Il Poeta

Il testo che segue è tratto da "Gente di Planargia" edito da Progetto Sardegna marzo 1998 scritto e curato dal, compianto amico, il Prof. Giovanni Maria Muroni, noto Billia.

Forse nessuno meglio di lui poteva ,avendo studiato a fondo il periodo in cui ha vissuto, presentare il poeta.

"…Se è vero che appare difficilissimo rilevare l'influenza esercitata su una popolazione quasi completamente analfabeta dalle eruditissime omelie del vescovo Cano,dalle poesie e dagli articoli del canonico Nino,dalle denunce puntuali dell'avvocato Fara,dalle arringhe violente di Luigi Canetto o dagli opuscoli protestanti di Angelo Cossu,è piu facile riscontrare ancora oggi la sedimentazione di idee e concezioni operata dalla mediazione delle poesie logudoresi del Moretti.

I suoi versi,quasi come i proverbi popolari,sono spesso utilizzati per sintetizzare un concetto,per esprimere un parere,per descrivere una situazione,per raccontare e interpretare la storia.E questo è possibile perché Moretti stava a metà strada tra la cultura italiana di divulgazione e la cultura popolare.Perché,componendo e scrivendo per l' oralità,consentiva alla memoria allenata degli illetterati di ritenere le sue opere più delle omelie del vescovo o delle poesie italiane del Nino.

    Figlio del mugnaio Antonio e di Marchesa Cadoni,nacque in Tresnuraghes il 3 giugno 1868….

…Non erano anni favorevoli per la famiglia di un mugnaio,ma Antonio Moretti potè comunque mandare il figlio a Bosa  perché vi frequentasse il seminario.Il nuovo vescovo Eugenio Cano,che nel seminario credeva fermamente per la elevazione di un clero ancora troppo incolto,vi aveva profuso un clima di grande fervore culturale e soprattutto di rivendicazione della "sardità" ed era disposto a sostenere,anche con un intervento economico personale,i giovani più bisognosi.

     In seminario si studiava grammatica italiana,latina e greca,letteratura e filosofia.La poesia,nella quale lo stesso vescovo si dilettava,vi era tenuta in gran conto e i giovani si cimentavano in composizioni ardite,sofisticate,più tecniche che poetiche, ma comunque interessanti per le nuove prospettive che offrivano soprattutto all'uso della lingua sarda…..

….In questo clima Sebastiano Moretti ricevette la sua prima formazione poetica.Se non per l'intero corso ginnasiale,almeno per alcuni anni.

                Un clima di vivace ricerca formale che intendeva dimostrare la duttilità del sardo e la sua capacità di esprimersi nelle forme più disparate(canzoni,poemetti in ottave,sonetti,odi ecc.)e di orgogliosa rivendicazione della identità sarda,ingenuamente diretta, in molti casi,a mitizzare il passato ritenuto grandioso e e radioso contro il presente acciaccato e misero…..

…...Sebastiano Moretti,cresciuto nel cuore della crisi economica ma anche nel clima culturale di mitizzazione del passato e di ricerca linguistica,seguirà in tutta la sua produzione poetica le direttrici di quel rimpianto e di quella ricerca,ma anche della denuncia e della entusiastica adesione a tutte le nuove proposte riformistiche di trasformazione dell'esistente.

                La sua ricerca lessicale,sonora,di forme nuove,sempre più elaborate e complesse raggiunge limiti di funambolismo esasperato.

                Il nome di Sebastiano Moretti è legato <<a quelle composizioni "a retrogada" che danno vita allo scintillìo di un gioco complicatissimo e affascinante alludiamo ai cosidetti "trintases" di cui parlava già il canonico Spano nella "Ortografia sarda nazionale" ma che Pittanu perfezionò e complicò fino all'inverosimile in una ricerca di funambolismo formale che non riusciva ad appagarlo>>.

                Negli anni Venti inventò,come vedremo "sa moda" << in cui ogni possibile ordine sintattico normale è,se non distrutto,sospeso per lasciare il posto ad una scomposizione radicale della lingua-sintassi,sospinta ai bordi dell'allucinazione inconscia>>.

                Fino agli ultimi anni della sua vita,il poeta tresnuraghese sfiderà,con tenzoni epistolari, i poeti contemporanei a partecipare a questo gioco linguistico.

                E sino agli ultimi anni della sua vita si porterà dietro la cultura della "sardità" assorbita negli anni del seminario e diffusissima in tutta l'isola nella seconda metà dell'Ottocento.La mitizzazione del passato ritenuto splendidamente bucolico,in cui al contadino  

 Pacificu sempre e cuntentone

               Pariat chi li enzerat sola sola

               S'incunza de su inu e de s'arzola

               E in cui

               Murvas,crabolos,chervos e sirbones

               Intro 'e ìdda 'idimis passizzare.

               Ma anche il clima di glorificazione di un passato eroico,grandioso ricostruito intorno alla figura giudicessa di Arborea alla quale si attribuivano tutti gli appellativi del mito:            

            Salve,o Eleonora d'Arborea

            Salve,regina nobile e fiera

            Salve,legislatrice gherriera !

            Salve benefattrice,sarda dea

            Sa tua santa,fine,giusta idea,

            S'opera tua sublime e sinzera:

            T'hant innalzadu altares sas istorias

            Cantende a tie laudes e glorias.

….Sebastiano Moretti ,con la stessa buona fede del Cano,si lascia trascinare nel racconto fantastico che ha inventato un'origine gloriosa dei quattro giudicati sardi:  

            Est su seschentos norantatres s'annu,

            su primu re ch'in Sardign'hant votadu;

            Saviamente Gialetu hat regnadu

            Liberende sos sardo dae s'affannu

            Sigomente s'incarrigu fit mannu

            S'isula in giudicados hat formadu

            Battor,divisos cun sublime idea:

            Torres,Gallura,Cagliari,Arborea.

 Abbandonato il seminario,rientrò a Tresnuraghes e,con <<intensu e vivu amore>> dedicò la sua giovinezza <<a legger sos pius eruditos poetas-antenados e contemporaneos….-e a los meditare profundamente>>.

            Intanto,per oltre quindici anni,tentò in tutti i modi una sistemazione impiegatizia che non riuscì a ottenere per colpa di alcuni <<bruttos pegos>> del paese che arrivarono,<<a forza de ricursos>>,a privarlo di <<bonos impiegos>> .

            Secondo Paolo Pillonca <<era quel che oggi si direbbe un poeta maledetto,nel senso che la sferzante ironia dei suoi versi-non solo di quelli improvvisati nelle notti di festa- colpiva senza distinzione di bersagli i principales del paese e della zona….Ammirato e corteggiato fuori del suo paese,inviso a chi comandava a Tresnuraghes>>.

            Ferocemente anticlericale al punto da essre accusato di ateismo,prediligeva,nelle gare,i ruoli più dissacratori e anticonformistici.Se c'era da sceneggiare la cacciata dal paradiso terrestre,il ruolo più consono era quello del serpente.In realtà non era ateo ed il suo anticlericalismo,più che a motivi ideologici,và riferito a quella tradizione secolare,già sottolineata da San Bernardino da Siena, che rendeva più simpatici e ascoltati i predicatori che tuonavano contro i peccati del clero.Da buon teatrante, Moretti è consapevole, come i vecchi predicatori smaliziati, che appena si <<comincia ad attaccare il clero,quando gli ascoltatori cominciano a sonnecchiare o quando fa troppo freddo o caldo.Subito tutti si scuotono e diventano di buon umore>>.

            Ma coloro che <<non pensant a su bonu mai>> avevano fatto circolare una canzonetta calunniosa nei confronti di alcune bigotte <<monzas segretas>>.Di fronte ad una denuncia per diffamazione avevano sparso la voce che l'autore della satira fosse il Moretti.In tribunale riuscì a dimostrare la propria estraneità,ma la sua vita a Tresnuraghes era diventata insostenibile.

            La canzonetta fu una scusa,come lo fù per il maestro elementare Gavino Marras,amico del Moretti,una assenza da scuola per assistere il fratello,parroco di Suni,ammalato.La verità era da ricercare nelle ultime elezioni politiche del 1897/98 in cui Moretti e Marras,ribellandosi agli indirizzi proposti dal sindaco Zedda che orientava l'elettorato tresnuraghese verso il deputato Solinas Apostoli, fecero aperta campagna in favore dell'avvocato Giovanni Poddighe cugino del Marras.Furono costretti ad emigrare,il maestro in Argentina e Moretti nell'Iglesiente,alla ricerca di un posto da minatore.Lo troviamo tra il  1899 ed il 1900 nella miniera di S.Giovanni.

            Ad Iglesias,il 12 settembre 1901,sposò Mariantonia Sanna con la quale ebbe un figlio ma non un'unione felice.Si separarono e fu forse proprio quest'esperienza negativa a dettargli le ottave velenose di un poemetto intriso di misoginia:Astuzia e ingannos  de sa femina delittuosa.

            L'esperienza operaia nelle miniere lo portò ad aderire alla battaglia socialista di Giuseppe Cavallera già dai primi anni del Novecento.In occasione di una campagna elettorale(forse quella del 1904),compose un poemetto in 46 ottave: Su gridu de su minatore in cui,sintetizzando il programma del socialismo riformista di Cavallera,invitava gli operai ad adrire alla Lega:            

            Civiltade,uguaglianza e progressu

            Est su programma nostru 'e socialistas

            in paghe,amore e frattellanza;

            unidos in partidu solidale

            e bene organizzados cun sustanza

            cun s'arma de s'ischeda elettorale

            e assora ottnimos e gosamos

            su chi hoe nos furant e no hamos.

                        Intanto,supplicava costantemente e con insistenza tutti gli amici poeti del Logudoro, i quali solo<<hant sas limas esattas/e tott'ammirant sas rimas insoro>>ad intrattenere con lui,esule in una terra in cui <<su dialettu logudoresu no est connottu né apprezzadu;inue veramente sa musa dialettale est tenta in pagu cunzette>> una corispondenza poetico-epistolare.Li sfidava con proposte ardite e sempre più complesse,dai trintases a semplice retroga a fiore,fino al trintasette retrogadu e tent'a maglia.Pubblicherà alcune di queste lettere poetiche nel volumetto Su Parnasu sardu.

            Ma i rapporti con i colleghi improvvisatori non erano tra i più idilliaci.

Fino al 1908 le gare poetiche nelle feste paesane erano a premio, e "soltanto il vincitore aveva diritto a una ricompensa;lo sconfitto o gli sconfitti restavano a mani vuote". Moretti troppo spesso vincitore per essere compagno gradito in gara. La notte tra il 7 e l'8 maggio del 1906,in occasione della festa di S.Narciso, a Bono,i poeti Antonio Farina di Osilo(1865-1944),la figlia Maria,Giuseppe Pirastru di Ozieri(1858-1932) e Salvatore Testoni di Bonorva(1865-1945) "scioperarono" dichiarando di non voler cantare col poeta tresnuraghes e non si presentarono sul palco.Il cronista de La Nuova Sardegna,stigmatizzando "la malignità e il cinismo" degli scioperanti che,"con grave danno del pubblico"avevano recato "detrimento morale" al poeta rifiutato, racconta che "la mattina dell'8,il comitato con tutto il popolo plaudente,e con la musica in testa,percorse le vie del paese col grido di "Abasso la camorra,viva Moretti".

            Era maestro dell'improvvisazione nella quale sapeva èassare,cogliendo l'umore dell'uditorio e le debolezze degli avversari,dalla comicità alla satira,dall'ironia velove e pungente all'approfondimento pacato intorno ai più seri e "profundos ideales".Paolo Pillonca ricorda l'ammirazione di Remundu Piras nel descrivere "le sue qualità mimiche che ne facevano un attore consumato",un poeta de geniu dalla simpatia naturale,a dispetto della sua debolezza canora caratterizzata da <<boghe lasca e traggiu ordinariu>>.

            Il poeta tresnuraghese parteciperà ancora attivamente alla vita politica isolana e,attribuendo alla poesia una funzione di promozione culturale e politica,inviterà i suoi colleghi a non impegnarsi esclusivamente per i premi delle gare.

 

            Poetas,de cantare custa est s'ora

            Cun tottu su talentu esside fora

            In custa oras tristes e amaras

            Pro riparare sos bruttos eventos

            Cun sos bostros robustos argumentos.

  Dal canto suo proporrà, in occasione di una elezione amministrativa del 1919,il poemetto Boghes de Sardigna.Sos males chi affligint s'isula sarda e sos rimedios in cui,dichiarando la continuità con gli ideali del socialismo riformista già espressi in Su gridu de su minadore, denuncia il trasformismo dei suoi stessi compagni,l'impostura del deputato che

             Si ponet a preigare

            Chi est de s'operaiu in favore;

            Visitat in segretu a mussignore

            E promittit su cler''e appoggiare:

            In pubblicu figurat socialistu

            E basat in segret'a Gesù Cristu.  

            Nel 1920 subirà anch'egli il fascino del movimento sardista sviluppato intorno ai reduci della Brigata Sassari.Nel marzo di quell'anno pubblicherà ad Iglesias un poemetto di 97 ottave dedicato appunto <<a onore e gloria imperitura de sos eroes sardos,ruttos valorosamente in su campu de battaglia>>.Il poemetto intitolato Su valore de sos sardos in gherra,dopo un'introduzione in cui ripercorre velocemente la storia della poesia sarda,da Araola e Madau a Paolo Mossa e Sebastiano Satta, racconta nella prima parte le imprese guerriere dei sardi da Amsicora fino all'avvento dei Savoia….

            ….La seconda parte del poemetto,intitolato Una regina sarda gherriera, è la glorificazione mitica di Eleonora d'Arborea.Non sappiamo se abbia concluso l'opera che doveva,secondo il progetto iniziale, affrontare la storia contemporanea fino <<a s'attuale vittoria 1918>>.

            L'opera pubblicata nel 1920, curata e documentatissima, fù ideata già nella giovinezza a Tresnuraghes e composta nel lungo periodo dell'esilio nell'iglesiente.Il poeta ebbe quindi la possibilità di far uscire, sempre nel 1920,in occasione di una nuova tornata di elezioni amministrative,un altro poemetto di 60 ottave intitolato Sa campana sarda.Avvertimento e cunsizos a sos sardo elettores.

            L'adesione alla battaglia "sardista" è esplicita:

            Forza-paris,comente in su Piave

            Sos invasores amos soggiogadu:

            forza-paris,po soggiogare como

            Sos parassitas ch'amos intr''e domo!

            Forza-paris,currimus a votare

            Oe dogni elettore est cumbattente.

             …Scalzata finalmente la giunta Zedda,Moretti e Marras poterono,nel 1922,rientrare a Tresnuraghes.Sebastiano Moretti ,in occasione della festa di S. Antonio di Padova,al quale si dedicava quell'anno l'antica chiesa di S. Maria di Itria(poi di Loreto), ristrutturata e riconsacrata,si riconciliò con i suoi concittadini in una memorabile gara poetica che lo vide insieme a Cubeddu,Testoni, eFarina.

            Al termine delle schermaglie,Moretti offrì al comitato e ai compaesani<<unu modelle nou>>, una delle sue funamboliche creazioni applicata questa volta alla rievocazione della vita del santo e all'invocazione della sua intercessione. Il 26 agosto 1922 nasce dunque, dalla penna del poeta tresnuraghese,la prima moda cantata in una gara poetica.

            …In occasione della venuta del duce,il 10 giugno 1923,Sebastiano Moretti scrisse Mussolini in Sardegna,un'opera mista di sonetti.ottave e strofe di canzone con versi liberi,dedicata

             A su Duce,chi cun ferrea manu

            At salvadu s'Istadu Italianu.

            E, ancora una volta, rese esplicito il percorso politico personale dichiarando i suoi punti di riferimento.

            Accudide a sa 'oghe 'e sa Diana

            Chi General Gandolfo istat sonende;

            Professor Pili a raccolta est giamende

            Sa gioventude sarda onesta e sana,

            Avanti,avanti, o anima Isulana,

            Addiccò s'era noa avvicinende:

            Unidos tottu in amplessu fraternu

            Diemus brazzu forte a su Guvernu.

             Trascorse il resto della vita a Tresnuraghes, spostandosi di frequente per tutta l'isola, richiestissimo nelle gare, ammirato maestro dei giovani improvvisatori che lo ricorderanno con devozione e affetto.

            Morì a Tresnuraghes il 24 Aprile 1932.

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