I SASSI DI MATERA

(Cantico dei Sassi di Matera)


I Sassi sono i due rioni più caratteristici di Matera sviluppatisi intorno alla "Civita", primo nucleo ampiamente difeso; i Sassi s'individuano nelle due conche o vallette carsiche sottostanti al piano della Civita e soprastanti ai dirupi del torrente Gravina. Queste vallette, ricolme di macigni e di grossi massi di natura calcarea e solcate dalle acque di due "grabiglioni" (in dialetto uarvigghioni, oggi trasformati in collettori di fogne), erano coperte da fitte selve; con l'espansione della città hanno costituito l'abitato trogloditico extra-moenia della Civita. Il documento più antico che cita la parola Sasso nel significato di "rione pietroso abitato" è del 1204. I Sassi dall'epoca preistorica all'ellenistica e alla romana furono parzialmente abitati a zone isolate. Si distinguono in Sasso Caveoso orientato verso Montescaglioso e Sasso Barisano orientato verso Bari; secondo un'altra tesi queste spiegazioni non sarebbero accettabili in quanto "Barisano" proverrebbe dalla famiglia Varisius, mentre "Caveoso" dalla presenza nella valletta di numerose cave o erosioni. Nei Sassi si riversò la popolazione man mano che cresceva di numero: da un lato si addensò un primo gruppo di abitazioni oltre le mura nei pressi della porta della Civita e si chiamò il Casale; dall'altro lato, nel Sasso Caveoso, sorse il rione Pianella; un terzo rione fu costituito all'estremo sud-est del Saxus caveosus nel 1500 da colonie albanesi e serbocroate; un ulteriore sviluppo si ebbe con la creazione del Borgo che invase la sponda orientale del Barisano, in conseguenza delle maggiori esigenze abitative venutesi a creare con la presenza in Matera della Regia Udienza di Basilicata (1663-1806). I due Casali, il rione Pianella e il Borgo man mano si fusero, si colmarono gli spazi vuoti preesistenti e si ebbe in tal modo la fitta e ispessita rete abitativa dei Sassi: due agglomerati di case e casette l'una sull'altra, abbarbicate e sprofondate nel tenero conglomerato tufaceo che forma i costoni del torrente Gravina che lento scorre più in basso. Il tetto delle case sottostanti fa da pavimento al viottolo sovrastante e poi un susseguirsi di muretti, scalinate e comignoli di camini che spuntano da ogni lato ed ancora rapide scalinate e piccole radure, i "vicinati", ove si affacciano gruppi di abitazioni che di questo nome hanno ben poco, solo la facciata essendo il resto una grotta. A sera, poi, indimenticabile e suggestivo è lo spettacolo delle luci che occhieggiano dalle strade e dalle case, tale da rappresentare un firmamento stellato. La vita materana fino al XV-XVI secolo si svolgeva nei Sassi che, col passare degli anni, si sono sopraffollati: con la crescita della popolazione non si registrò un adeguato aumento di case; l'abnorme situazione si accentuò durante i due conflitti mondiali: per mancanza di nuove costruzioni furono utilizzati vani-grotte, un tempo destinati ai servizi (cantine, neviere, legnaie, ecc.) che non avevano alcun requisito di abitabilità. Fu la carenza di abitazioni ad imporre l'uso di tali ambienti inadatti e malsani. Col passare degli anni la situazione igienico-sanitaria si fece sempre più preoccupante sia per l'elevata mortalità infantile (sorte che ha colpito anche la mia famiglia con la morte di un fratello che nel 1967 ha contratto la broncopolmonite a causa dell'elevato grado di umidità delle case-grotte in cui ho abitato sino all'età di 11 anni), sia per le difficoltà di vita di gran parte della popolazione costretta a vivere in un eccessivo sovraffollamento e in uno stato di promiscuità. Il problema, anche se di minori dimensioni, si erà già affacciato nel 1902 e prospettato durante la visita del Presidente del Consiglio on. Zanardelli che, nel discorso pronunziato a conclusione del suo viaggio in Basilicata, riconosceva che "a Matera cinque sesti della popolazione abitano in tuguri scavati nella roccia, addossati, sovrapposti gli uni agli altri, in cui i contadini vivono in promiscuità con le bestie, respirando aure pestilenze..." L'esigenza, rilevata negli anni 1950-1960, di un risanamento dei Sassi, scaturita da necessità igienico-sanitarie e urbanistiche, portò all'emanazione di apposite leggi cui seguì un progressivo spopolamento dei due rioni Sassi, Caveoso e Barisano, a causa del trasferimento degli abitanti nelle più moderne e decorose abitazioni sorte nei rioni nuovi nella zona alta della città e nelle zone periferiche. Ma mentre la città ha avuto un tale sviluppo da decuplicare la sua superficie urbana, i Sassi per anni sono stati trascurati; con la decisione di costruire solo case, in contrasto con la legge del 1952, il previsto sfollamento si è tradotto in svuotamento degli antichi rioni con la conseguenza del loro abbandono e del loro lento e continuo degrado. Per frenare la distruzione di un patrimonio irripetibile si è messa in evidenza, finalmente, l'urgenza di provvedere alla sua salvaguardia attraverso leggi finalizzate al recupero ed al restauro del nostro complesso monumentale. Oggi i Sassi, "unicum abitativo" per la loro originale struttura, sono demanio dello Stato e da materano purosangue mi auguro che vengano stanziati fondi e finanziamenti allo scopo di salvaguardare questo grande patromonio artistico-storico, che in ogni tempo ha suscitato e suscita sorpresa, interesse e ammirazione negli animi più sensibili, ed evitare che venga lasciato al lento degrado e quindi alla distruzione.

Alcune delle foto più suggestive dei Sassi con la neve

realizzate e scannerizzate da Antonio Lionetti

 

 

 

 

 

 

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