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31 dicembre 1999

"Sapiri e sapuri" di Jole - un libro del mangiare mediterraneo

MAIERATO - Ha come sottotitolo "il libro della cucina", ma il volume "Sapiri e sapuri", di Jole Silvaggio, si può a ragione definire il libro del mangiare mediterraneo, del nutrirsi sano. Edito dalla Mapograf, il volume raccoglie tante ricette che hanno radici nel mondo contadino del laborioso centro vibonese, con ingredienti che rano frutto del faticoso lavoro dei campi e costituivano i cosiddetti "piatti poveri", che adesso (come abbiamo le abitudini...) arricchiscono la tavola di tutti e vanno sostituendo le richhe pietanze di una volta. Jole Silvaggio, insegnante legata a quel mondo che traspare dal suo libro, riesce ad accompagnare il lettore attraverso un viaggio simbolico che ha come tappe i primi piatti, i legumi e le verdure, il pesce, la carne, le frittelle e le frittate, le conserve e i sottaceti, i dolci, i liquori, i preparati per le ricorrenze religiose. Un mondo che appartiene a tutti, non solo a coloro che l'hanno vissuto in prima persona, per quella capacità di tramandare che caratterizza la nostra gente, per quella semplicità e ritualità di gesti che diventano quasi sacri. Con titoli in perfetto dialetto maieratano e istruzioni chiare che lasciano spazio alla fantasia dei lettori, l'autrice ci presenta i fileja in tutte le combinazioni, il cuscusù, gli spaghetti fatti in casa, la "pasta schiccia cu a suprassata e cu i funghi", i vermicelli, a "suriaca russa cu a cucuzza gialla", lo stufato con i fagioli, le melanzane in tutte le salse, la "panaciata". E poi le più svariate pietanze di pesce, a base di stocco, baccalà, sarde, tonno e "ninnata", e la carne con i vari bolliti, trippa e "vavalaci" per passare poi alle "vecchie", le frittelle a base di ingredienti umili ma saporitissimi. Tra i dolci la pignolata, i "gravioli", i "nacatuli", mentre il "rosolio", che veniva esibito con il ramoscello nella bottiglia, è il principe dei liquori. L'ultima parte riguarda la cucine riferita alle ricorrenze religiose, che va da quelle di San Giuseppe ai piatti di Carnevale, alla cucina di Natale. E tra un piatto e l'altro, che fanno bella mostra di sè in splendide fotografie, alcune note sulla tradizione e la cultura del posto. Come la "Purgia di Santu Nicola", un piatto di grano bollito che le mamme preparavano la sera del 5 dicembre con accanto un cucchiaio e un bicchiere d'acqua, per la "visita del Santo" che portava i doni ai bambini. Un viaggio quello di Jole Silvaggio, tra la cucina e la storia semplice e vera di un popolo.