La Guerra contro il Papato

Papa Sisto IV e il re di Napoli Ferrante sostenuto dal figlio Alfonso, dichiararono guerra a Lorenzo il Magnifico e a Firenze. Firenze sotto il punto militare era impreparata ad affrontare un guerra contro due potenze. Ferrante e suo figlio avevano come obiettivo di portare la Casa d'Aragona in Toscana. Le truppe napoletane dopo una settimana dalla dichiarazione avevano sconfinato nel territorio toscano. Il Papa inviò una lettera ai Fiorentini dichiarando che avrebbe restituito la grazia a Firenze solo nel caso in cui Lorenzo fosse stato consegnato nelle mani dello stesso Papa. Lorenzo si appellò alla decisione del popolo, a Firenze aveva molti nemici ma aveva piena fiducia nella cittadinanza. Fu stabilito un raduno di tutti i fiorentini più illustri. Nell'incontro Lorenzo espose che lui sarebbe sottostato alla decisione sacrificandosi in nome e in difesa della sua Patria. Jacopo de Alessandri parlò a nome di tutti i presenti, dichiarando che la città di Firenze avrebbe appoggiato il suo Signore. Come simbolo di fedeltà e di stima, fu nominata una guardia di dodici uomini che lo proteggesse in vista dei pericoli che avrebbe potuto correre in futuro. Mai come allora la città di Firenze aveva dimostrato tanta devozione per il suo <<Principe senza Corona>> Successivamente la Signoria istituì il comitato dei Dieci della Guerra, di cui Lorenzo era uno dei membri. Molte città vollero dare aiuto al Magnifico tra queste Milano e Venezia che inviarono un contingente sotto la guida di Gian Giacomo Trivulzio, da Versailles Luigi XI tuonava contro il Papa per <<l'attacco al nostro caro amico Lorenzo de Medici>> e Bologna fornì un passaggio per le forze alleate ed i quartieri d'inverno per le truppe, da Roma accorrevano i condottieri Orsini, parenti di Clarice. Il duca di Ferrara fu nominato comandante in capo delle truppe alleate. Nel frattempo l'esercito del Papa coadiuvato dalle truppe napoletane, dalla truppe di Siena, perenne rivale di Firenze, sotto la guida di Federico, duca di Urbino, si erano poste nella valle di Chiana. La campagna del 1478 di era conclusa con nessun risultato; entrambi i fronti avevano evitato di combattere sui territori sfavorevoli. Nella campagna del 1479 ci fu un indebolimento del contingente fiorentino: a Milano, l'attuale reggente Sforza aveva esiliato gli zii che si erano rifugiati a Napoli, collaborando così al progetto politico di Ferrante. I fratelli Sforza tornarono a Milano creando scompigli nella corte milanese, le truppe milanesi furono richiamate in patria e così anche il Duca di Ferrara. Ludovico dopo che cadde il governo del cancelliere Simonetta, divenne il governante di Milano. Firenze in quel momento in cui Milano era stata colpita dalla crisi politica, era estremamente in pericolo: il giorno in cui Ludovico salì al governo le truppe partenopee avevano espugnato le fortezze della Val d'Elsa. Nel ottobre del 1479 ritenne che la città non poteva affrontare un altra campagna, non poteva chiedere ai suoi concittadini nuovi sforzi finanziari così decise in tutto segreto di partire il 7 dicembre per recarsi a Napoli dal Re Ferrante. A Livorno si imbarcò su una nave mandata da Ferrante, i due si erano dati un incontro in segreto. Al suo arrivo a Napoli sul molo vi erano il Re Ferrante e Isabella, duchessa di Calabria amica d'infanzia di Lorenzo. Alla corte Aragonese Lorenzo fu ricevuto con stupore con tutti gli onori, dimostrò con grande abilità la sua arte del persuadere nei confronti di Ferrante che ormai influenzato dalla magnificenza di Lorenzo si accordò con lui, andando incontro anche all'opposizione di suo figlio Alfonso e di Sisto IV. La pace fu firmata nel febbraio del 1480 e solo dopo che Lorenzo ebbe raggiunto il suo scopo potè tornare nella sua cara Firenze. Il prezzo della pace fu per Firenze di scarcerare alcuni membri della famiglia dei Pazzi e che le roccaforti perse in Toscana diventassero ufficialmente possedimenti della città di Siena; inoltre mentre Lorenzo era ospite della corte aragonese Genova con un attacco lampo aveva conquistato la città di Sarzana e questa era ormai passata nelle mani delle Banca di San Giorgio. I progetti di Sisto IV si erano ormai ombrati, non aveva più alleati che potevano coadiuvare le sue truppe ed inoltre Maometto II il conquistatore di Costantinopoli aveva occupato il porto di Otranto. Quest'ultimo evento aveva terrorizzato il Pontefice che non sapendo più a chi chiedere aiuto, il re Ferrante da solo non poteva confrontarsi con l'impero turco così Sisto IV dovette riconciliarsi con la città di Firenze: furono convocate a Roma le famiglie più potenti di Firenze, e Lorenzo raccomandò a queste di essere molto diplomatiche e di comportarsi in modo umile ma dignitosamente, la riconciliazione con lo Stato Pontificio era per Firenze un punto fermo per il benessere di Firenze. Così il Papa concesse il perdono alle famiglie li convocate, rappresentanti la Repubblica Fiorentina; questa riconciliazione costò a Firenze quindici galere che furono impiegate per scacciare Maometto II. Anche il re Ferrante chiese a Lorenzo un aiuto economico, questi gli concesse diecimila ducati a condizione che i territori precedentemente occupati da Siena fossero di nuovo proprietà della Repubblica Fiorentina. L'inattesa morte di Maometto II, limitò la minaccia turca nella penisola italica. Lorenzo ancora una volta usciva vincente per le sue qualità diplomatiche. Molti studiosi ritengono che il Magnifico incitò Maometto II ad invadere il porto di Otranto proprio per dare una svolta alla guerra tra lui e il Papato.

 

Marco Portolano