Cultura   di Candido Greco

 Testimonianza da reperti sparsi a Penne

La Basilica Gotica di S. Francesco

Una preziosa reliquia di N. Signore nel Museo

Trattando ancora della chiesa data dal vescovo Anastasio a Fra Francesco, dicìamo che di solito si fa distinzione fra un primo edificio, romanico fino al 1393, ed un secondo, più propriamente “basilica”, di stile gotico a partire da tale data. La distinzione sembra avvalorata sia dai conci di un arco chigliato con gattoni, che hanno nel retro sculture romaniche a bassorilievo (Frate Inginocchiato, Ordalia, ecc.), sia dalla data riportata dal P. Costantino Baiocco, che egli vide sull'architrave della magnifica porta di pietra vagamente intagliata", e interpretata 1393 dai "paleografi". Entro la data indicata il tempio romanico sarebbe stato ricostruito in forme gotiche.
La verità è che il tempio con ì suoi capitelli borgognoni deve aver conosciuto le forme gotiche almeno un secolo e mezzo prima, con Fra Giovanni della Penna, e che la data del 1393 è da riferirsi piuttosto al solo portale che a tutta la Chiesa. Si direbbe che la basilica con le sue forme grandiose sia più un'opera del XIII secolo che del XIV. Del nuovo portale ecco cosa disse il P. Baiocco nel 1888.
“La magnifica porta della chiesa (era) tutta di pietre vagamente intagliate a gusto gotico, ma di quel gotico ripurgato delle stranezze sue primigenie e manierato alla romana. Il suo arco, perciò, non conformavasi a sesto acuto propriamente, ma invece (era) tirato a tutto tondo”.
L’arco che abbiamo definito chigliato era al di sopra di quello a tutto tondo. Ricomponemmo quest'ultimo all'intemo del Museo Civico Diocesano e lo descrivemmo nel nostro Arte e Simbolo nell'Abruzzo Pennese, edito da F. Di Nicola e N. Tonelli in Penne nel 1985, opera alla quale rinviamo per economizzare lo spazio concessoci.
La “magnifica porta -dice il citato Baiocco- slargavasi poi bella e maestosa, divergente da dentro in fuori in due estese ali nelle quali si elevavano varie file di colonnine svelte, sottili e varianti per quanto mai vi fosse capace il fecondo genio del gotico scalpello ... I diversi animali disseminati su per essa qua e là, i puttini variamente atteggiati, i numerosi fogliami di molteplici fogge... eranvi con tanta squisitezza e sì al naturale effigiati da farti vedere ... a quant'altezza era salita in quei dì l'arte dello scalpello. 1 capitelli di essa (porta) poi erano pure per la varietà e precisione d'intaglí pregevolissimi e su ciascuno innalzavansi proporzionati cilindri ricurví, tondeggianti morbidamente l'arco della porta secondo il numero dei sottostanti colonnini. Infine un ornato a rilievo, anche di pietra, costituito da due segmenti circolari convessi infra loro e formanti in sul vertice un angolo acuto curvilineo sempre ornato di capricci graziosi (i gattoni!), chiudevanla a forma di corona”.
Questa preziosa testimonianza è confermata da parecchi reperti. Nel Museo Civico-Diocesano vi sono pilastrini decorati con puttini, fiori, animali; capitelli di portale con ariosi ricami floreali; frammenti di basi, colonne, ecc. oltre ai gattoni dell'arco chigliato. Presso privati sono altri reperti tra cui un capitello di forma circolare di grosse dimensioni.
Si giungeva all'ingresso della Basilica per “un'ampia ed alta gradinata" sotto la quale era il cimitero. L'architrave aveva la seguente iscrizione: A(nn)o D(omini) N(ostri) MCCCXCIII. All’interno c’erano tre navate” di gusto gotico con portici interiori per le donne perché restassero divise dagli uomini nella celebrazione dei divini uffizi”
La Basilica fu consacrata a S. Ludovico, vescovo di Tolosa, il 23 maggio 1395. Il Santo era della famiglia francescana ed era figlio di re Carlo Il D'Angiò. Per avere un'idea delle proporzioni del Tempio ricordiamo che la vecchia Chiesa, quasi certamente la protofrancescana, era stata inglobata e trasformata parte in sacrestia e parte in coro, e ciò ci rafforza nella convinzione che dalla chiesa del Locus si passò direttamente alla Basilica gotica o borgognona, e che la cosiddetta chiesa romanica è solo un'ipotesi suggerita dalla facciata ultimata con portale romanico per l'abbandono del progetto da parte dell'Architetto, chiamato altrove come già dicemmo.
Il Tossignano, storico del Cinquecento, parla della Turris campanaria mirae proceritatis ed il Baiocco precisa: "Concorreva a dargli (cioè al Tempio) non minor risalto... la sua torre o campanile di gusto gotico, edificato per quanto appariva non molto dopo della chiesa stessa. A capo dunque dei lato meridionale della medesima ergevasi maestoso e svelto, ed era ammiratile per la sua ardita e notevole altezza".
La Basilica aveva una reliquia preziosa: alcune gocce del Sangue di Cristo sgorgate miracolosamente da un crocifisso di Beírut, portate a Penne da Giovanni da Penne, morto a Napoli nel 1388. Il Giovanni era parente del giureconsulto Luca ed era filosofo, nonché medico della regina Giovanna 1, dalla quale ebbe il sangue in dono. Si tratterebbe dello stesso sangue conservato a Candia fino al 1670 quando fu trasferito a Venezia in S. Marco. La reliquia in una boccettina sigillata di cristallo di rocca, conservata in una pisside di rame, passò alla Cattedrale con la distruzione della Chiesa di S. Francesco nell'Ottocento ed è oggi nel Museo Civico Diocesano di Penne. Chissà quante chiese desidererebbero venerarla!.

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