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“Monumento al parallelo” – Samonà e Savelli, 1968
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“Dio è stato con me, Dio è stato con noi”,
coi nazisti, “al di là dei mucchi di cadaveri scarniti, al di là dei mucchi
di vestiti vuoti, al di là della cenere, al di là degli urli e del terrore”.
Così può concludere una ex SS, insediatasi, sotto il falso nome di un ingegnere
svizzero, sin dal primo dopoguerra a Torino, dove può crearsi un’esistenza
tranquilla e sicura, affermandosi nella società di questi nostri anni cui può
aderire senza nessuna riserva o rimorso.
Ancorché
immutato nella sua struttura intellettuale e morale, parlando dei vecchi
compagni, dei borghesi tedeschi di oggi, Klaus può dire:
“Io
sono migliore di loro, io ho imparato la lezione; sono stato sempre svelto
nell’imparare. Io sono pensoso dei diritti della democrazia, io sono contro la
pena di morte, contro i calpestatori delle aiuole, per l’uguaglianza dei popoli
di tutti i colori e di tutte le religioni, per l’edilizia scolastica. Io sono
come voi. Lo sono sempre stato del resto, e se finii in Italia, a Torino, per
quella fortunata combinazione di caso e di logica che citavo più sopra, seguii
proprio la mia strada, anche se da principio un pochetto alla cieca e senza
rendermene ben conto.”
“Confermatemi, perciò, la mia definitiva
innocenza, non vi mando forse una bomboniera di gusto perfetto?”
“Fuggimmo da Praga al mattino,
prima dell’alba del cinque maggio 1945. Esattamente 18 anni fa.”
La
narrazione si svolge su due piani: quello della vicenda di Klaus, del suo
graduale inserimento, dei flash-back sui ricordi del suo passato svoltosi da un
capo all’altro dell’Europa; e quello della “banda” - Filippo, Daria, il Carlin
e gli altri - il gruppo di giovani torinesi la cui storia ad un certo punto del
romanzo comincia man mano ad intrecciarsi sempre più con quella di Klaus. Ed
anche questo contribuisce alla fatale integrazione dell’ “ex” nazista.
Narrato in uno stile ironico, contenuto e
incisivo; con un senso della psicologia proprio degli scrittori di non comune
talento e senza alcuna delle forzature delle opere “a tesi”, Monumento al
Parallelo - in maniera tutta implicita e schiva, ma non per questo meno chiara
ed efficace - poeticamente risponde fra l’altro ad alcuni dei grandi
interrogativi del nostro tempo: per chi è fatta la nostra società? Chi sono in
essa i vincitori e chi sono i vinti? I corpi estranei destinati all’inevitabile
rigetto? Anche per questo il romanzo di Marina Jarre - scrittrice alla sua
prima opera di grande respiro - è di quelli destinati a durare.
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09/01/01