NOTIZIE SUL MONASTERO ITALO-GRECO

"S. MARIA DELLE FONTI"

 

Il feudatario Ogerio del Vasto, della contea di Brahalla (Altomonte), nel 1156, concesse ad alcuni monaci italo-greci il territorio dove sorgeva la chiesetta di S.Maria delle Fonti, o delle Acque, per erigere un monastero, che, in poco tempo, diventò un centro spirituale e culturale molto rinomato dove furono approfonditi gli studi classici, in particolar modo le lettere greche, e fiorirono amanunesi e innografi. Di questa loro attività ci restano alcuni codici antichi, di genere agiografico, e alcuni inni in lingua greca in onore di San Leonardo Limosino (XIV sec.) L'attività dei monaci portò grandi vantaggi al casale di Lungro, che beneficiò di più ampi territori e iniziò a svilupparsi in modo autonomo in quanto gli abati del monastero assunsero, nel tempo, i diritti di giurisdizione civile "in perpetuum". Il monastero estese la sua influenza sul territorio di Lungro fino al XV secolo, periodo in cui lo scenario storico del meridione d'Italia subì profondi cambiamenti. Nel XVI secolo fu trasformato in "commenda, sotto la giurisdizione di Roma. I monaci italo-greci, nel 1525, abbandonarono il monastero dove furono ospitati, per circa un secolo, alcuni monaci domenicani. Divenuto "commenda", il monastero passò sotto la tutela di cardinali, quali Giulio Roma e Niccolò Colonna. Questi cercarono di interessarsi del degrado dell'edificio, ma già nel XVI secolo, dopo il terremoto del 1456, esso presentava danni irreparabili. Nel 1845, come scriveva Pier G. Samengo, del monastero non si vedeva che un muro decrepito a causa, anche del terremoto del 1783, che lo distrusse definitivamente. Oggi, a ricordare la località è il toponimo "nd'Abatì" "via Abbadia".