Grotta di S. Elia Speleota

L'arrivo dello Speleota alle grotte di Melicuccà coincide con un episodio di recrudescenza delle invasioni saracene sulle coste della Calabria reggina, nel corso delle quali viene distrutta Taureana, sede vescovile. Le popolazioni costriere si spostano all'interno (Seminara).
Il complesso delle grotte di S. Elia Speleota, con i resti del contiguo cenobio basiliano e delle frabbriche annesse (cantina, mulino, necropoli, palmento, etc.), risalenti al X secolo, rappresente oggi una delle più cospicue testimonianze archeologiche della grecità bizantina nella Calabria meridionale.


La grotta grande

Sulla destra v'è una specie di acquasantiera in pietra che raccoglie l'acqua che gocciola da una vena che giunge proprio all'interno della grotta. Questo fatto ha già del prodigioso, data la struttora geologica del luogo: la sorgente detta "acqua del giardino di S. Elia" è molto più a valle, e nei secoli si è abbassata continuamente lungo la scarpata. Invece l'acqua della grotta continua ininterrottamente a gocciolare con un ritmo costante e quasi matematico!

Altri particolari del complesso:


Queste piccole concavità scavate sulla parete sembrano essere mensole per posarvi dei lumi

La grande grotta fu visitata dal vescovo di Mileto Filippo Mincione nel 1855; l'avvenimento fu immortalato da una lapide posta sul fondo della speloca. Il vescovo visitò devotamente la grotta e promosse lavori di restauro; a ricordo dell'evento fu apposta la seguente iscrizione riprodotta sotto a sinistra e trascritta a destra:


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