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CALABRESE OMAR
Breve storia della semiotica

Feltrinelli, Milano 2001, collana: Campi del sapere, pp.166 , ISBN 880710315, euro 14.46.
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La scienza contemporanea, altamente formalizzata, procede grazie alla proliferazione di linguaggi che descrivono il mondo da diversi punti di vista (discipline). Così le attuali conoscenze si presentano in generale come assolute novità: "inventata" una nuova disciplina, si tende a rimuovere il debito verso teorie e concetti precedenti. Per esempio, la semiotica, nata poco più di un secolo fa dagli studi di Saussure e Peirce, "dimentica" spesso che le sue problematiche, come spiega il saggio di Omar Calabrese, vantano illustri precursori, dai greci a Hegel. La classicità greca non si è limitata a coniare l'idea di segno come "qualcosa che rinvia a qualcos'altro", ma ha inaugurato il dibattito (tuttora in corso) fra coloro che sostengono il carattere convenzionale del linguaggio e coloro che ne difendono le origini "naturali". Inoltre i Sofisti - due millenni prima di Eco - usarono la distanza fra i nomi e le cose per appioppare alla semiotica l'attributo di "arte della menzogna", mentre Platone sviluppò teorie modernissime sulla funzione comunicativa piuttosto che cognitiva del linguaggio, e la semiotica medica estese lo studio dei segni oltre i confini linguistici. La predilezione per la pratica spinse invece gli autori latini a interessarsi soprattutto di retorica e oratoria, ma favorì al tempo stesso sofisticate analisi sul ruolo dei segni (prove, indizi, ecc.) nel dibattimento giudiziario. Nel medioevo cristiano lo studio dei segni si identificò con l'ermeneutica (interpretazione delle Scritture), ma pensatori come Agostino e Tommaso offrirono importanti contributi: il secondo fu, fra l'altro, autore d'una concezione "performativa" dei sacramenti in quanto discorsi che "fanno ciò che dicono di fare" (il peccato è cancellato dalle parole del sacerdote che assolve il peccatore). Dopo la fase rinascimentale, in cui il mondo stesso venne concepito come "testo", un insieme di simboli prodotto dalla realtà superiore, si entrò infine in una modernità che già portava in grembo la scienza dei segni come la intendiamo oggi. Tanto che la classificazione del sapere avviata dall'enciclopedista Diderot - trattamento delle voci e loro interconnessioni - può essere considerata un vero e proprio "lavoro semiotico". Corriere della Sera, Cultura

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Data ultimo aggiornamento: Giovedì 24 ottobre 2002