La Mano Negra in America latina 2/94

  Questi due ultimi anni sono stati segnalati all'essere o non essere della Mano Negra. Tutto incominciò nel '92 a bordo di una nave da carico che navigò per tutta l'America del sud e raggiunse nel passato inverno "il percorso" in treno per la difficoltosa via ferroviaria colombiana - fra narcos, guerrilla e esercito -. Questa doppia avventura li ha trasformati in gruppo musicale più popolare dell'America Latina. Manu Chao, il leader della formazione spiega a Ajoblanco la sua vita dopo questa fuga verso il sud che si è concretizzata con la pubblicazione di Casa Babylon. Un nuovo lavoro - e sono cinque ! - dove la cultura multirazziale fa esplodere i sentimenti a base dei ritmi cubani, perversioni di salse e energia cubana. Sempre dalla loro parte, i membri della compagnia teatrale La Royal de Luxe sono stati gli autentici motori di ciascuna traversìa. E prima di tutto, il suo nuovo grido di guerra: (di Manu)


  Mentre ci distraevamo con tutte le piccolezze del '92, nella città francese di Nantes s'immaginava una iniziativa che avrebbe fatto sorridire lo stesso Fitzcarraldo. una compagnia di teatro e un gruppo musicale avevano convinto il municipio e il governo nazionale affinchè, con un finanziamento minimo, le pagassero un viaggio particolare per le americhe alla ricerca del loro Eldorado. I membri della Royal de Luxe e i componenti della Mano Negra non avevano saputo - né voluto - dissociare la vita dall'arte e sebbene questo suoni grandiloquente, è questo carattere quello che distingue dalla maggior parte. Disposti sempre a rompere le frontiere, la prima barriera che fanno a pezzi è quella dello scenario e l'atto in seguito rappresenta questo prossionalismo che oggi nei giorni riempe tante bocche di una vocazione necessaria che li umanizza. " Quella del carguero era un'idea con la quale ci eravamo ubriacati tante volte con la gente del Royal. Dei nostri giri per l'america latina eravamo giunti alla conclusione che il circuito rock dove ci muovevamo limitava l'accesso al nostro pubblico naturale per il mero fatto di comprare i biglietti ai concerti. Più del 90% della popolazione non poteva venire a vederci. Con la nave all'offrire i concerti gratis, avevamo una opportunità incredibile per metterci in contatto direttamente con la gente della strada". Spiega Manu.

  Venezuela, Colombia Messico, cuba, Santo Domingo, Brasile, Ecuador, Uruguay e Argentina furono i paesi che ricevettero la visita dei Mano e della Royas duranti tutti i mesi di questa lunga traversia per l'atlantico. Attori musicisti trasformarono la nave in una specie di circo itinerante e il giro fu battezzato con il nome Barrio 92. "Con il pretesto della barca portavamo la nostra struttura in quartieri marginali come quello di Marìn in Caracas dove la gente di classe media e gli studenti del posto andavano per la prima volta nella loro vita ad un concerto. In Rio de Janeiro, per esempio, ci mettevamo in una favela di Rosinho, che la più grande dell'america latina e così dammo a queste zone, delle quali si parla solo per temi di delinquenza e droga, un protagonismo specifico di carattere festivo e attrattivo. Pretendevamo di eliminare certi pregiudizi. Mostrare che questi quartieri maltrattati necessitavano solo attenzione e rispetto per dinamizzarsi e generare attività che svegliasse l'interesse del resto della città. Si facesse basta a maltrattarli come gente del Ghetto.

  Per la precisione la crudezza del viaggio non si viveva in questi quartieri, ma nella propria barca. " Era un carguero che praticamente era in pessime condizione e nelle sue ultime ore. La tripulazione durò tutti i sei mesi che durò il giro collocati nella sala delle macchine. Se in coperta avevamo 40° gradi, quelli stavano a 60°. In ogni momento si scopriva una nuova avaria, una fuga di acqua o una fuga di di combustibile. L'incertezza che avevamo nel viaggio era sempre presente, e non solo per lo stato della barca ma per i litri e litri di gasolio che dovevamo ottenere per realizzare la traversia. Era una autentica guerra far sì che la barca arrivasse alla meta. I problemi di denaro erano asfissianti fino all'estremo che Philippe, l'incaricato a controllare tutte le spese, perdette un dito all'appendere il telefono dopo una discussione. La tensione che si viveva in quella stanza era incredibile e io molte volte sparivo perchè sapevo che non avrei retto a quello. Realmente il merito di quella esperienza lo si deve alle sofferenze e a quelli che si incaricarono di gestire la faccenda". Per la loro parte, i membri del gruppo decidettero a rinunciare al loro cachè e ottenere una paga mensile assegnata dal governo francese equivalente al salario minimo interprofessionale. " Guadagnavamo 5000 franchi al mese, una somma che con l'insieme dei giri ci bastavano per un giorno, ma era l'unica maniera con la quale avremmo potuto suonare gratis giacchè se presentavamo il nostro progetto con i nostri cachès normali la barca non sarebbe partita".

UNA SFIDA

  L'odissea della barca si convertì a sua volta in una sfida per i componenti della mano negra. Il gruppo durava da cinque anni da solo e con rischi e il fantasma della dissoluzione planava ogni volta con più forza sopra le loro teste. L'alto prestigio della autogestione in cerca del massimo grado di libertà sembrava passargli problemi. Le discussioni con la produzione, l'esaurimento di un lavoro giornaliero, alternando i compiti dello studio con il contesto e pressioni di questo tipo asfissiavano l'esistenza di un gruppo che era nato spontaneamente e ogni volta si sentiva più intrappolato nelle reti che da solo aveva tessuto. Troppi compromessi. Paradossalmente, tutte le vicissitudini che succedettero lungo i sei mesi di traversìa, invece di confermare al dissoluzione dei Mano negra, li unì in una forma sorprendente. L'esperienza servì affinchè lasciassero le cavolate e ritornassero più fortificati che mai. " ci furono dei momenti fortissimi e dei momenti terribili, momenti fantastici... il giro fu lunghissimo... e quello fu tutto. Tutto.", esprime con rotondità Manu.

  "Un gruppo di 14 persone convivendo durante cinque anni, senza stare a casa ne vedere la propria famiglia sempre genera crisi. Credo che è salubre. Il momento più critico dei Mano Negra fu prima di imbarcarci. Tutti sapevamo che durante il tragitto, tanto potevamo uccidere il gruppo che rinascere di nuovo. Sorprendentemente, la barca fu il luogo dove trovammo la libertà, scoprimmo che la Mano negra non poteva continuare ad essere un gruppo rigidamente stabile che obligasse i suoi componenti a contraere un compromesso di esclusività. Se uno vuole dedicarsi ai tatuaggi, prendersi delle vacanze o fare qualsiasi altra cosa no lo impediremo che rompa il carnet della partenza. Ora non saprei dirti quante persone fanno parte dei mano negra. Oggi siamo tre di promozione, quanto usciamo nei giri saremo venti e quanto registriamo nello studio un giorno saremo due e l'altro cinque. La mano negra è sopra tutto un punto di incontro fra molta gente dove chi vuole mettersi si mette e chi no, e dopo si trova un riposo per poi tornare.

  Lo stesso Manu tuttavia non si sente importante all'interno del gruppo nonostante sia portavoce e possieda l'autorità nella maggior parte dei temi del gruppo. " Io stesso lasciai momentanemente il gruppo per accettare un invito del musicista egiziano Alì Hassan Kuban nel quale chiedeva che le producessi il suo nuovo disco. Non vorrei che con il passare del tempo dovrei rinfacciare alla Mano negra il aver perduto opportunità come questa. Prima della barca avevamo la sensazione di essere incarcerati e questa esperienza ci mise insieme.". Ma è impossibile negare che tanto se egli come due, o tre persone della formazione decidano abbandonarla, Mano Negra rimanga abbastanza indebolita.

L'ESPRESSO DI GHIACCIO

  Di fatto l'ultima avventura del lider dei Mano Negra la inventò egli insieme a uno dei tecnici de la Royal. La colombia era un paese che sempre l'aveva interessato e la via ferroviaria che incrocia tutto il territorio, per dove non circola un solo treno era una tentazione troppo grande come non estrarle un profitto. In realtà fù Cocò - de la Royal - che lo scaldò con la proposta di construire un piccolo trenino adeguato alle rotaie per percorrere in duetto i luoghi più nascosti del paese portando distrazione, diversioni e festa. "L'idea iniziale era tanto semplice come arrivare a tutti questi paesi contadini dove non si sono abituati ad avere feste e offrire uno spettacolo per i bambini. Cocò avrebbe portato il materiale di base per fare teatro e io lo avrei accompagnato con solo la mia fisarmonica e una chitarra. tutto il progetto fu generato nella nave e era come la contestazione a noi stessi tanto che supponevo una fuga dalle città e di tutto il caos urbano nel quale sempre abbiamo vissuto. La nostra intenzione era arrivare in questi piccoli paesi persi nel territorio arido dove sembra che nessuno passi. Tutto si distorse quando andammo a chieder il permesso alle ferrovie di Colombia e ci portarono in una spianata in piena foresta dove c'erano tutti i treni del paese dagli anni '10 al 1975. Quello era impressionante, avevamo tutta una flotta di treni a nostra piena disposizione e il progetto si gonfiò di tale maniera che alla fine solo facemmo il 10% di quello che avevamo creato nella nostra immaginazione.

  Così nacque Il treno di Gelo, una locomotiva di gelo e fuoco che fù battezzata con questo nome in omaggio a Grabiel Garcia Marquez e alla sua opera Cento anni di solitudine. Era il mese di novembre del '93 e il punto di partenza non poteva essere altro che la stazione di Santa Marta ("Santa Marta ha il treno", recita la canzone popolare). Per portare alla fine il progetto tanto arruffato ci fu bisogno di quasi un anno di preparazione. " Dovemmo negoziare il percorso con i capoccia di ogni paesino così con la guerrilla e i differenti gruppi paramilitari. Ma chi risultò più difficile a convincere fu proprio l'ambasciatore francese dato che egli è il responsabile della vita dei francesi in Colombia e quella si prospettava come un'autentica avventura. Ci mettevamo in posti totalmente proibiti e pericolosi che molta gente dello stato solo conosceva perchè erano nella cartina ma che nella loro vita avevano pestato per paura di non ritornare. Passavamo per i territori di Escobar, della guerrilla, e sciupavamo più energie per convincere il diplomatico francese che i militari e i narcos.

TIMORI E LACRIME

  L'avventura si presentava talmente dura e rischiosa come arricchente e emozionante. Non invano, delle sessanta persona che formavano l'equipe di partenza solo rimase la metà fino all'arrivo a Bogotà."C'erano momenti in cui sognavo di andarmene via ma il ricordo e la esperienza furono incredibili". afferma Manu. A differenza della nave, in questa occasione nessuna istituzione francese avrebbe potuto ricoprire economicamente parte del progetto. Sebbene, in questo sentimento, tanto Manu che i membri de la Royal non persero troppo tempo convinti che le loro tesdardaggini gli avrebbero permesso a ritornare a mostrare che è possibile rappresentare cose d'avanguardia senza dover dipendere dal denaro pubblico. " in un certo modo, per noi il problema economico non era tanto grave perchè già guadagnavamo denaro per altre vie e le nostre famiglie potevano mangiare nonostante facessimo queste robe da matti. Ma con correre la voce del nostro progetto questo fù notato da molta gente che ci conosceva e che stava senza lavoro, o incluso specialisti nel cinema e meccanici bravi molto remunerati nei loro lavori. L'idea li attraeva tanto che erano disposti a collaborare in essa con la minima remunerazione. Quando arrivarono in colombia le esponemmo la situazione e le offrimmo un biglietto di ritorno in Francia. Fu una sorpresa molto grande vedere che la maggior parte di quelli decidevano di restare e lavorare per soddisfazioni personali. Quello fu tutto ciò che ci diede più forza e fece sì che incominciammo a credere che il progetto che avevamo creato realmente valeva la pena. Solamente per quei gesti valeva la pena averlo fatto.

  L'impresa non era facile e i timori si acutizzavano giorno per giorno al comprovare che i notiziari del paese non davano mezzi per coprire gli atti di violenza che nascono da tutti gli angoli del territorio colombiano. " I giornalisti ci venivano a trovare con le lacrime per consigliarci che quella notte non salissimo nel palco perchè ci avrebbero ucciso. Ma alla fine erano solo timori che si sgonfiavano e ognuna delle nostre rappresentazioni si convertiva in una festa. Era impressionante vedere 10000 persone bere senza fermarsi, la maggior parte di quelle con una pistola nella cintura e nè un solo sparo sentire.

  Una delle fermate più pericolose nel tragitto del El Expreso del Hielo era quella di Barranca Bermeja, la città più violenta di una nazione che ostenta una media di 29000 omicidi in un anno. "Ci dissero che se ci fermavamo lì solo ci restava una notte. Inoltre lì al lato hanno la Texaco e questo generava fra la gente un odio terribile verso lo straniero. Finalmente ci rimanemmo una settima e non ci successe assolutamente nulla. Con questo neanche voglio dire che sia falsa l'esistenza della violenza. La prima immagine che vedemmo in molti dei paesi per dove passavamo era la sfilata di donne in lutto dietro un cammino di feretri del cimitero. Questo ti rimane inciso, ma anche ci sentivamo soddisfatti che non passasse nulla quando noi ci assentavamo in un luogo dove prima e dopo del nostro arrivo gli assassini e le lotte erano moneta corrente. La Mano Negra non cambierà il mondo ne niente per lo stile, ma per questa settima di pace tutto il mondo diceva O.K. In un primo momento eravamo una specie di attrazione ambulante che poteva aggredire l'intorno con associazioni di idee come quella del relazionare i nostri tatuaggi con simboli omosessuali e carcerari. Ma alla fine di due ore, quando dimostravamo che eravamo più poveri di quelli che chiedevamo loro da mangiare, che assumevamo con tutti i ferri del montaggio e che non pretendevamo più che passare bene la giornata, rapidamente ci gettavano un cavo e connettevamo con loro. Anche avemmo l'intellingenza di evitare che quelli dell'esercito si mettessero nel treno con l'idea di proteggerci. Se lo avessimo fatto, forse ora non saremmo potuti restare quì per raccontarlo.

IL BAMBINO DELLA STRADA

  C'è un tono particolare nel discorso di Manu che per il momento sembra decantarsi verso un paternalismo incoscente. L'adozione di Jhonder un bambino di strada colombiano che partecipa in casa babylon e al quale gli stanno trasmettendo le carte affinchè arrivi a Parigi e si integri al gruppo, anche alimenta certi bruciori rispetto alla forma di rappresentare dei Mano Negra. Forse questo è il pericolo di essere un qualcosa in più di un gruppo musicale, che si muovi attraverso un'idea sociale dove non sono molto chiare le frontiere fra solidarieta e beneficenza. " credo che la gente ci voglia e ci segua perchè siamo onesti. La mano negra è un gruppo musicale per passione ma come esseri umani esponiamo pubblicamente ciò che pensiamo.Sempre che sia onesto un gruppo musicale o un artista può fare molte cose per migliorare il comportamento sociale. Nel caso per esempio dell'integralismo islamico, se Khaled (musicista algerino )dice solo tre parole critiche al respetto può cambiare la gioventù algerina che ora è islamista. In certa maniera già lo fa ma non può essere più esplicito perchè ha paura e questo è normale dato che la famiglia vive a Oràn. Dhaled è un vecchio che mi incanta solamente con il suo sorriso vedo che in lui non c'è tranello. Ora bene, l'onestà nella musica non la ho più chiara che nella politica o nel calcio. Tutto è la medesima merda. Io spero che noi diamo almeno una immagine di onestà giacchè continuare a lavorare in libertà ci ha costato molto. molti musicisti nei quali credevo quando avevo 15 anni mi sono caduti in basso al conoscerli e vedere come rappresentavano. Ma questo ti dà più forza. Non ti dirò nomi - sebbene so che Iggy Pop sono fra quelli - ma sono molti i quali nelle loro canzoni e nella loro musica danno un messaggio e poi vivono e fanno azioni in forma totalmente opposta. La mano negra è semplicemente arte, vita e commercio. Non c'è da dimenticare che l'artista sempre deve avere relazioni con il denaro per mangiare. Questo è il problema, non già dell'artista, ma dell'umanità da tanti secoli. I musicisti possono soffrire la pressione delle multinazionali ma è molto peggio ciò che patiscono i pittori nelle gallerie d'arte.

  Gli anni del compromesso e lotta sociale che hanno mantenuto in piedi la struttura della mano negra le ha dato un radar molto preciso capace di intercettare l'onda giusta tra la moltitudine di sonde che saturano lo spazio di ingiustizie, lotte, scontri e i più diversi conflitti. Forse per questo quando eravamo nel pieno tragitto colombiano ci sintonizzammo in pieno con il risveglio degli indigeni del chiapas. La reazione fu immediata. Acciuffammo uno dei temi che già avevamo ottenuto, le cambiammo il testo e le mettemmo un titolo sufficentemente esplicito.

  Questa è la presentazione di Casa Babylon " Non è che siamo d'accordo con qualsiasi guerilla per esempio fra quella di Sendero Luminoso e che guevara ci sono anni luce. Quella del Chiapas ci odorò come movimento sano dal principio... la guerilla in colombia si è imbruttita... promuovere la querilla in colombia è molto complicato. Non è che sia contro ma nemmeno mi hanno convinto affinchè sia a favore. Ci sono troppi interessi incrociati. Con il chiapas fu differente e già una volta in Parigi mi passarono un copia della vostra rivista nella quale si poteva leggere la dichiarazione della selva lacandona di Marcos. quell'articolo era geniale nel contenuto.

LA LOTTA CONTINUA

  La mano negra fuggì in america in cerca di avventure e rincontrò nelle loro persone la forza che sembrava aver perso. Ritornarono a casa con le pile ben cariche e questo permise loro rifuggire dallo scetticismo che regna nel continente europeo e ritornare in lotta con più impeto. " e' verità che lì c'è molta più sensibilità ma quì anche ci sono mille cose da fare. La guerilla stà arrivando tanto la buona come la cattiva. In francia per esempio ogni giorno si aggrava il problema dell'islam. Qualsiasi moro di 14 o 15 anni è islamista e questo già è una guerra. Una guerra di insegnamento. Ma nella medesima maniera critico l'integralismo nazionale del fronte nazionale. L'europa sembra ritornare al medio evo e quello che si avrà nei prossimi cinque anni lo dovremmo sapere combattere ora. Ciò che succede in italia è terribile. Voglio pensare che c'è molta gente cosciente di quello che succede e che questo permetterà di cambiare il futuro. Nessuno crede nei partiti politici. Io sono democratico credo nelle elezioni ma A chi devo votare ? a chi posso votare ? a nessuno. Prima a questi problemi non sapevo che ripondere. Non vado a votare perchè tutti sono uguali a gilipollas e nel medesimo tempo non perdevo questo diritto di voto. Mandela passò 25 anni in un carcere per potere votare. E quando ci lasciano il diritto di voto noi ritorniamo a morire per poterlo riavere Ma votare a chi ? Tutta la mia vita da quando nacqui mai votai per qualcuno ma contro a qualcuno E' questo già qualcosa di insano. Ora già non sò nè a chi votare contro perchè non so chi è il peggiore. La gente della strada già non crede a niente. C'è una fatalità fra la gente che ci porta a non reagire. L'immagine di una famiglia seduta davanti al televisore e beffarsi del primo politico che è in televisione è comune in tutto il mondo. La democrazia che viviamo è assurda e per ora non si è inventato niente peggio di questo. Alcuni pensano che la mano negra è anarchica, radicale o già che sò ma io ripeto sono democratico. Sebbene la mia idea di democrazia del sudafrica è che mandela sia al potere grazie all'interesse delle grandi compagnie economiche di rompere il blocco e negoziare. I politici sono prigionieri della economia e l'economia è pura mafia. Così è come si crei un circolo vizioso e una volta che ti metti dentro è impossibile uscirne. La democrazia nel mondo stà sotto la democrazia dell'economia La democrazia sognata è Babylon

Babylon è la terra sognata da Bob Marley -"L'unico artista realmente world music che sia esistito" dice Manu- e questo paradiso rasta dove tutte le culture si mescolano e convivono in pace è quello che desidera trasmettere la mano negra dal suo nuovo lavoro. " "cuano stà isegnando nella via e intorno a lui ci sono 20 tamburi wata, si arricchisce di una nuova vita Il giorno che suoniamo a cuba davanti a 10000 persone eravamo scoglionati. Lì cerano dei musicisti molto meglio che noi. E' allora quando la parola prende rispetto del suo sentimento più preciso e ti senti valorizzato come esser umano ". L'ultima pazzia che le è passata per la mente è prendere le masserizie e attraversare il continente africano. Sarà allora la prossima avventura.