La polemica

Sul tumore i conti non tornano

 


TANTI AUGURI


di Fausto Bufarale

Io amo questo giornale, motivo per cui la nascita di una nuova rubrica mi fa senz'altro piacere. La rubrica, poi, parla di medici, quindi mi interessa particolarmente, ed è curata da persona particolarmente preparata (so che conosco perfino la data della Prima Comunione dell'ex medico condotto di Fara Filiorum Petri). Per motivi personali o professionali non si firma, mentre io, nel mio spazio, sono costretto a farlo perché, per poter dire la mia liberamente, mi sono sciroppato nove anni di disoccupazione dopo la laurea, tre di nebbie padane, e, dulcis in fundo una invernata tra le gole di Popoli. Nella prima interessante puntata si ragguaglia la mia categoria a quella degli impresari di pompe funebri, cosa per me assolutamente priva di offesa, perché considero questi ultimi degli onesti lavoratori. Solo che il Decreto sull’assistenza ai pazienti neoplastici è stato Completamente travisato. Risparmiando al lettore farraginose spiegazioni tecniche dirò una cosa molto semplice. Un medico di famiglia, per curare un paziente, percepisce al lordo cinquemila lire al mese. Provate ad andare da un amico barbiere e dirgli se per tale cifra mensile vi fa barba, capelli e shampoo tutte le volte che volete e, se avete la febbre, viene a farvi il servizio a domicilio. D’altronde è superfluo presentare i medici come succhia soldi, perchè l'idea è già ampiamente diffusa. Ricordo un tale che aveva deciso di andare a cavallo. Aveva acquistato il quadrupede la divisa e le sigarette nel caso l'animale fosse fumatore come il cavallo di Cocco Bill. Quando gli dissi che il certificato per l’idoneità era a pagamento gridò allo scandalo. Ma se sfortunatamente avesse avuto un incidente, sicuramente si sarebbe ricordato del medico che non si era accorto della sindrome vertiginosa di cui soffriva da anni. All’anonimo morigeratore quindi dico: se sei un collega ricordati dell'articolo 58 del Codice deontologico (“I rapporti tra i medici devono ispirarsi ai principi del reciproco rispetto”), se non lo sei, coltivi un hobby assai frequente (dire male dei medici) e non hai Il coraggio di firmarti. Ma, siccome a me piace sdrammatizzare tutto, ti dedico una storiella. C'era un rospo che se ne stava tranquillo, quando un ragazzaccio cominciò a tirargli le pietre. La bestiola le schivava tutte, ma un passante disse al ragazzo: “Guarda, che se lo vuoi ammazzare, puoi infilzarlo con una canna.” Fu così che il povero rospo sollevò gli occhi al cielo ed esclamò “E' arrivato il professore del cazzo!”.


Quanto rende un tumore


I (giusti?) premi ai medici di famiglia di un 
accordo sconosciuto. Tra segnalazioni, schede 
di prevalenza e follow up

 

Dovevamo parlare dell'associazionismo dei medici di base, ma ci abbiamo ripensato: aspettiamo che i tempi siano maturi per poterlo fare.
Vogliamo insistere, se la cosa non disturba, sullo stesso argomento trattato nel numero scorso. Per brevità
di spazio, ci siamo limitati a dire che male che vada un malato di tumore rende al medico di base (o di famiglia o generalista che dir si voglia) dalle 70 alle 75 mila lire: le 5mila lire in più sono dovute al fatto se la segnalazione del medico è
stata effettuata col computer- parleremo anche dei computers dei medici).
In realtà, avevamo dimenticato di dire che il medico di base dopo il secondo anno di vita del paziente affetto purtroppo da tumore, rimette al Servizio Sanitario Nazionale una cosiddetta “scheda di prevalenza” e il SSN, cioè
noi, corrisponde al professionista con il camice bianco 25 o 30mila lire, se la scheda è computerizzata. La cosa non finisce qui: perché se il paziente sopravvive ulteriormente, al quinto anno al medico spettano 25-30mila lire; se poi vive ancor più, al decimo anno spettano al medico di famiglia, che redige la cosiddetta “scheda di follow up”, altre 25-30mila lire.
Ne deriva che il paziente affetto da tumore, capace di restare in vita oltre dieci anni, rende al medico con la sua patologia la seguente somma totale di 50mila+30mila+30mila+30mila lire; tutto questo naturalmente oltre ad altre molteplici indennità
previste nel contratto nazionale di recente rinnovato e in quello regionale integrativo.
Per correttezza, ve precisato che questi nostri brevi appunti non sono rivolti contro i medici di famiglia, la cui funzione è noto risulta di un' importanza notevole per tutti; si tratta invece di una critica allo sperpero di danaro pubblico che il Servizio Sanitario Nazionale, con dubbio senso di opportunità, fa confluire nelle tasche dei medici. Infatti, la famosa segnalazione che il medico di base fa alla propria ASL di competenza (vedi Lacerba del numero passato) in cui comunica, al Registro tumori- non ancora istituito- che il proprio paziente è
affetto da patologie tumorali, non si identifica con la diagnosi. In buona sostanza, raramente o quasi mai il medico di base diagnostica un'affezione tumorale, ma a tale conclusione si perviene solo dopo complesse indagini clinico- strumentali che accertano l'esistenza del male. Il medico di base dunque non fa altro che segnalare la circostanza e crediamo che per tale atto sia veramente difficile giustificare un compreso al medico di base.
Quindi, per concludere, ribadiamo che i medici di base non sono l'oggetto di questi articoli, poiché è notorio che questi ultimi si prodigano oltre modo per la cura dei propri pazienti e a loro certamente ripugna il dover tenere una macabra contabilità. 
l’iPPocrita


 

"Vi spiego perchè il malato di tumore non è un affare!"

 

Gentile Signor Ip(p)ocrita,
mi sembra di conoscerla. Lei é quel paziente che frequenta poco lo studio del medico di famiglia e quando lo fa non é per farsi visitare o chiedere un consiglio medico, ma essendo Lei "persona particolarmente preparata in materia", fa precise richieste di farmaci ed esami da effettuare. Lei é quello che storce il muso quando deve sborsare qualche decina di migliaia di lire per un certificato a pagamento (ma giustifica le ben più elevate parcelle di altri professionisti come avvocati, notai, ingegneri o del tecnico della lavatrice e del carrozziere). Lei é quello che nei discorsi al bar é pronto a dare addosso al medico di famiglia "che non fa più niente, non visita neanche più...”. Si la conosco, intravedo la sua aria saccente tra gli altri volti.
Non mi addentro nei particolari della nostra professione (ci saranno certo altre occasioni), ma voglio senza polemiche, ricordarle che:
l- il suo medico di famiglia é un libero professionista, e non un dipendente, che per "convenzione" con la ASL fornisce un determinato pacchetto di prestazioni e di servizi. Non ha ferie né malattia (il sostituto lo paga di tasca propria).
2- Lei “rende” al suo medico la bellezza di L.5000 al mese, cioé meno di £ 200 al giorno (se acquista un quotidiano spende 7 volte di più e sua moglie per il parrucchiere spende in una settimana l'equivalente dell'emolumento annuo del medico per un assistito). Con tale cifra esorbitante Lei può recarsi nel suo studio tutte le volte che vuole e può richiedere visite a domicilio tutte le volte che ne ha bisogno, senza limitazioni quantitative.
Detto questo, passiamo all'accordo integrativo regionale di cui Lei parla.
Stipulato da due anni non ha trovato ancora attuazione. Sa perché? Per mancanza di fondi.
Gli sprechi e i buchi determinati in altri settori della sanità abruzzese (perché non parliamo di questo?) ricadono sull'assistenza primaria. La voce a cui si riferisce (ma non é la sola) è importante come importante é la patologia ad essa correlata. Il CANCRO é una delle prime cause di mortalità. La terapia ancora incerta ed il mezzo più efficace per combatterlo é la prevenzione. Per poter fare prevenzione occorre elaborare dati epidemiologici per conoscerne la morbilità (quanti si ammalano), la mortalità, i fattori di rischio, ambientali e non, la familiarità, l'incidenza, la distribuzione nella popolazione per fascia di età e sesso, ecc.
Tutti questi dati possono essere raccolti e forniti compiutamente solo dai medici di famiglia che operano sul territorio. Ma poiché questo lavoro extra non è previsto e retribuito secondo la convenzione, mi sembra giusto che venga pagato a parte (un pò come gli straordinari).
Quindi non è un incentivo ai medici di famiglia che hanno più malati di tumore, né un mezzo per far incrementare i riti woodo sui pazienti sperando che muoiano.
Le assicuro, caro Ip(p)ocrita che un morto o un malato di cancro non è un affare per nessuno, nemmeno per noi che seguiamo il loro calvario fisico e psichico fino alla fine. Il cancro è una cosa seria che va affrontata con tutti i mezzi scientifici a disposizione, anche con i dati epidemiologici. In questo, di cinico, c’è solo la sua superficialità. Sono sicuro che avrò altre occasioni di intervento. Per adesso la saluto e le lascio un consiglio. Gratis. Se non ha avuto il coraggio di firmarsi, abbia il coraggio di cambiare il suo medico curante con il quale, mi sembra di capire, Lei non ha il giusto rapporto di fiducia. Farà bene a lei e farà un favore al suo medico.
Dott. Nicola Spoltore (medico di famiglia)


Indietro