La Congiura dei Pazzi

Francesco de Pazzi, famiglia di banchieri fiorentina che per più di una volta era andata contro le decisioni dei Medici, tentò di convincere i suoi parenti a detronizzare Lorenzo de Medici e suo fratello Giuliano, per impossessarsi del potere della città tramite un rovesciamento del governo. I cospiratori di questo complotto compresero che il loro successo dipendeva dall'uccisione di entrambi i fratelli Medici. Fu ingaggiato per compiere l'attentato Gian Battista da Montesecco, capitano mercenario al servizio dei Riario, e una volta compiuto il fatto, Jacopo de Pazzi avrebbe incitato la città ad insorgere in nome della libertà, mentre le truppe di Imola organizzate dal Papato e un reparto di Città di Castello, guidati da Lorenzo Giustini sarebbe stato pronto per invadere il territorio fiorentino. Il sicario Gian Battista da Montesecco era riluttante a compiere quell'uccisione senza l'approvazione del Papa Sisto IV. Furono così convocati i Pazzi e il sicario in Vaticano dal Papa. In un primo momento Sisto IV si pronunciò contrario all'uccisione di Medici anche se espresse tale opinione su Lorenzo: << Io desidero che il governo venga tolto dalle mani di Lorenzo, è un uomo violento e cattivo che non alcun riguardo per noi. Se egli venisse espulso, potremmo fare ciò che vogliamo della Repubblica>> poi con le rassicurazione del Salviati approvò che Lorenzo fosse spodestato con ogni mezzo possibile. Il problema seguente fu l'occasione per liberarsi dei due fratelli : In un primo momento fu proposto d'invitare Lorenzo a Roma, un viaggio dal quale non avrebbe fatto ritorno e Giuliano in tempi posteriori, tuttavia Lorenzo rifiutò l'invito. I cospiratori si diressero così a Firenze. Girolamo Pazzi sfruttò la persona di suo nipote Raffaele Riario, che in seguito ad una lettera scritta al Magnifico fu invitato a visitare Villa Medici di Fiesole. L'attentato non ebbe luogo in quanto Giuliano non potè accompagnare Lorenzo a ricevere l'ospite, così tutto fu posticipato alla settimana seguente, Raffaele Riario espresse il desiderio di osservare la collezione di Lorenzo. Lorenzo acconsentì al desiderio del giovane cardinale, dandogli incontro all'ora di pranzo della domenica successiva dopo che la famiglia Medicea si fosse recata alla Messa nella Cattedrale. Si era deciso che gli assassini agissero durante il pasto ma sorse un problema: Giuliano non si sarebbe recato a pranzo con il fratello ed il Cardinale, così fu progettato di compiere il delitto durante la sacra cerimonia nel momento dell'elevazione dell'Ostia. Il Montesecco si rifiutò di compiere un omicidio in un luogo sacro, così al suo posto furono ingaggiati due preti che si assunsero la responsabilità di uccidere Lorenzo; mentre per l'assassinio di Giuliano furono incaricati Francesco Pazzi e Bernardo Bandini Baroncelli. Il 26 aprile era il giorno prestabilito, così quando Giuliano si recò verso la Cattedrale Francesco Pazzi lo abbracciò con gesto amichevole assicurandosi che così il secondogenito di Piero il Gottoso non indossasse la maglia metallica. Quando giunse il momento il Baroncelli trapasso con un pugnale il fianco di Giuliano facendolo barcollare di fronte a Francesco Pazzi che inflisse al suo corpo ben diciannove colpi di spada. Invece vicino al coro, Lorenzo sguainando prontamente la spada riuscì a ribattere i colpi dei suoi assalitori, e scappando verso l'altare si imbattè con gli assassini di suo fratello, così corse colpito di struscio al collo verso la sacrestia. I suoi amici chiusero le porte bronzee ed uno di essi gli succhio la lieve ferità che aveva sul collo per timore che il pugnale che l'aveva colpito fosse stato immerso nel veleno. Nella Cattedrale la confusione era sovrana, Giuliano era disteso a terra morente sul selciato, Lorenzo era nella sacrestia, i fedeli raccontano gli storici scapparono informando i loro concittadini che entrambi i fratelli Medici avevano perso la vita in un attentato. Il Cardinale Raffaello si era nascosto in un'altra Sacrestia della Cattedrale; L'arcivescovo Salviati insieme ad un gruppo di suoi sostenitori si era recato verso Palazzo Pubblico con tutta l'intenzione di attuare un vero e proprio colpo di stato, ma questi sorprese il Gonfaloniere di Giustizia, Cesare Petrucci a pranzo con i membri della Signoria. Il Gonfaloniere avendo valutato la situazione decise di suonare le campane in modo che il popolo potesse difendere il governo e che gli assalitori non scappassero. La città era terrorizzata al solo pensiero che entrambi i fratelli Medici avessero perso la vita, ma poche ore dopo il Magnifico si affacciò al balcone della sua dimora. Così il popolo in parte rassicurato si diede alla caccia degli attentatori: Francesco de Pazzi e l'Arcivescovo Salviati furono impiccati alle finestre del Palazzo Pubblico. Giorni dopo Jacopo de Pazzi, i due preti e Renato de Pazzi subirono la stessa sorte. Al Montesecco, dopo che fu accertata la sua parte nella cospirazione fu data una morte da soldato, morendo di spada. In tutto a Firenze furono uccise ottanta persone, il popolo aveva dimostrato in quell'occasione un grande affetto e fiducia nella Signoria dei Medici. I principali cospiratori della congiura furono ritratti impiccati in un affresco sui muri della prigione, vicino Palazzo Pubblico da Sandro Botticelli come esempio di infedeltà. L'affresco fu distrutto dopo che i Medici vennero espulsi da Firenze nel 1994. Da allora il 26 aprile divenne un giorno di lutto per la scomparsa del fratello del Magnifico. In seguito si seppe che Giuliano aveva avuto un figlio illegittimo e Lorenzo prese con se fornendogli un ottima educazione e facendogli svolgere la carriera ecclesiastica, avviando i suoi passi sul cammino che avrebbe portato all'ascesa al Papato come Clemente VII, il primo pontefice della Famiglia Medicea. Per concludere il tentativo dei Pazzi di abbattere il potere dei Medici non aveva fatto che accrescere l'autorità del Magnifico.

 

Marco Portolano