homepage

copia copiabbus

Arte cinetica

by Chepe

 

<=
TORNA ALL'INDICE DELLE RICERCHE

L’arte programmata si sviluppa tra gli anni Cinquanta e Sessanta ed è una ricerca imperniata, generalmente, sull'intenzione - da parte degli artisti a essa riferibili - di produrre fenomeni percettivi secondo un’ipotesi (cioè secondo un "programma") predeterminata e di verificare quindi i loro effetti sui fruitori. Il momento iniziale potrebbe essere identificato con la mostra Le mouvement dans l'art contemporain tenuta a Losanna nel 1955 e le Notes pour un manifeste di V. Vasarely ("manifesto giallo"); quello conclusivo con la mostra di New York The Responsive Eye ("L'occhio che risponde, 1965). In generale va ricordato che nell'ambito dell'arte programmata l'attenzione degli artisti si è spostata dall'oggetto prodotto al metodo operativo, alla fase progettuale: ed è a questo livello, eventualmente, che può essere ricercata la qualità dell'operazione. Il limitato interesse per il progetto finito, per l'opera d'arte unica e irripetibile, si collega anche all'idea di una moltiplicazione dell'opera su scala industriale: alla base di molte operazioni di arte programmata c’è infatti l'ipotesi di una diffusione generalizzata del prodotto artistico in funzione di ciò che la critica ha definito una sorta di "pedagogia della visione". L'operazione programmata, in altri termini, priva di ogni componente "emozionale", intende agire sull'apparato psicofisico del fruitore e acuirne sensibilità e capacità percettive mettendolo in rapporto diretto con una serie di immagini e di situazioni "campione". Lo sviluppo e le vicende dell'arte programmata sono comunque stati tutt'altro che lineari, caratterizzati da contributi di artisti anche molto lontani fra di loro dal punto di vista della poetica e dei modi operativi. Proprio per questo la critica ha potuto definire diversamente il fenomeno, sottolineando i diversi aspetti che di volta in volta apparivano come i più significativi. Così se ne è potuto parlare in termini di "arte cinetica" (insistendo sull'importanza del movimento) di "arte visuale" (accentuando il problema della visione), di "arte gestaltica" (per la rivalutazione del ruolo del fruitore e della sua percezione, in relazione anche alla teoria psicologica della forma), di "neocostruttivismo" (per le sue decisive componenti progettuali), di "neoconcretismo" (per lo sviluppo delle poetiche concretiste dei primi anni Cinquanta), di "nuova tendenza" (dal titolo della mostra di Zagabria del 1961) e di op art. I lavori di arte programmata sono stati molto spesso il risultato di ricerche e sperimentazioni condotte in équipe: da ricordare, fra le altre, le esperienze di gruppi come lo svizzero Kalte Kunst, gli italiani N di Padova e T di Milano, i tedeschi Stringest e Zero, i francesi Groupe espace e GRAV (groupe de recherche d'art visuel), lo spagnolo Equipo 57, il sovietico Dvijzenije e altri. Esaurita la sua funzione innovativa e propositiva, l'arte programmata ha via via perduto il significato iniziale riducendosi, in molti casi, a una sorte di arte decorativa; per molti artisti che ne erano stati importanti rappresentanti, d'altra parte, avrebbero costituito sbocchi significativi il design (Bruno Munari), la ripresa dell'arte teorica nonché l'analisi delle possibilità fornite dalla cibernetica.

 

La forma più familiare di arte cinetica è il mobile, che è una scultura realizzata con elementi che si muovono se sollecitati da correnti d'aria, dal tocco o da un piccolo motore. La più singolare caratteristica del mobile è che, a differenza della scultura tradizionale, ottiene il suo effetto artistico per mezzo del movimento. Un tipico mobile consiste in un gruppo di forme, spesso astratte, connesse da fili metallici, spago, bacchette metalliche o materiali simili. I mobiles possono essere sospesi o poggiare su una base. I primi mobiles sperimentali furono realizzati dall'artista francese Marcel Duchamp negli anni Venti; il genere, tuttavia, fu portato alla massima espressione dall'americano Alexander Calder a partire dal decennio successivo. Lo scrittore inglese Lynn Chadwich continuò la tradizione stabilita da Calder: le sue "sculture in equilibrio" (balanced sculptures) sono strutture metalliche che incorporano mobiles. Arte e architettura moderna.

PRINCIPALI AUTORI DELL’ARTE CINETICA E LORO VITA

 

Bruno Munari: (Milano 1907), pittore e designer italiano, esponente di spicco dell'arte cinetica. Intorno al 1930 Munari entrò in contatto con gli artisti del secondo futurismo. Fu tra i primi a occuparsi di strutture mobili in filo di ferro e sculture cinetiche, che chiamò macchine inutili. Quella più conosciuta, che risale agli anni Quaranta, è intitolata L'ora X e mostra un orologio nel quale le lancette ruotano su un quadrante privo di cifre. Nel 1949 Munari presenò per la prima volta le sue teorie nel Manifesto del meccanicismo, seguito da altri manifesti. Negli anni Sessanta sperimentò proiezioni e polarizzazioni luminose e si dedicò alla progettazione industriale.

 

Man Ray: (Philadelphia 1890 - Parigi 1976), pittore e fotografo statunitense, figura fondamentale dell'avanguardia artistica parigina degli anni Venti. Con il pittore francese Marcel Duchamp, suo amico, contribuì alla fondazione del gruppo dada di New York nel 1917. Sotto l'influenza di Duchamp comincio' a lavorare con materiali insoliti e secondo tecniche nuove, ad esempio dipingendo con l'aerografo su vetro e altre superfici. I suoi ready-mades (come Il dono, 1921, Museum of Modern Art, New York, un ferro da stiro guarnito di chiodini sul fondo) furono realizzati con comuni oggetti di larga produzione. Man Ray fu tra i primi a sperimentare l'arte cinetica, creando opere composte di parti mobili. Recatosi a Parigi nel 1921, eseguì i "radiogrammi", immagini astratte ottenute sovrapponendo oggetti a superfici fotosensibili. Successivi sono l'avvicinamento al surrealismo e la realizzazione di film sperimentali come L'Etoile de mer (1928). Negli ultimi anni, in Francia, proseguì la sperimentazione fotografica utilizzando nuove tecniche di stampa a colori. Nel 1963 pubblicò la sua autobiografia, intitolata Autoritratto.

 

Jesus Rafael Soto: (Ciudad Bolivar 1923), artista venezuelano i cui esperimenti con l'arte cinetica e Op Art sfociarono nella creazione di "ambienti" tridimensionali in cui la funzione centrale era svolta dalla luce e dal suono, mentre lo spettatore, muovendosi nel suo interno, diventava parte integrante dell'opera. Formatosi alla Escuela de Artes Plàsticas y Aplicadas di Caracas, nel 1950, spinto da una forte passione per gli ultimi dipinti di Cèzanne, precursore del cubismo, e per lo stile di George Braque, Soto si recò a Parigi, dove aprì uno studio. Prima della partenza dal Venezuela l'artista aveva iniziato ad analizzare il fenomeno delle illusioni ottiche interessandosi alla Optical Art e in particolare alle ricerche di Victor Vasarely. Soto è anche un abile muralista: tra i suoi murales più importanti vi sono quelli eseguiti per l'Università di Caracas (1957), la banca centrale del Venezuela di Caracas (1973), l'Università di Rennes (1968) e la Bundesbank di Francoforte (1971). All'artista venne inoltre commissionata la progettazione degli interni per la fabbrica parigina delle automobili Renault.

 

BIBLIOGRAFIA: 

La nuova enciclopedia dell’arte Garzanti;

Enciclopedia multimediale Encarta.