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É PRIMAVERA,

MA LE RONDINI NON VOLANO

di Gloria Lebbolo

Lassù, nel cielo, si consuma un dramma: le rondini stanno scomparendo. Non è ancora scattato per loro l’allarme estinzione. Tuttavia i dati più recenti parlano chiaro: le rondini non volteggiano più numerose, come facevano in primavera, alcuni anni fa.

Negli ultimi vent’anni, secondo uno studio dell’istituto nazionale della fauna selvatica in collaborazione con la LIPU (Lega italiana protezione uccelli), la popolazione di rondini, rondoni e altri uccelli migratori ha subito una diminuzione di circa il 40%, con punte che sfiorano il 60%. Significa che, ogni primavera, negli anni ’60 sui cieli della nostra Penisola e di tutta Europa garrivano 10-15 milioni di rondini mentre adesso sono ridotte a non oltre 6-8 milioni. Basta guardare sopra di noi per accorgersi che ce ne sono ben poche. La progressiva scomparsa delle rondini dai cieli d’Italia e d’Europa, dove ogni primavera arrivavano dalle regioni meridionali dell’Africa, volando ininterrottamente addirittura per 8000 km, è soprattutto dovuta al fatto che i pesticidi usati in campo agricolo hanno drasticamente ridotto gli insetti di cui le rondini si cibano. Questo, però, non tocca soltanto il romanticismo di chi amava osservare le rondini, alte nel cielo intrecciare i loro voli, ma è il segno di una diminuzione della qualità dell’ ambiente dove vivono gli uomini.

La rondine, infatti, è, al pari di altri animali come l’ape, un “indicatore biologico” della qualità ambientale. Vive cioè solo dove le condizioni naturali non sono compromesse.

Le rondini sono animali abitudinari, perché nidificano sempre nello stesso posto, dimostrando così una straordinaria memoria geografica, sono anche animali monogami, perché sì “sposano” con un solo compagno per tutta la vita.

Arrivano in primavera per nidificare e allevare i piccoli.

Preferiscono fare il nido in luoghi riparati con un microclima caldo- umido: il posto ideale sarebbe sotto i tetti di vecchie stalle o di casolari di campagna, ma anche sotto cornicioni e grondaie. Al momento delle nidificazioni le rondini depongono quattro o cinque uova che sono covate dai dodici ai diciotto giorni. Dopo la schiusa, i piccoli sono accuditi da entrambi i genitori per un tempo di circa venti- venticinque giorni, in attesa che siano in grado di spiccare il primo volo.

Una delle cause della scomparsa delle rondini dai nostri cieli riguarda la trasformazione dell’habitat adatto per la nidificazione. L’agricoltura industriale non prevede più la stalla di tipo tradizionale ma si serve di costruzioni in cemento, più funzionali alle esigenze della zootecnia moderna. Anche la progressiva copertura con asfalto delle stradine secondarie di campagna, unitamente alla cementificazione di alcuni canali di scorrimento dei ruscelli, finisce con il privare le rondini di quella risorsa di fango e di terriccio per la costruzione dei loro nidi.

Una primavera senza rondini non è un dramma solo dal punto di vista ecologico. Anche noi subiamo sulla nostra pelle la diretta conseguenza del calo della popolazione di rondini, rondoni e altri. Si capisce dall’aumento sensibile del numero di zanzare che infestano le città e la campagna durante l’estate. La presenza di uccelli insettivori nei nostri cieli aveva il compito di regolare la popolazione degli insetti, mantenendo in equilibrio l’ecosistema.

Negli ultimi anni alcune associazioni quali la Lipu hanno cercato di aiutare le rondini. Si è provveduto alla ricreazione di oasi dove le rondini potessero trovare l’ambiente idoneo, per la nidificazione e cento fattorie tradizionali a tutela della sopravvivenza degli uccelli selvatici. E’ un primo passo affinché le rondini non scompaiano ma tornino in stormi ad annunciare con le loro strida che la primavera è di nuovo fra noi.

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