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"I Malavoglia"

Giovanni Verga


INDICE LIBRI

Giancarlo Feltrinelli Editore - Milano

Stampa Grafica Spiel - Milano - Gennaio 1996

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ALLE SOGLIE DEL TESTO:

· Sulla copertina c’è una immagine raffigurante delle barche con un mare come sfondo: può aiutarci a capire l’ambiente in cui è ambientato il romanzo.

· Il romanzo è preceduto da una piccola introduzione di 3 o 4 pagine, autografa dell’autore.

· Il romanzo non è diviso in parti.

· Il romanzo è diviso in 15 capitoli, segnati dal numero del capitolo in cifre romane.

 

LA COSTRUZIONE DEL TESTO:

a)Il Livello della Storia

  • TEMPO - Il racconto è ambientato nella seconda metà del 1800,e un dato storico che ci conferma questa ambientazione temporale è la sconfitta dell’esercito italiano presso l’isola di Lissa, nell’Adriatico, il 19 Luglio 1866 contro gli Austriaci, in cui, nel racconto, uno dei Malavoglia, Luca, morirà essendo un soldato italiano.

· SPAZIO - Il racconto è ambientato intorno ai paesi di Aci-Trezza, Vizzini, nella provincia di Catania, sulla costa orientale della Sicilia, già ambientazione per molte novelle del Verga.

· PERSONAGGI PRINCIPALI

I MALAVOGLIA

E’ una famiglia siciliana di pescatori, protagonista del racconto, a cui capitano una serie di sventure interminabili. E’ formata da più elementi:

 

PADRON ‘NTONI

E’ il capostipite della famiglia. Uomo molto saggio, di una saggezza pratica. Dimostra in più occasioni di essere un esperto marinaio e un esperto pescatore. Soffre molto a causa delle morti precoci dei parenti e anche quando ‘Ntoni decide di partire, dopo la morte della madre. Ma si rallegra quando, venduta "la Provvidenza" vede tornare ‘Ntoni, anche se senza soldi, ma convinto che non avrebbe più lasciato la famiglia e quindi i più giovani avrebbero avuto una guida. Ma soffre moltissimo, quando capisce che ‘Ntoni era tornato, sì, ma era cambiato, diverso, senza gli stessi ideali in cui il vecchio credeva. L’unica sua consolazione erano Alessi e la Mena, poiché anche la Lia gli darà un grosso dispiacere dopo la sua fuga. Dopo il processo di ‘Ntoni, per la cui difesa aveva speso un sacco di soldi in avvocati, il povero padron ‘Ntoni perde quella voglia di fare, di continuare a sperare in qualcosa, che lo aveva sempre contraddistinto in questi anni. Non parla più, non vuole più la casa dl Nespolo o una barca per tornare pescatori: si lascia morire. Ma per non essere un peso per i nipoti, chiede alla Nunziata di portarlo all’ospedale.

 

BASTIANAZZO

Unico figlio di padron ‘Ntoni, viene descritto all’inizio come grande e grosso come quanto il S.Cristoforo che c’era dipinto sotto l’arco della peschiera della città. Mi ha dato l’idea di essere un uomo che non si faceva tanti problemi e che lavorava senza lamentarsi troppo. Non abbiamo altre notizie in quanto muore quasi subito, naufragando con "la Provvidenza" e con i lupini.

 

LA LONGA

Moglie di Bastianazzo e madre di cinque figli. Il soprannome era tipico della famiglia, ma non caratterizzava la donna, piccina dal punto di vista fisico. E’ una donna che lavora con umiltà e senza tirarsi indietro nonostante le innumerevoli disgrazie capitatele, prima fra tutte la morte del marito e poi di un figlio. E’ una tessitrice, ma sapeva anche lavorare con il pesce, salare le acciughe. Cerca di convincere suo figlio ‘Ntoni a non partire in cerca di fortune, come questi voleva, promessa che poi verrà mantenuta solo fino alla morte di questa, a causa del colera di ritorno dal lavatoio.

 

‘NTONI

E’ il figlio maggiore della Longa e di Bastianazzo. All’inizio del racconto va a fare il soldato, ma torna in fretta a causa della morte del padre, in modo da poter dare una mano. Non è soddisfatto della vita così condotta, pensa che la loro famiglia sia solo destinata a vivere nella miseria, senza speranza di una via d’uscita. Vorrebbe partire in cerca di nuovi posti dove andare e fare fortuna, ma viene convinto dalla madre a non farlo: ma alla morte di quest’ultima, decide di andarsene convinto di non essere più utile lì. Ma tornò dopo qualche tempo: ed invece di portare ricchezze e denaro, come aveva promesso, tornò tanto misero e pezzente, che si vergognava ad uscire di casa, e non lo fece per otto giorni. Ma da questo momento capì che non avrebbe più lasciato la famiglia. Purtroppo questo rinato sentimento verso la famiglia è durato a destinare ben poco. ‘Ntoni, tornato dal viaggio, è cambiato, è convinto che ormai la sorte gli abbia perseguitati e che per quanto lavorassero, non avrebbero cambiato di un virgola la situazione: così pensa che andare all’osteria sia l’unico metodo per alleviarsi tutte queste sofferenze. Inizia a litigare con i famigliari, torna a casa sempre ubriaco e dà molti dispiaceri a suo nonno, che sperava potesse lavorare ed essere la guida e facesse un po’ da padre per i suoi fratelli.

Credo che comunque il personaggio di ‘Ntoni, alla fine sia un po’ rivalutato, dopo l’esperienza della galera e mi ha dato l’idea di essere un po’ maturato; anche se l’ultima frase, di cui non riesco a capire il senso, sembra essere un po’ in antitesi con il mio pensiero.

 

LUCA

Fratello minore di ‘Ntoni, secondo nipote di padron ‘Ntoni. Come dice il nonno ha più giudizio del grande. Da come ci viene descritto, credo che sia un po’ come Bastianazzo, lavorava e accettava quello che gi dicevano di fare convinto che quello fosse bene per la famiglia. Così quando gli dissero di andare a fare il soldato al posto di suo fratello, accettò senza discutere, e si avviò senza più discutere verso la stazione, da cui non sarebbe più tornato. Muore infatti in battaglia.

 

MENA

Soprannominata da tutti la "Sant’Agata", per la sua dedizione al telaio, come la martire catanese, è la figlia maggiore della Longa e di Bastianazzo. E’ la prima che avrebbe dovuto sposarsi, e il prescelto fu Brasi Cipolla. Ma durante la cerimonia di fidanzamento, arrivò la notizia della morte di Luca, che gettò un’aria di tristezza su una cerimonia così gioiosa. Ma di lì a poco un altro fatto avrebbe rovinato questo fidanzamento: lo sfratto dalla casa del nespolo mandò all’aria tutto: e anche quando con la vendita della acciughe si sarebbe potuto darle una dote, il colera rovinò i loro piani. Ma a mio giudizio, la Mena ha accettato tutto questo senza lamentarsi, ma capendo la difficoltà della situazione. Dopo il ritorno i ‘Ntoni ed il suo cambiamento radicale, Mena si trova ad essere un po’ come la madre del fratello maggiore, apsettandolo ubriaco dietro la porta di casa. E’ forse uno dei personaggi più umili dei Malavoglia, ancor di più della madre, poiché anche quando torna in paese quell’Alfio Mosca di cui si era innamorata a suo tempo, e questi le propone di sposarlo, lei rifiuta, convinta com’era che sposare una Malavoglia sarebbe stata solo una disgrazia, dopo tutto quello che era successo.

 

ALESSI

Nipote più piccolo di padron ‘Ntoni, unico che rimarrà dopo la partenza di ‘Ntoni. Già da piccolo si dava da fare per aiutare la famiglia e, cresciuto un po’, andò ad aiutare suo fratello maggiore ed il nonno nella pesca. E’ molto laborioso e utile, proprio come suo padre e suo fratello Luca: è l’unico che aiuta il nonno prima e dopo il ritorno di ‘Ntoni e riesce a mettere su del denaro, sufficiente a sposarsi con la Nunziata, con la quale avrebbe voluto fin da piccolo sposarsi e a ricomperare la casa del nespolo è molto legato al nonno e segue molto bene i suoi insegnamenti.

 

LIA

Ultima figlia di Bastianazzo e della Longa. Assomiglia molto alla sorella, Mena, dal punto di vista fisico, ma è una ribelle come suo fratello ‘Ntoni. Infatti, dopo che la sua relazione con don Michele era stata smascherata al processo, decide di fuggire, forse con il suo amato, e non se ne sa più niente. E’ un personaggio che non viene molto caratterizzato dal Verga.

I PAESANI

Un po’ tutto il paese è protagonista di questa vicenda e quindi non si possono distinguere personalità di spicco. Ma i paesani e i vicini dei Malavoglia hanno abbandonato la sfortunata famiglia di pescatori quando questa ha iniziato ad avere difficoltà. I paesani più importanti sono: i Zuppiddi, lo zio Crocefisso, i Piedipapera, comare Santuzza, la Mangiacarrube, la Vespa, padron Cipolla con il figlio Brasi, la Locca con il figlio, Cinghialenta e Rocco Spatu (compagni di ‘Ntoni nel contrabbando), don Filippo, lo speziale e tanti altri.

  • RIASSUNTO DEL BRANO

Il racconto narra della sfortunata vicenda dei Toscano, una povera famiglia siciliana di pescatori di Aci-Trezza, conosciuti, però, da ogni parte come i "Malavoglia". Il più anziano della famiglia era padron ‘Ntoni, il cui figlio, Bastianazzo era sposato con la Longa; questi avevano cinque figli, ‘Ntoni, che era il maggiore, Luca, Mena, Alessi e Lia.

La loro sfortunata vicenda inizia con la partenza del maggiore dei nipoti di padron ‘Ntoni, ‘Ntoni chiamato per la leva militare. Partito ‘Ntoni, padron ‘Ntoni si mise d’accordo con lo zio Crocefisso, detto Campana di Legno, per la compera di una certa quantità di lupini, con un prestito dello zio Crocefisso, per poi rivenderli a Riposto, trasportandoli via mare: il compito era stato affidato a Bastianazzo, che partì con la Provvidenza, così infatti era chiamata la loro barca, per concludere questo affare. Ma durante la notte, in seguito ad una tempesta, la nave affondò e con essa i lupini e Bastianazzo. Venne ripescata qualche tempo dopo, e rimessa più o meno a posto. La morte di Bastianazzo ma soprattutto il forte debito con lo zio Crocefisso furono l’inizio della rovina per i Malavoglia, senza contare la perdita, seppur momentanea, della barca. Così Luca decise di prendere il posto del fratello al militare, in modo che ‘Ntoni avesse potuto aiutare meglio la famiglia in questo brutto momento.

Così i Malavoglia iniziarono a cercare di rimediare qualche soldo per ripagare il debito dei lupini; in cambio dei soldi, avrebbero ritirato loro la casa del Nespolo, dove abitavano e la Provvidenza, rimessa a nuovo con la pece da mastro Turi. Intanto lo zio Crocefisso aveva escogitato con compare Tino Piedipapera di far finta di vendere il credito dei lupini a quest’ultimo, per far pagare i Malavoglia, che pagavano poco e male. Padron ‘Ntoni decise di far sposare sua nipote Mena con Brasi Cipolla, e questo voleva dire che ‘Ntoni non avrebbe potuto sposare la Barbara, con cui discorreva da quando era tornato soldato. Durante la festa del fidanzamento di Mena, arrivarono dei soldati, con la notizia della sconfitta italiana, in cui era morto anche Luca. Questa fu un’altra disgrazia che si abbattè sui Malavoglia. In più dopo qualche settimana, non riuscendo più a corrompere l’avvocato, in modo da ritardare sempre più il pagamento del debito dei lupini, compare Tino Piedipapera si prese la casa del nespolo e scacciò gli sventurati Malavoglia, che presero così una casa in affitto. Questo fatto ebbe anche la conseguenza di mandare all’aria il fidanzamento di Mena con Brasi Cipolla. Tutti "chiusero la porta in faccia" alla sventurata famiglia, e anche la Barbara chiuse con ‘Ntoni. Ma i Malavoglia non si abbatterono d’animo e restarono uniti, lavorando sodo con "la Provvidenza" gli uomini, e in casa le donne.

Una sera, durante la pesca, "la Provvidenza" per un pelo non affondò, in seguito ad uno scontro sugli scogli, e padron ‘Ntoni non ci rimise la pelle. Fatta mettere di nuovo a posto la barca, la stagione seguente la pesca fu abbondante di acciughe, che vennero messe sotto sale per venderle al momento giusto: con questi soldi avrebbero ripreso la casa del Nespolo e dato una dota alla Mena. Ma la sorte fu ben diversa per i Malavoglia: un’ondata di colera colpì in Meridione, e in particolare Catania, e il prezzo delle acciughe crollo a dismisura. Inoltre un giorno anche la Longa prese il colera e perì prima del mattino successivo.

Questo fatto, però, "permise" al sempre più convinto ‘Ntoni di lasciare il paese, in cerca di fortune. La partenza di ‘Ntoni convinse padron ‘Ntoni a vendere "la Provvidenza", dal momento che adesso costava di più mantenerla che quanto realmente fruttasse. Così, grazie all’aiuto di Piedipapera, riuscirono a vendere "la Provvidenza" a padron Cipolla, e a farsi assumere a giornata. I denari pian piano aumentavano e presto si sarebbe trovata la dote per la Mena.

Il ritorno di ‘Ntoni, deluse molti, in quanto arrivò più povero di come era partito. Adesso anche lui poteva lavorare a giornata e guadagnare qualcosa. Ma ‘Ntoni era tornato diverso da come era partito: era cambiato. Non voleva più lavorare, convinto che ormai la sua vita fosse segnata dalle sventure e che lui non ci poteva fare niente: tanto sarebbero rimasti sempre dei poveracci. Così passava tutto il tempo all’osteria della Santuzza a ubriacarsi, tornava casa tardi e litigava con il nonno, che insieme ad Alessi era l’unico che portava a casa qualcosa, e con la Mena. Così tra le brutte amicizie dell’osteria, iniziò a diventare un contrabbandiere, e litigava sempre più spesso con don Michele, che era della polizia del re: odio accresciuto anche dal fatto che prima della partenza don Michele aveva cercato di fidanzarsi con la Barbara, con cui ‘Ntoni discorreva. Don Michele nel frattempo, si interessava della Lia, che però non contraccambiava.

La lite fra ‘Ntoni e don Michele culminò una notte, quando don Michele aveva preparato un’imboscata a ‘Ntoni, per scoprirlo sul fatto. ‘Ntoni colpì don Michele con un coltello e per un pelo non lo ammazzò. Per questo ci fu un processo, in cui molti paesani vennero chiamati a testimoniare. ‘Ntoni venne condannato a cinque anni di prigione, e dal processo venne fuori anche la storia tra don Michele e la Lia, che scappò di casa.

Padron ‘Ntoni da quel momento perse la testa e l’unico che ormai lavorava era Alessi, che nel frattempo si era fidanzato con la Nunziata. I due si sposarono e riuscirono a ricomperare la casa del Nespolo. Ma padron ‘Ntoni non riuscì a morire in quella casa, poiché venne portato dalla Nunziata, all’insaputa dei parenti, che non l’avrebbero permesso, all’Ospedale, dove morì.

Dopo qualche tempo tornò al paese compare Alfio Mosca, che era andato alla Bicocca a lavorare, ed era innamorato della Mena, a suo tempo, quando ella, però venne promessa a Brasi Cipolla. Lui era disposto a sposarla anche adesso, ma lei rifiutò, poiché era convinta che nessuno se la sarebbe voluta prendere una Malavoglia, dopo gli scandali che avevano colpito la famiglia. Alfio allora capì e rinunciò al matrimonio con lei. Così ora la Mena viveva in casa di Alessi, con i figli del fratello e della Nunziata.

Una sera ‘Ntoni, uscito di prigione, tornò alla casa del Nespolo, anche se tutti fecero fatica a riconoscerlo. Ma fu solo una breve visita, perché ‘Ntoni se ne voleva andare da quel paese, poiché ormai tutti lo conoscevano. E così della famiglia Malavoglia, alla casa del Nespolo, rimasero solo Alessi e la Mena.

b) Il Livello del Discorso

  • IL TEMPO

Il racconto tende a seguire il corso cronologico degli avvenimenti, anche se in alcune occasioni troviamo delle anticipazioni (come nel caso della morte di Luca) o delle retrospezioni.

  • LO SPAZIO

La descrizione dello spazio ha un ruolo importante in quanto rende più caratteristico e rende più comprensibili e più spiegabili certi comportamenti, piuttosto che certe situazioni che essendo tipiche di un piccolo villaggio, siciliano, non riusciremmo ad immaginarci nella società in cui viviamo oggi.

  • I PERSONAGGI

Importantissima è la descrizione dei tantissimi personaggi del racconto, presentati dal Verga in modo molto dettagliato dal punto di vista delle caratteristiche morali. Di ogni personaggio sappiamo un po’ la storia, ma anche il pensiero, le intenzioni, poiché ci vengono raccontate dal Verga come se a parlare fosse il popolo; quindi troviamo tutti i pettegolezzi e quello che i paesani vedono o credono di vedere che ci danno un’idea di come questi personaggi appaiano alla gente.

  • LE SCELTE STILISTICO-ESPRESSIVE

Verga, come già detto nella domanda precedente, fa un largo uso del discorso indiretto libero, in cui inserisce, soprattutto per i soprannomi di quasi tutti i personaggi, delle parole in dialetto.

 

I TEMI

· Il racconto credo che voglia essere anzitutto un quadro di come la vita non fosse affatto facile ai tempi del Verga, per chi non fosse nobile o ricco. Credo che per quell’epoca questo libro facesse riflettere molti, circa le condizioni sociali della povera gente. Attraverso la vicenda di questa sventurata famiglia, credo comunque che il Verga voglia dare delle indicazioni anche ai lettori attuali, facendo vedere loro come, per superare le angustie e le avversità della vita, l’importante sia lavorare con umiltà, senza ripiegarsi su sè stessi pensando a quello che si sarebbe potuti diventare; ne è un esempio padron ‘Ntoni, che sempre, anche nelle situazioni più avverse è stato la guida della famiglia, la spinta a fare tutto, sognando sempre la casa del Nespolo e un nuova "Provvidenza". Luca o Bastianazzo lo hanno seguito, ma purtroppo sono usciti di scena prima del previsto; la Mena, ma soprattutto Alessi, invece, lavorando con umiltà sono alla fine gli unici "sopravvissuti" dei Malavoglia di padron ‘Ntoni. Altro tema importantissimo, presentato, da questo libro è l’indifferenza della gente alla sfortuna altrui, come è successo ai vicini dei Malavoglia ed ai paesani, intenti a curare solo i loro interessi; inoltre il Verga ci dice di quanto si importante il giudizio degli altri nella società siciliana, quanto questi possano influire nelle scelte delle persone. E un ultimo aspetto che vorrei far notare è quello di come l’omertà fosse presente già da allora. Infatti durante il processo a ‘Ntoni, alla Santuzza, che aveva detto quello che sapeva, e anche di tutti gli intrecci amorosi di don Michele, viene detto:" - Che ci venga il colera! soffiò lo speziale facendo gli occhiacci. Volete che andiamo tutti in galera? Sappiate che colla giustizia bisogna sempre dir di no e che noi non sappiamo niente".

· I temi dibattuti nel romanzo sono presentati dalla vicenda e da tutti i personaggi principali del libro

· I temi dibattuti all’interno del romanzo sono ancora oggi attuali, poiché credo che gli insegnamenti di padron ‘Ntoni siano ancora oggi utili: quante persone di fronte alle difficoltà si sentono prese di mira dalla sorte e invece di rimboccarsi le maniche preferiscono lamentarsi della loro sfortuna senza fare niente?

by Andrea Cugino