incidente non respira - ha smesso di respirare.

Semplice maschera facciale. Questo tipo di maschera non è dotato di alcuna valvola ad una via o di una sacca di riserva dell’ossigeno, permettendo quindi una forte diluizione dell’ossigeno con l’aria ambiente. Anche a portate elevate (>15 lpm), è improbabile che il subacqueo colpito riceva più del 50 per cento di ossigeno. Il che la rende un’opzione inadatta in caso di incidenti subacquei.

Cannula Nasale. Si trattava del dispositivo di erogazione di ossigeno utilizzato negli incidenti subacquei descritti in letteratura. In caso di incidenti subacquei non si raccomanda l’utilizzo della cannula nasale. La portata di erogazione delle cannule nasali è compresa fra 1-6 lpm e le concentrazioni di ossigeno inalato possono raggiungere il 30 per cento.


Come Ottenere i Migliori Risultati

Il DAN suggerisce di scegliere un apparecchio di erogazione di ossigeno d’emergenza completo delle apposite opzioni di maschere che possano assicurare i maggiori livelli di concentrazione di ossigeno inspirato.
In caso di incidenti subacquei sospetti, il DAN suggerisce di procedere come segue:
- Togliere la persona colpita dalla situazione di pericolo
- Ristabilire condizioni di sicurezza nel luogo dell’incidente
- Controllare le Vie Aeree, la Respirazione e la Circolazione
- Distendere il subacqueo incidentato in una comoda posizione supina (Nota: nel caso in cui la persona incidentata accusi senso di nausea, sia in stato d’incoscienza o di semi-incoscienza, stenderla su un fianco sostenendone la testa (posizione nota come la posizione supina laterale o di recupero)
- Nel caso in cui il subacqueo incidentato sia totalmente cosciente e non abbia nessuna difficoltà respiratoria, è possibile somministrargli delle bevande non alcoliche, prive di caffeina e non addizionate di anidride carbonica, quali acqua o succo di frutta.
- Somministrare la massima concentrazione di ossigeno inalato mediante una maschera oronasale ben aderente.
- Attivare il protocollo per chiamare il pronto soccorso medico locale. Contattare il DAN per assicurarsi che il subacqueo sia soccorso in maniera adeguata e, se necessario, che sia trasportato al più vicino centro iperbarico. Si tratta di un servizio accessibile a tutti, indipendentemente dal fatto che si è o meno iscritti o assicurati.

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