"La Vita istruzioni per l'uso" di Georges Perec

Georges Perec è nato a Parigi nel 1936 e vi è morto nel 1982. Collaborò a numerose riviste, tra cui "Les lettres nouvelles", "N.R.F.", "Partisans", "Cause commune". Quindi scrisse romanzi e soggetti per il cinema. Tra le sue opere: "Le cose", "Pensare/Classificare", "Storia di un quadro", "W o il ricordo d'infanzia", "53 giorni".

"La vita istruzioni per l'uso" (t.o. "La vie mode d'emploi"), cui sono dedicate alcune pagine di questo sito, è edito in Italia da Rizzoli (1984), ed è stato scritto da Perec tra il 1969 e il 1978.
Il romanzo è strutturato in 99 capitoli, più un preambolo e un epilogo. Ogni capitolo dei 99 numerati a caratteri romani si riferisce a una stanza di un palazzo, e ne descrive la situazione il giorno 23/6/1975, ma si sofferma spesso a raccontare anche le storie passate (e a volte future) degli inquilini.
Il romanzo è pieno quindi di storie tra loro diverse e descrizioni di oggetti. Tra l'altro alla fine del libro ci sono le seguenti appendici: una pianta dello stabile, un indice dei nomi, una cronologia, i titoli di tutte le storie raccontate, e un Post Scriptum.

Di questo romanzo e della sua importanza nella letteratura contemporanea ha lungamente scritto Italo Calvino, nelle ultime pagine delle postume "Lezioni americane" (nel capitolo dedicato alla "molteplicità"):

Un altro esempio di ciò che chiamo "iper-romanzo" è "La vie mode d'emploi" di Georges Perec, romanzo molto lungo ma costruito da molte storie che si intersecano (non per niente il suo sottotitolo è "Romans" al plurale), facendo rivivere il piacere dei grandi cicli alla Balzac.
Credo che questo libro, uscito a Parigi nel 1978, quattro anni prima che l'autore morisse a soli 46 anni, sia l'ultimo vero avvenimento nella storia del romanzo. E questo per molti motivi: il disegno sterminato e insieme compiuto, la novità della resa letteraria, il compendio d'una tradizione narrativa e la summa enciclopedica di saperi che danno forma a un'immagine del mondo, il senso dell'oggi che è anche fatto di accumulazione del passato e di vertigine del vuoto, la compresenza continua d'ironia e angoscia, insomma il modo in cui il perseguimento d'un progetto strutturale e l'imponderabile della poesia diventano una cosa sola.
Il puzzle dà al romanzo il tema dell'intreccio e il modello formale. Altro modello è lo spaccato d'un tipico caseggiato parigino. in cui si svolge tutta l'azione, un capitolo per stanza, cinque piani d'appartamenti di cui s'enumerano i mobili e le suppellettili e si narrano i passaggi di proprietà e le vite degli abitanti, nonché di ascendenti e discendenti. Lo schema dell'edificio si presenta come un "biquadrato" di dieci quadrati per dieci: una scacchiera in cui Perec passa da una casella (ossia stanza, ossia capitolo) all'altra col salto del cavallo(1), secondo un certo ordine che permette di toccare successivamente tutte le caselle. (Sono cento i capitoli? No, sono novantanove, questo libro ultracompiuto lascia intenzionalmente un piccolo spiraglio all'incompiutezza).
Questo è per così dire il contenitore. Quanto al contenuto, Perec ha steso delle liste di temi, divisi per categorie, e ha deciso che in ogni capitolo dovesse figurare, anche se appena accennato, un tema d'ogni categoria, in modo da variare sempre le combinazioni, secondo procedimenti matematici che non sono in grado di definire ma sulla cui esattezza non ho dubbi. (Ho frequentato Perec durante i nove anni che ha dedicato alla stesura del romanzo, ma conosco solo alcune delle sue regole segrete). Queste categorie tematiche sono nientemeno che 42 e comprendono citazioni letterarie, località geografiche, date storiche, mobili, oggetti, stili, colori, cibi, animali, piante, minerali e non so quante altre, così come non so come ha fatto a rispettare queste regole anche nei capitoli più brevi e sintetici.
Per sfuggire all'arbitrarietà dell'esistenza, Perec come il suo protagonista ha bisogno d'imporsi delle regole rigorose (anche se queste regole sono a loro volta arbitrarie). Ma il miracolo è che questa poetica che si direbbe artificiosa e meccanica dà come risultato una libertà e una ricchezza inventiva inesauribili....(2)
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Quello che ho qui cercato di fare, è di "aiutare" la "molteplicità" insita nel libro di Perec attraverso il potere dell'ipertestualità. Così, per ora, ho ridisegnato il palazzo del romanzo con tutte le sue stanze, ognuna delle quali è collegata alla descrizione sommaria del suo interno. E credo che si possa fare molto di più, magari riuscendo anche a capire qualcosa di più della vastità della "rete" messa in piedi da Perec.

1. Nella mia ricostruzione del palazzo la mossa del cavallo non torna solo quando si passa dalla stanza 65 alla 66.
2. Italo Calvino Lezioni americane, Garzanti, 1988, pp. 117-118.
Il palazzo e le sue stanze
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