Recensioni



Il libro di poesie "Stiddi a primavera" di Geppina Macaluso ha avuto larghi consensi di critica e di pubblico. Riportiamo le opinioni di personalità della cultura e alcuni giudizi critici apparsi su giornali e riviste.

“... Queste poesie di Geppina Macaluso, tutte in dialetto siciliano, hanno un’immediatezza ed una vitalità insolite. Il tema conduttore dell’ispirazione dell’autrice è l’amore inteso nel senso più vario del termine: nei confronti della natura e della vita; persino gli oggetti inanimati esprimono sentimenti d’amore come nel caso della poesia Bamboli. Appassionati e spontanei, questi versi mostrano la freschezza di un mondo interiore fanciullo che alberga in ogni uomo, gli echi dell’infanzia e del ricordo che si snodano attraverso un’espressione semplice ed efficace”.
Bent Parodi
Giornale di Sicilia


“... Le poesie di Geppina Macaluso hanno grande freschezza e delicatezza rappresentativa a cui si unisce la musicalità della parola. L’espressione poetica risulta naturale ed intensa, immediata e vibrante, legata a semplici esperienze di vita: la contemplazione del paesaggio, l’amore della natura e della propria terra, il sentimento religioso, la maternità, l’amore; gioie e crucci della donna comune, nobilitati da sincero genuino afflato lirico.
Nivulidda è un esempio di tenero giocoso divertissement; Natali, è ricco di tanto misticismo quanto la soavissima ninnananna che s’intitola T’haiu fattu ’na naca di sciuri; un forte sgomento è quello che coglie l’autrice in Un jornu di maggiu per la morte di dui ranni magistrati. Grande è la meraviglia della poetessa di fronte al mistero della vita, che si manifesta negli aspetti noti e pur sempre sorprendenti a chi sa cogliere bellezza ed essenzialità.
Alcune di queste poesie sono state musicate dal M° Sebastiano Occhino. Per illustrarle io vorrei una mano innocente e commossa come quella del Beato Angelico, il pittore degli angeli”.
Anna Maria De Francisco
mensile Nuova Sicilia


“... Da sottolineare il valore della scelta espressiva linguistica, l’affabilità della recitazione, il recupero della semantica, in senso diacronico, delle parole, la spontaneità e la semplicità dei versi la cui naturalezza si snoda sicura seguendo itinerari comuni della vita umana. Ne scaturisce un messaggio valido e, nello stesso tempo, certamente, costituisce la più forte connotazione della poesia della Macaluso”.
Pinella Musmeci
Gazzettino di Giarre


“... La poesia di Geppina Macaluso scaturisce da una straordinaria umanità pervasa da un profondo sentimento religioso. Nelle sue liriche, in vernacolo siciliano, si ritrovano i motivi eterni del cuore umano e da essi, in modo spontaneo, sgorga il canto della poetessa.
I versi provocano intensi sentimenti e liberano, elevandoci la nostra emotività. E soprattutto con la poesia Stiddi a primavera che Geppina Macaluso ci apre il suo grande cuore e ci consente di comprendere la sorgente delle sue liriche.
Stiddi a primavera è permeata da un sentimento di straordinario compiacimento per la natura. Nella contemplazione del cielo stellato, l’animo della poetessa in un primo momento sembra smarrirsi, poi ritrova la serenità in una visione religiosa del creato, sentimento che è presente in diverse poesie.
Un’altra componente, di particolare significato, nella sua arte è l’amore. Su questo tema, che è ricorrente, mi piace segnalare la poesia Ma chi voglia d’amuri.
Non mancano versi che riflettono un’accorata partecipazione ai tragici eventi che hanno colpito la nostra terra, come quelli di Un jornu di maggiu, dove si rievoca, con profonda commozione, la strage in cui perdettero la vita il giudice Falcone, la moglie, Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta.
Tuttavia, a ben considerare, i motivi ispiratori dell’arte della Macaluso hanno un comune denominatore: l’amore. Amore verso Dio, amore verso il prossimo, amore verso la natura.
Geppina Macaluso è un’autentica poetessa e della sua poesia abbiamo posto in luce i motivi ispiratori perché possa essere compreso appieno il significato della sua arte”.
Jolanda Scelfo
Giornalista e consigliere nazionale Federazione Italiana
dei Club UNESCO
(Dalla presentazione del libro Stiddi a Primavera al Club della Stampa di Catania)


“... Dalle atmosfere nebbiose di Enna a quelle solari di Giardini Naxos il passo non è breve. Eppure Geppina Macaluso è riuscita a congiungere i due estremi... climatici con la sua arte poetica che trae ispirazione proprio dall’azzurro mare di Naxos e dalle verdeggianti distese della Valle dell’Alcantara”.
Rodolfo Amodeo
periodico “Noi dell’Alcantara”


“... La sua poesia non è soltanto un susseguirsi di versi in dialetto, è piuttosto la sintesi poetica di un percorso emozionale.
Un viaggio introspettivo il cui mezzo di locomozione è il più semplice e rapido, il dialetto della sua terra, capace di comunicare le sensazioni di un vissuto quotidiano forse meglio di ogni altra forbita ricerca linguistica”.
Giovanni Carbone
mensile “La freccia verde”


“... Geppina Macaluso esprime nelle sue poesie, con una delicata sensibilità femminile, i sentimenti, le emozioni e la gioia di vivere che prova di fronte ad un cielo stellato di una notte primaverile, alle onde del mare, ad un evento tragico, come l’assassinio di due coraggiosi ed onesti magistrati in lotta contro la mafia, allo sguardo di due innamorati e alla bellezza della natura”.
Silvano Privitera
La Sicilia


“... Versi che diventano colori, luci, immagini. Parole che raccolgono suggestioni e le restituiscono arricchite di emozioni”.
Antonio Di Stefano
Taormina Magazine


“... Geppina Macaluso possiede la felice disposizione dell’intelletto e la fervida commozione del cuore e della fantasia, necessarie ai poeti. L’intimità dei suoi versi riflette un animo particolare e singolare che fa vibrare tutto il cosmo, permeandolo di un sentimento nitido e schietto che spazia nella natura senza perdere mai il contatto con la realtà quotidiana”.
Francesco Bottari
Tribuna di Giarre


La poesia fatta col cuore


Geppina Macaluso è ufficialmente poetessa da un paio d’anni, benché abbia sempre scritto, seppure solo per sé. Ma un paio d’anni sono bastati a mettere insieme un curriculum di tutto rispetto, con concorsi, premi e numerosissimi recital. Gira per la Sicilia, questa nostra poetessa, recitando i suoi versi ed incontrando ovunque approvazione e consensi. E’ in un certo senso fortunata, perché l’editore che la pubblica - e suo primo sostenitore - è il marito Giuseppe Algozino, che, in un brevissimo lasso di tempo ha dato alle stampe, per la Target Editrice, una dopo l’altra due raccolte di poesie dialettali: «Stiddi a primavera» e «Comu acqua di surgiva».
Dice la poetessa: «Il fatto di esprimermi in lingua siciliana mi dà la possibilità di mettere fuori tutte le mie emozioni. E poiché sono molto ricettiva, queste emozioni si trasformano immediatamente in poesia: cioè non sono io che cerco la poesia, bensì è la poesia che cerca me». La Macaluso scrive di getto, sotto la spinta degli eventi e delle sensazioni che si destano in lei: «Io considero il braccio o la mano un prolungamento della mia anima. La poesia, quando la metto su carta, è già pronta nel mio incoscio, nella mia anima: io non debbo fare altro che trascriverla». Una gestazione indolore che eccezionalmente risparmia alla poetessa tormenti formali che solitamente affliggono gli artisti. Aggiunge ancora: «E’ per me un modo di ascoltare me stessa, di entrare in contatto, perciò, col profondo e anche col divino: infatti non poche poesie si potrebbero definire preghiere». Le poesie della Macaluso hanno una grazia gentile e delicata ed è forse per questo che ai numerosissimi recital suscitano tanta emozione. Dice, a proposito della scelta del dialetto, Giuseppe Algozino: «La Target è una piccola casa editrice, ma ha le idee chiare: noi ci rifiutiamo di essere omologati linguisticamente, perché abbiamo dei vernacoli molto belli. Quello della zona centrale può essere la koiné, per quanto riguarda il siciliano, perché è melodioso, dolce, e lo dimostrano queste poesie». In un momento in cui sembra che le peculiarità rischino di scomparire, il recupero del dialetto, della lingua che è appartenuta ai nostri padri e ai nostri nonni, è senz’altro meritoria. Aggiunge Algozino: « E’ inoltre una lingua poeticamente valida, più dell’italiano, perché non è usurata. Quindi noi abbiamo privilegiato il siciliano, è questa scelta è stata premiata. Considerata lingua incolta, lingua di sottocultura, il nostro dialetto è stato finora utilizzato, in poesia, da persone che non hanno un retroterra culturale molto solido. Mentre io ritengo che la poesia, in qualsiasi lingua nasca, è universale e non va decodificata: chi ascolta deve solo, volendola decodificare, usare il cuore».
Poesie fatte col cuore, parola ormai desueta, e da ascoltarsi col cuore, senza porsi troppe domande. Come questa: «E’ chistu mu chiamati vui Natali / s’un c’è ’n angulu di terra senza guerra / unni u frati assicuta l’autru frati / finu a quannu un lu lassa stisu ’n terra / chiamatilu chiuttostu festa ’i genti / ca ridi mangia joca e iè cuntenti / ma di Natali ormai nun c’è cchiù nenti».

Finetta Guerrera

La Sicilia, giovedì 5 agosto 1999
Terza pagina (cultura, società, spettacolo)