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E' forse l'artista che ha avuto la carriera più difficile nella
storia della musica e solo dopo l'uscita del suo primo album solista, nel 1972, che il
pubblico si accorge di lui, grazie soprattutto alle lodevoli note che la rivista Rolling
Stone gli dedicò. Era però oltre un decennio che Roy Buchanan suonava come session
man conquistandosi una fama quasi leggendaria.
Nato a Ozark in Arkansas il 23 settembre 1939, figlio
di un predicatore, cresce a Pixley in California ascoltando soprattutto gospel e folk.
Inizia lo studio della steel guitar verso i nove anni poi a circa quindici anni si
trasferisce prima a Los Angeles e poi a San Francisco. Nel 1958 entra a far parte del
gruppo di Dale Hawkins, dove sta per tre anni, il suo contributo a rendere "Suzie
Q" un hit internazionale è fondamentale, infatti l'assolo di chitarra inventato
da James Burton viene ripreso e migliorato in modo eccezionale da Roy. Suona rockabilly
anche con il fratello di Dale Hawkins, Jerry, e tra tour e registrazioni varie Roy diventa
un axeman molto richiesto nella zona tra Sheveports e Los Angeles; incide anche con Bob
Lunan per la Warner. Durante un tour a Toronto Dale presenta Roy a suo cugino Ronnie
Hawkins, Roy per un pò di tempo entra a far parte del gruppo di Ronnie, the Hawks, qui
incontra un giovanissimo Robbie Robertson che comincia a muovere i primi passi
nell'ambiente musicale. Lo stesso Robbie Robertson ricorda "Era grande,
grandissimo, il miglior chitarrista che io abbia mai visto. Mi ricordo di avergli chiesto
come aveva sviluppato il suo stile e lui mi ha risposto che era un lupo, per metà".
Nel 1959 Roy riesce ad incidere anche alcuni singoli a suo nome "After
Hours" per la piccola etichetta Bomark e "Mule Train Stomp"
per la Swan nel 1961. Nel 1962 partecipa insieme a Al Downing al singolo di Bobby Gregg
"The Jam" che entra nei Top 30 di quell'anno. Il 1963 è l'anno del
trasferimento a Washington D.C., la città di sua moglie Judy, quì suona nei clubs con
varie bands da lui formate, ma le difficoltà a trovare ingaggi buoni lo costringono a
lavorare part-time come barbiere senza però abbandonare la sua fedele Telecaster; in
questo periodo affina sempre di più il suo personale stile chitarristico sperimentando
suoni particolari con il feeback, il distorsore e il fuzztone. Fino alla fine dei '60
impartisce lezioni di chitarra e suona regolarmente al Crossroads Club di Bladensburgh nel
Maryland, incide alcuni demos con la band del momento "The Sound Masters".
Finalmente la stampa comincia ad occuparsi di Roy Buchanan e Rolling Stone lo
definisce "Il miglior chitarrista sconosciuto del mondo", corre voce che anche i
Rolling Stones lo vorrebbero con loro per sostituire Brian Jones. La Polydor che si
comincia a muovere sul mercato americano lo mete sotto contratto e incarica il produttore
Bob Johnston (Bob Dylan, Leonard Cohen) di occuparsi di Roy, affiancandolo ad un'altro
emergente, Charlie Daniels.La collaborazione con Daniels, dal 1969 al 1971, è
abbastanza prolifica ma il progetto discografico che che doveva sortire dalla
collaborazione dei due non venne mai alla luce, il titolo avrebbe dovuto essere "The
Prophet", perché dopo l'ascolto di alcuni demos la stampa e la critica locale
stroncò il progetto sul nascere e ciò dissuase la Polydor ad ultimare il
lavoro. Alcuni brani di quello sfortunato disco vennero pubblicati nel 1992 nell'antologia
"Sweet Dreams: The Anthology". Le strade di Roy e Charlie si divisero e anche
Bob Johnston abbandonò l'idea.
Pur senza aver inciso nessun disco Roy Buchanan riesce a fare il tutto esaurito alla Carnegie
Hall; nel frattempo Tom Zito da alcuni set di registrazioni riesce a mettere
insieme il materiale necessario per incidere il primo disco di Roy, questo avviene nel
settembre del 1972, intitolato semplicemente "Roy Buchanan". Roy disse che la
registrazione in studio durò soltanto cinque ore, cio non impedì che fosse un ottimo
album, un mix di Blues e Folk che rifletteva in pieno i trascorsi musicali di Buchanan
supportato da assoli di chitarre limpidi e precisi. Le vendite dopo un'anno raggiunsero la
ragguardevole cifra delle 200.000 copie vendute. In verità il vero primo disco di Roy fu
un'autoproduzione dei primi anni settanta "Buch and The Snake Sretchers",
passato inosservato ha raggiunto negli anni successivi notevoli quotazioni di mercato,
mantenendo anche nella ristampa la sua originale confezione con il sacchetto di iuta.
La Polydor visto il successo del primo disco pubblica nel febbraio del 1973 "Second
Album" il miglior disco in studio inciso da Buchanan, un perfetto connubio tra Blues
e Musica delle radici, un successo di vendite di mezzo milione di copie.
Il cruccio principale di Roy Buchanan è la scarsa propensione al canto, tanto che egli
preferisce molto suonare brani strumentali, ma per motivi commerciali la casa gli impone
di collaborare con dei cantanti e Roy ne cambia molti fino a quando non incontra Billy
Price, un buon cantante con una spiccata tendenza all musica nera. Con Price Roy,
sempre nel '73, incide il terzo disco "That's What I Am Here For"
mantenendosi sugli standard dei precedenti lavori. Con il quarto album "In Te
Beginning" (in Europa con il titolo"Rescue Me") si anno i primi segni di
appannamento. Le cose vanno meglio con il successivo "Live Stock" registrato
alla fine del '74 a New York, performance di notevole effetto. Nel Frattempo il contratto
che lo lega alla Polydor si scinde (almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti) e con
l'Atlantic pubblica il suo sesto album "A Street Called Straight", seguito da
"Loading Zone" , lavori dignitosi ma molto lontani dai primi, con sonorità
funky rock non particolarmente brillanti. Il secondo live, del '78, "Live In
Japan" (ormai introvabile) migliore del primo contiene una versione stupenda di "Hey
Joe"; un grande omaggio a Jimi Hendrix.
Il sodalizio con l'Atlantic si chiude con l'uscita di "You're Not Alone" il
migliore in studio di questo periodo.
Nel 1980 è la volta di "My Babe" con l'etichetta "Waterhouse",
lavoro da dimenticare; il momento più basso della carriera.
Da questo momento Roy scompare dalla circolazione, assillato da problemi esistenziali,
dall'alcol e dalla droga si rifugia con la sua famiglia a Reston in Virginia. Nel 1985
rientra in scena con un contratto con l'Allligator e pubblica i suoi ultimi
lavori " When a Guitar Play The Blues" (1985), "Dancing on The Edge"
(1986), "Hot Wires" (1987); ottimi dischi a cui si alternano tournees in Europa
e in Australia, Roy sembra un uomo rinato ma purtroppo non è così, la dipendenza
dall'alcol non gli evita di essere arrestato per ubriachezza ed il 14 agosto 1988 il
nostro Roy s'impicca nella prigione della sua città.
Scompare uno dei più grandi talenti chitarristici di tutti i tempi, sottovalutato da
pubblico e critica, introverso e schivo, tormentato da problemi esistenziali ha vissuto
una vita travaglita e sofferta come testimonia il brano "Dual Soliloquy"
(sull'antologia Sweet Dreams) performance acustica di struggente carica emotiva. |