Riporto qui sotto il testo di un email di "consigli" elettorali che ho gia' spedito ad amici e conoscenti e che invito a leggere e diffondere o criticare e farmi sapere
Ciao a tutti,
vorrei informarvi sul fatto che il 21 maggio si vota per 7 referendum, proposti dai radicali:
 
1) Abrogazione delle norme sulla reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento
2) Abolizione delle trattenute sindacali fatte sulla busta paga da Inail e Inps
3) Abrogazione del rimborso elettorale ai partiti
4) Abolizione della quota proporzionale nell'elezione della camera dei deputati
5) Abrogazione del voto di lista nell'elezione del Consiglio Superiore della Magistratura
6) Separazione delle carriere dei magistrati
7) Abolizione della possibilità per i magistrati di assumere incarichi extragiudiziari
 
Credo che su ognuno di questi referendum (singolarmente) si possa votare a favore o contro,
 per vari motivi. L'unico che riveste un'importanza decisiva per la libertà dei lavoratori è 
quello sulla libertà di licenziare: se vinceranno i SI' avremo fatto un passo indietro di decenni,
 aprendo la strada a nuovi drastici tagli ai diritti conquistati nel secolo scorso.
Ma l'impianto complessivo dei 7 referendum racchiude un'idea comune: AMERICANIZZARE l'Italia,
 dandole un sistema economico ultraliberista (sindacati senza soldi e licenziamenti in nome della 
produttività), un sistema di partiti che si finanziano da soli (cioè solo chi è ultraricco può 
partecipare alla vita politica) e vengono eletti con il maggiioritario a turno unico (sistema casuale
 che abolisce le minoranze sociali, creando lobby, clientele e poteri personali), una magistratura meno 
indipendente e più sotto il controllo del potere politico.
 
Credo decisamente che la cosa migliore sia che questi referendum FALLISCANO, perché sarebbe ora che i 
radicali la smettessero di presentare quesiti su materie diversissime e complicate: non spetta ai cittadini
 comuni decidere su materie "tecniche" (penso ad esempio ai criteri di elezione del Consiglio Superiore 
della Magistratura). I referendum andrebbero utilizzati solo per decidere su questioni "etico-morali" 
che riguardano tutti e da tutti facilmente comprensibili (aborto, divorzio, nucleare, ecc.).
 
Il problema è che i partiti sono divisi nelle loro indicazioni di voto, e solo Rifondazione e Lega hanno 
esplicitamente invitato al non voto (cosi' come il Movimento Sociale Fiamma Tricolore).
 
I partiti di governo (centrosinistra) infatti hanno messo su il governo Amato con la scusa (tra l'altro) 
dei referendum. Non possono certo dire ora di non votare.
 
D'altra parte l'impianto ultraliberista di alcuni quesiti piace a Forza Italia e all'opposizione di 
centrodestra, che pero' incita sotterraneamente a non votare, perché pensa cosi' di battere il governo 
Amato.
 
Data la situazione, è difficile dire se si raggiungerà il quorum del 50% +1 voto, necessario perché 
i referendum siano validi.
 
Il mio consiglio è il seguente:
Visto che l'anno scorso il referendum antiproporzionale fallì (ando' a votare solo il 49,6% degli 
elettori), io aspettero' di sapere l'affluenza alle 17 (l'altr'anno è stata del 26,3%). Se sarà 
inferiore al 26% NON VOTERO'. Se sarà superiore, votero' NO A TUTTI E 7 I QUESITI (e vi invito a fare
 lo stesso).
 
 
Se condividete questa strategia, diffondetela, altrimenti rispondetemi e suggeritemi qualcos'altro.
 
grazie e buona domenica 21 maggio a tutti
Lorenzo
 
NO AI REFERENDUM RADICALI, NO ALL'AMERICANIZZAZIONE DELL'ITALIA
 

Riporto, di seguito, alcune delle risposte che mi sono arrivate:

Caro lorenzo
ho ricevuto la tua mail sui referendum del 21 Maggio. Condivido in larga misura le cose che dici, 
tanto da anticiparti sin da ora che votero NO per tutti i quesiti ad eccezzione di quello sull'abrogazione
 della quota proporzionale alla Camera. Il motivo di questa mia scelta non risiede nella volontà di 
annullare la partecipazione ed il peso politico delle forze di minoranza ma dall'uso (o abuso) che viene 
fatto delle regole democratiche.
 
Nella mia esperienza politica, universitaria e non, troppe volte ho visto compagni che pur avendo cultura
 comune, ideali comuni, comune senso della giustizia e della società, sceglievano di separarsi piuttosto 
che parlarsi; sceglievano di non ascoltare chi cercava mediazioni, anche difficili, pur di mantenere una 
assoluta quanto inutile purezza (spesso data dall'agio economico e dalla possibilità di non "pagare sulla
 propria pelle" tale mito di purezza).
Ne è stato esempio lampante, almeno per me, una delle ultime battaglie politiche condotta nella mia
 facoltà, per la cronaca Scienze della Formazione di Palermo - Corso di laurea in Psicologia - dove 
nel 1995 esisteva un collettivo autogestito di facoltà molto attivo e senza nessuna presenza di tessere
 di partito. Dopo avere portato a termine con parziale successo una vertenza sugli spazi dedicati alla
 didattica ed agli studenti, una delle poche occupazione con larga partecipazione studentesca 
(550 persone in assemblea permanente e 100-120 persone in occupazione fissa a Palermo e nella mia 
facoltà in particolare sono un successo politico assoluto), il collettivo ha preso a sfaldarsi.
 La modalità era sempre la stessa: fin quando la tua mozione vinceva in assemblea era il trionfo 
della democrazia e del socialismo, quando si perdeva i colleghi erano reazionari, bigotti e giustificavano
 la fondazione di un soggetto politicamente autonomo che contrastasse questo arretramento sociale e 
culturale. Alle ultime elezioni di per il consiglio di facoltà compagni che avevano condiviso 
e continuavano a condividere le stesse idee si sono presentati in tre diverse liste accanendosi in modo 
particolare tra loro e lasciando campo aperto ad uno sparuto gruppo di Azione Universitaria e F.I. 
(7 seggi su 28: unico risultato utile negli ultimi 10 anni).
 
Sono stanco di vedere comodi figli/e cui generose mamme e papà pagano affitti telefonini e spese varie,
 mentre gente come me ha cominciato a lavorare a 17 anni per non pesare sulla famiglia e per essere
 autonomo nelle scelte, fare i difensori della democrazia solo quando vincono.
 
Questo riflette più in generale una cultura politica estremamente individualista dove non conta il 
rispetto degli altri ma solo il tuo giusto (!?) modello di societa, dove la volontà della maggioranza 
vale solo se la pensa come te, dove non ci si unisce ma ci si divide: in una parola intolleranza.
 
Per questa ragione, e per altre che sarebbe troppo lungo spiegare in questa lunga e sconfusionata mail,
 voterò a favore dell'abrogazione della quota proporzionale.
 
Per le stesse convinzioni e rispetto democratico andrò a votare (naturalmente NO) per tutti gli altri
 quesiti.
 
Spero che questo apra fra di noi nuovi momenti di discussione e di confronto e non crei invece distanze.
Ti invito inoltre, se ritieni interessanti alcune di queste considerazioni, di sottoporle in discussione
 a chiunque tu voglia.
 
Saluti 
 
Massimiliano

La risposta alla risposta:

Ciao,
grazie per la risposta composita sui referendum.
Non sono d'accordo sul votare NO, perché non voglio perdere, e, se vedro' che si puo'
 vincere non votando, non votero'.
Inoltre non sono d'accordo sul maggioritario. Non credo che abrogare la quota proporzionale
 risolverebbe niente, creando solo una maggiore confusione in un sistema di partitini e 
movimentini già confusi da soli.
Infatti il sistema maggioritario uninominale a turno unico è adottato solo in Gran Bretagna 
e Stati Uniti, due paesi dove NON SI VOTA e dove a volte è capitato che chi era in minoranza
 finisse coll'avere la maggioranza.
Questa "casualità" e parallelamente la spinta verso l'astensione sono gli unici 2 tratti
 caratteristici del sistema maggioritario uninominale a turno unico, che, tra l'altro, 
è il sistema elettorale meno democratico che esista (a parte forse qualche maggioritario
 con 90% di premio di maggioranza).
Non garantisce di per se' alcuna "stabilità". Se in Italia ci sono i ladri, i mastelli 
e i cossighi (e chi ci si allea, e chi li vota) non basta cambiare la legge elettorale: 
resteranno, come sono rimasti finora.
Perché votare si' a questo sistema?
Perché lo dicono i DS? Se la metti cosi', va bene, non ti posso dare torto, è una logica
 di schieramento. Ma io credevo che i referendum mettessero in campo idee e proposte
 su cui si confrontavano i cittadini (non i partiti). Io ho votato NO al maggioritario
 nel '93 (quando votavo PDS), NO l'anno scorso (quando votavo Rifondazione) e NO 
(o No rafforzato) quest'anno, che non so chi votare a livello generale.
La vittoria dei SI' sarebbe una sconfitta di Berlusconi? Ma no, sarebbe comunque una vittoria
 di AN e, indubbiamente, una vittoria della Destra (non so in che modo trasposta in termini
 partitici), visto che il maggioritario uninominale a turno unico (e il maggioritario tout court)
 è di destra per definizione.
L'unica certezza dal punto di vista degli effetti politici del referendum è che non votando 
(o votando no) viene battuto il disegno ultraliberista dei radicali. Votando si' ci sarebbe 
un altro passo verso un'Italia "globalizzata" all'ombra degli USA, con piu' liberismo,
 più  guerre "umanitarie", piu' licenziamenti e meno pensioni. Non dimentichiamo che del 
"pacchetto" referendario facevano originariamente parte anche proposte di abolizione delle
 pensioni d'anzianita' e del sostituto d'imposta. 
Va beh adesso basta se no ti tagli le vene dalla noia

E ancora la risposta alla risposta alla risposta:

Caro Lorenzo,
disperavo di non avere più tue notizie a causa della laboriosa quanto "personale" mail 
dell'ultima volta invece, fortunatamente, ai compreso la buona fede dei miei ragionamenti.
Dal mio punto di vista non è una logica di schieramento ma di ideologia. 
Sono "anagraficamente" un figlio del '68 (con precisione del 70), cresciuto in una famiglia 
di sinistra, divenuto di sinistra per reale convinzione e non per tradizione familiare, 
insomma uno di quegli "orfani del PCI" di cui qualche anno fà scrivevo con alcuni altri compagni.
Tuttavia, con il tempo e la riflessione, mi sono scoperto sotto il profilo della identita 
ideologica più un socialdemocratico (non inteso come il partito): l'incontro tra il 
modello sociale e storico della sinistra ed il confronto/dibattito/scontro con forze 
plurali e laiche.
E' vero! il maggioritario come tu lo descrivi fà un pò paura, è molto rischioso 
(soprattutto per chi non possiede mezzi e visibilità sociale, o per minoranze specifiche), 
ma anche una grande opportunità di condivisione.
Se io vivessi da solo in un'isola deserta dovrei prendere da me tutte le decisioni.
 Se vivessimo in due dovremmo già metterci daccordo: ci dividiamo i compiti o no(?),
 viviamo dalla stessa parte dell'isola o ognuno per conto suo(?) etc.
La condivisione delle risorse è il vero fulcro dello sviluppo sostenibile e la 
condivisione delle scelte è il fulcro di tale modello di sviluppo.
 Il problema è che non si può sempre essere daccordo su tutto.
 
Forse comincio a romperti i coglioni anchio!!!
 

Caro Lollo,
 sono d'accordo con te NO ALL'AMERICANIZZAZIONE dell'Italia, volevo esprimere però il mio dissenso
 su due referendum ed invito a votare SI per quel che riguarda l'abolizione della quota 
proporzionale e SI in modo tale che i magistrati non possano assumere incarichi extragiudiziari.

Perfettamente daccordo.
Roberto
Rigiro il messaggio ad altri.

Caro Compagno, i tuoi "consigli" tieniteli per te. In Italia c'e' bisogno di pensieri, non di consigli.
Ciao Lollo, grazie per i tuoi suggerimenti sui referendum. per quanto mi riguarda io voterò soltanto quello sull'abrogazione della quota proporzionale e voterò SI.
Infine, per completezza, riporto anche l'email che inviai l'altr'anno (1999) invitando a votare NO al referendum anti-proporzionale poi fallito, identico a quello di quest'anno.
Carissimi, il 18 aprile prossimo siamo stati chiamati un'ennesima volta a deporre una scheda nell'urna per decidere se eliminare o meno la quota proporzionale presente nel nostro sistema elettorale. Ecco alcuni motivi per cui mi sembra utile e giusto votare NO:
1) Questo referendum non servirà a nulla. Infatti tutti i principali partiti (DS, AN, Forza Italia) sono per il Sì e dopo il voto continueranno a litigare per l'interpretazione dei risultati.
2) Il referendum è una vergogna: perché i cittadini devono decidere su una questione tutto sommato tecnica? Perché non ci pensa il Parlamento?
3) Il referendum così com'è con la vittoria del Sì produrrebbe una legge illogica, per cui il 25% dei seggi ora assegnati su base proporzionale verrebbero assegnati col criterio dei "migliori secondi", cioè scegliendo tra i candidati scartati dai cittadini, contraddicendo il principio base dello stesso sistema maggioritario.
4) L'intento dichiarato dei promotori (pericolosi capipopolo e demagoghi, per lo più) è quello di allargare il sistema maggioritario. Il risultato non sarà quello di diminuire il potere di ricatto di partitini e movimentini e omini (del resto molti dei "ricattatori" appoggiano il referendum), ma quello di impedire ancora di più a formazioni autonome dalla logica dei Poli e rappresentative però di un consenso marginale (da Rifondazione Comunista alla Lega Nord ai partiti delle minoranze etniche fino all'estrema destra) di rimanere fedeli a qualche ideale politico, costringendole a scegliere tra il congiungimento con un "polo" e la radicalizzazione extra-parlamentare.
5) Il sistema maggioritario non ha portato, dalla sua introduzione, alcun vantaggio in termini di riduzione del tasso di "partitocrazia" e rissa politica. Anzi... Il problema è che non sono i sistemi elettorali a cambiare il costume politico. Semmai può accadere il contrario. L'unica realtà di fatto certa è che il sistema maggioritario è un sistema più "casuale" e antidemocratico rispetto al proporzionale, e che proprio per questo è il sistema da sempre auspicato dalle forze della destra estrema.
6) Si dice che nei paesi occidentali evoluti c'è un sistema di tipo maggioritario, ma ciò è vero per i paesi anglosassoni (USA e Gran Bretagna), che sono nati con 2 grossi partiti, mentre già la Francia ha un sistema diverso (doppio turno) e Spagna e Germania mantengono un sistema proporzionale. Altra dimostrazione che non è il sistema elettorale a garantire il grado di "sviluppo democratico" di un paese, mentre è certamente vero che il sistema maggioritario (specie se a turno unico) fa diminuire la partecipazione dei cittadini al voto.

Ci sarebbero altre ottime motivazioni per votare no, ma questo messaggio diventerebbe un noioso trattato, perciò mi fermo qui.
Saluti
Lorenzo
PS Se qualcosa di quello che è scritto in questo messaggio vi sembra giusto, parlatene con i vostri conoscenti, convinceteli a votare NO domenica 18 aprile. Anche attraverso la posta elettronica.


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Pagina a cura di: locas@bigfoot.com
Aggiornata il 18/5/2000