UNO SGUARDO VERSO IL CIELO

La documentazione, presente e passata, proveniente dal mondo arabo e islamico c'è ed è corposa e degna di considerazione. Il suo valore è paritetico rispetto alla casistica raccolta in Europa e America negli ultimi cinquant'anni (la nascita ufficiale del fenomeno UFO si fa risalire al 1947, anno in cui la stampa americana prima e mondiale poi iniziò ad occuparsi dei dischi volanti). Le descrizioni degli UFO e delle loro manovre, la rappresentazione degli umanoidi ed il racconto delle loro azioni combaciano alla perfezione con i resoconti che arrivano da tutta la restante parte di mondo. Abbiamo allora a che fare con una manifestazione che non è soggettiva ma oggettiva; che certo può essere variamente riletta o interpretata a seconda della razza, della cultura o della religione, ma che indubbiamente nasconde uno zoccolo duro di realtà comune. Il fenomeno UFO è come la punta di un iceberg: se ne intravede un terzo, i restanti due terzi sono al di sotto della superficie. E sfortunatamente le mille risposte che ci vengono alla mente quando sentiamo narrare queste storie sono occultate proprio in quei due terzi sommersi sott'acqua. Un'accurata rilettura della casistica mondiale, quella islamica in testa, può forse aiutarci a dare molte risposte ai molti interrogativi che eventi di questo tipo suscitano in noi. Esistono gli UFO? La risposta è sì. Sono extraterrestri? Di sicuro non sono di questa Terra. Da dove vengono, perché e come? Difficile dirlo. Arduo capire cosa possano volere da noi delle intelligenze presumibilmente più evolute, o scoprire cosa noi possiamo effettivamente offrire, se abbiamo qualcosa da offrire. Qualunque risposta non può essere che una supposizione, forse sbagliata in partenza in quanto ragioniamo in termini tipicamente terrestri e dunque da provinciali che vivono ai margini della galassia, che si sentono potenti per avere esplorato fugacemente la Luna e Marte ma che si spaventano dinanzi all'enormità dell'universo. Dell'universo che la scienza vuole infinito. Viviamo su un pianeta che ha cinque miliardi di anni. In una galassia che di miliardi di anni ne ha cinquanta. In questo lasso enorme di tempo, difficile persino da concepire, chissà quante volte la vita si è evoluta, nell'universo, chissà quante civiltà sono nate e morte; chissà quante di esse hanno intrapreso l'esplorazione dello spazio. O la sua colonizzazione. Qualcuno ritiene che la vita sulla Terra sia stata creata dagli alieni. Tutto è possibile. Altri ritengono che l'uomo non si sia evoluto dalle scimmie, ma sia stato creato da Dio. Evoluto, creato o clonato da E.T., l'uomo ha vissuto, nel corso della sua evoluzione, improvvisi balzi tecnologici in avanti, balzi forse 'indotti' segretamente da qualcuno, qualcuno che vive nello spazio profondo. Qualcuno che a sua volta si è evoluto, è stato clonato o creato. Il reverendo Gabriel Rémy, della Società Astronomica francese, soleva dire: "Chi ci dice che la potenza creativa di Dio abbia preso l'uomo come termine supremo? La scienza moderna non può che sorridere di fronte ad un'asserzione così presuntuosa". Ed alcuni esponenti vaticani, negli ultimi anni, si sono aperti all'idea che possano esservi degli alieni, come intermediari fra Dio e gli uomini. Su questa stessa linea possono convergere le idee di molti musulmani. A noi, sfortunatamente, interessa però un discorso scientifico, e non religioso. Questo non certo per togliere qualcosa alla religione, che ha dirozzato l'uomo e gli ha offerto una prospettiva di salvezza con la vita eterna; ma perché siamo convinti che solo con l'ausilio di mezzi che permettano l'analisi di un fenomeno, quali quelli offerti dalla nostra scienza - pur se primitiva -, potremo riuscire a capire di più di "genti" che le leggi della natura hanno forse imparato a dominarle.

Il mondo islamico, in questo senso, potrà esserci di notevole aiuto, per il modo con cui l'Islam ha sempre guardato al cielo. I primi astronomi della storia furono assiro-babilonesi; poi arabi.

La loro maggiore attenzione verso i fenomeni del cielo è dimostrata dalla storia, anche da quella recente. Grandissima è stata la partecipazione del mondo arabo, ad esempio, all'eclisse di fine millennio, particolarmente visibile dalla Turchia, l'11 agosto 1999. Per l'occasione in Algeria è stata celebrata una messa propiziatoria; folle di persone si sono radunate in Iran - nella città dei rapiti di Ishafan vi sono stati due minuti di vero buio -; come pure in Irak, ove in molti hanno pregato con alle spalle i ritratti di Saddam Hussein - e le foto sono state immesse in Internet dall'agenzia di stampa italiana ANSA; prime pagine sui maggiori quotidiani arabi, come l'egiziano al-Ahram (Il Messaggero) ed il britannico al-Quds al-Arabi (pubblicato a Londra in arabo e distribuito principalmente in Egitto, Giordania e Marocco). Nelle piazze e nelle moschee del Medio Oriente è risuonato ovunque il grido "Allah è grande" come addio e come bentornato al sole. E a Bergamo un giovane africano, che non sapeva dell'eclisse, terrorizzato dal fenomeno si è poi consolato dicendo che "era opera di Allah". In Siria, ove l'eclissi fu dell'85% su tutto il Paese e totale a Deir Zor vicino al confine con l'Irak, vi furono problemi di ordine pubblico. Il drammatico resoconto di quei momenti, arrivatoci grazie ad un inviato della rivista di sinistra "Tempi moderni", fu particolarmente significativo, in quanto poté essere preso a paragone per una sorta di prova generale nell'attesa di uno sbarco alieno. Per l'occasione, attorno al fenomeno celeste era stata creata una mitologia catastrofista (la stessa inventata in Occidente, ove addirittura lo stilista francese Paco Rabanne aveva profetizzato la distruzione di Parigi per la caduta della stazione spaziale Mir) che aveva innescato nei siriani un clima di passiva attesa. La tanto temuta fine del mondo avrebbe potuto verificarsi per la caduta di un meteorite, per il ritorno degli angeli ribelli jinn o addirittura per uno sbarco degli alieni, stile "Indepedence Day" (non dimentichiamoci che in Siria l'ufologia è ben conosciuta; questo Paese fu il primo a tradurre in arabo un libro dell'ufologo spagnolo Antonio Ribera). In tutti i casi, per un evento esterno, proveniente dal cielo. L'atmosfera che si visse in quei momenti, come ha documentato "Tempi moderni", ebbe dell'irreale: "Da giorni il telegiornale annuncia i pericoli dello stare all'aperto esposti al sole; in alcune zone della Giordania si proclama addirittura il coprifuoco. Non si parla d'altro. Il giorno dell'eclisse - l'apogeo è previsto per le 16 - è decretato giorno di vacanza per scuole, uffici, negozi e fin dalla mattina le strade sono deserte, l'atmosfera irreale. Tutte le finestre sono chiuse; in giro solo qualche passante che va di fretta e poliziotti. I soldati dislocati per controllare la situazione sono circa la metà; attorno ad ogni telescopio ci sono delle guardie, non si sa mai... Si avvicina l'ora e ogni tanto vengono inquadrate le strade di Damasco, completamente vuote. Anche le superstizioni religiose dei cristiani e dei musulmani confermano che potrebbe essere la fine di tutto (qualcuno chiude in casa persino gli animali) in contrasto con le centinaia di migliaia di persone che si riversano nelle strade o partecipano a concerti in Germania, Francia, Gran Bretagna. Solo la sera, passato lo spavento, qualcuno timidamente esce di casa. L'indomani tutto torna normale. 'La Siria testimone dell'eclissi di sole', titola il quotidiano del partito Baath..." .

Il motivo di simili, e contrastanti, reazioni è facilmente comprensibile: l'Islam è assai più aperto del cristianesimo ai fenomeni celesti; auspichiamo sappia esserlo anche verso gli extraterrestri. Gli eventi celesti sono spesso visti come una manifestazione della presenza di Dio. Nel Corano (VI-76) e nella "Storia di Abramo" di al-Tarafi si racconta che Abramo, assistendo una notte all'apparire del pianeta Venere, disse: "Ecco il mio Signore", ben conscio del fatto di stare osservando un astro del cielo. L'identità fra i corpi celesti e Dio loro creatore era dunque molto stretta. E sempre nel Corano è scritto (V-17) che "Dio è sovrano sui cieli e sulla terra e sullo spazio che si trova in mezzo a loro; egli crea ciò che vuole, Dio è onnipotente" e che (II-29) "Egli è colui che ha creato per voi tutto quanto c'è sulla terra; poi si volse al cielo che creò in sette cieli"; e ancora (LXV-12) che "Dio è colui che ha creato sette cieli ed altrettante terre". I sette cieli della visione coranica sono citati altre volte, nelle sure LXVII-2/3 ("sette cieli, uno sull'altro"), LXXI-15/16 ("sette cieli sovrapposti e come luce la luna e come lampada il sole"), LXXVIII-12/16 ("sette cieli saldissimi e una luce fiammeggiante"). In essi si trovano (LXXXII-10/12) "esseri nobilissimi che su voi vegliano, che registrano le vostre azioni, che sanno tutto quello che fate", gli angeli. Da uno di questi angeli fu portata la pietra sacra, nera, custodita a La Mecca, secondo i non cristiani (khafir) "un frammento di meteorite di venti centimetri di diametro". "Ma secondo la tradizione islamica", ha scritto il giornalista Josca, "la pietra fu mandata da Dio ad Abramo per mezzo dell'angelo Gabriele, ed è il solo residuo del tempio originario che il patriarca degli arabi costruì dove si trova adesso la Grande Moschea. I musulmani la toccano e la baciano non per venerarla - sarebbe una orma di idolatria estranea all'Islam - bensì per stabilire un legame simbolico con i loro antenati spirituali". Altra conferma dell'attenzione degli arabi verso il cielo, il ritrovamento a Rabat in Marocco, da parte dell'esploratore Willy Fassio, di diversi disegni schematizzati rappresentanti segni solari o rudimentali calendari. Quanto agli UFO, tutto è possibile, anche se la cronaca spesso si scontra con la religione. Per gli arabi indagare sui fenomeni UFO è tempo perso: ad Allah tutto è concesso, anche creare degli alieni. Questo è tutto. "Lode a Dio, creatore dei cieli e della Terra, che prende gli angeli come inviati, gli angeli dotati di ali a due a tre a quattro paia, e aggiunge alla sua creazione ciò che vuole, poiché Dio è onnipotente", recita il Corano alla sura XXV-1. Non solo. Discutere troppo attorno a ciò che viene considerato come "segno di Dio" potrebbe essere interpretato come un non credere, come un mettere in discussione la potenza di Dio e dunque essere blasfemi e bestemmiatori. Forse anche per questo gli islamici evitano di soffermarsi troppo su questi eventi decisamente incomprensibili. É il Corano stesso che vieta di mettere in discussione i segni di Dio: "E quando senti della gente discutere sui nostri segni, allontanati da loro fin quando non la smettono. So che il demonio tenterà di farti dimenticare questo precetto. Comunque, dopo averli ammoniti, non stare con le persone inique" (VI-6). Come a dire (con una battuta) che chi non crederà a questi segni, finirà all'inferno...