TURISTA(con accento straniero) Scusi, per il convento Michetti, la strada è giusta?
VECCHIO Sì, certo. Non è molto lontano. Se non ha fretta possiamo proseguire insieme; io vado nella stessa direzione.
TURISTA Ah bene! Andiamo insieme allora.
Vediamo i due frontalmente mentre avanzano
TURISTA A quest’ora è possibile visitare l’interno del convento?
VECCHIO(sorridendo bonarariamente) No, non è possibile. Tutti i turisti lo credono un museo, ma l’ex convento è ancora abitato dai discendenti del pittore Michetti e se non si avvisa prima mettendosi d’accordo con i proprietari non è possibile entrare. Deve accontentarsi di osservarlo solo dall’esterno.
TURISTA Bah....pazienza....
I due proseguono, l’anziano signore fa da cicerone
VECCHIO Vede...un tempo il convento apparteneva ai Frati Francescani che lo fondarono intorno al 1471, poi passò al comune di Francavilla e, successivamente, nel 1883 venne acquistato da Francesco Paolo Michetti.
L’inquadratura si allarga in campo lungo. Davanti ai due uomini solo un piccolo tratto di strada prima della piazza dove si affaccia il convento con la sua strana cupoletta orientaleggiante.
VECCHIO(fuori campo) Qui il Michetti dipinse le sue opere principali, vi ospitò i maggiori artisti abruzzesi ed italiani del suo tempo. Lo stesso Gabriele D’Annunzio scrisse proprio qui i suoi romanzi più famosi: Il Piacere, Il trionfo della Morte, L’Innocente.
TURISTA Davvero?!
I due sono fermi nei pressi della statua bronzea di Francesco Paolo Michetti, il turista osserva la facciata del convento con un’attenzione e un’intensità meravigliata. La voce del vecchio prosegue sempre meno intensa e sempre più lontana
VECCHIO(fuori campo) Oltre al D’Annunzio, arrivarono, fra gli abruzzesi, il musicista Francesco Paolo Tosti, lo scultore Costantino Barbella, il pittore Paolo De Cecco. Anche il re d’Italia, Vittorio Emanuele III, venne a far visita al Michetti nel 1906....
Gocce di sudore imperlano la fronte del turista che si aggira fra le colonne del porticato, poi nello spiazzo, e a bocca aperta con voce strozzata dall’emozione
TURISTA Ma io.. io qui ci sono già
stato ! Sì, ci sono già stato ! Ma quando?
L’UOMO AL VOLANTE Ma che cazzo fa? Si vuole fare ammazzare?
Il turista si osserva intorno, è sulla strada.
Non c’è nessuno, il suo cicerone è scomparso. Il frinire
delle cicale è cessato. Una cantilena, sì, una nenia dolce
e lontana, una voce femminile la, la... la.. la.., poche note ripetute,
melodiose e lievi. Da dove vengono?
Al di là della strada c’è una villa antica
e maestosa con alte mura di cinta, con un cancello in ferro battuto.
Il turista attraversa la via, si ferma davanti al cancello,
esclama accigliato
TURISTA Diavolo! Non può essere, io qui ci sono già stato !
Un uomo si avvicina alle sue spalle
UOMO(fuori campo) Desidera qualcosa?
TURISTA No, stavo solo osservando..
UOMO Si sente bene?
TURISTA Sì, certo..
Ma egli barcolla spaventosamente, è pallido
e sudato, apre e chiude gli occhi, cerca di deglutire, tutto gli vortica
intorno, si appoggia al cancello per non cadere. L’uomo lo trattiene, apre
e spinge il cancello
UOMO Su, venga dentro; com’è freddo!
Venga dentro a sedersi.
Lo sconosciuto lo guida sulla stradina d’ingresso. I due si ritrovano sotto un porticato ampio ed ombroso, abbracciato da una vegetazione d’edera e pini. Il nostro visitatore guarda intorno, riconosce una panca nel giardino, una vasca e, sul lato della porta ad arco, un affresco d’Afrodite che sorge dal mare
TURISTA(barbugliando fra sé) È incredibile... è restato tutto uguale...
UOMO Come sta ora? Le è passato il capogiro?
TURISTA Sì, sì, ma ho ancora freddo...
UOMO È diabetico?
TURISTA No. Dev’essere stato uno sbalzo improvviso della pressione. È la prima volta che mi accade..
UOMO Su, venga dentro, le do qualcosa da bere.
Entrano.
UOMO(a voce alta) Adriana, conduci il signore in cucina, ha bisogno d’una bevanda zuccherata.
Il turista sale le scale. Su in alto Adriana lo attende sorridendo, a braccia tese
ADRIANA Vieni...vieni..
Ormai le è vicino. Che delizia ! Che gioia sconosciuta e desiderata averla accanto! Adriana è felice, sembra che abbia qualcosa da dirgli, qualcosa da mostrargli ed è tanta la sua gioia che è impossibile non esserne contagiati
ADRIANA Vieni.. vieni
Lo tira a sé correndo all’indietro, tenendogli le mani. E ride, ride, e i capelli le cadono sul volto e nella bocca carnosa e umida.
ADRIANA Vieni, vieni..
TURISTA Ma che sciocchina che sei !
Le va incontro e non resiste, la stringe abbracciandola
forte, alla fine della corsa, alla fine delle stanze, sul muro freddo e
grigio ove la parete s’alza a non finire. Ed è un batticuore unico,
mai provato, regalatogli così, senza aver chiesto nulla.
TURISTA Mai assaggiato un latte così...
ADRIANA Davvero?
TURISTA Sì..
Per la prima volta egli osserva realmente Adriana e si
meraviglia di quanto sia strana. Ella indossa un vestito ottocentesco color
rosa, un completo a maniche corte rigonfie a plissé in alto, con
un colletto a camicia abbellito in basso da una bianca coccarda merlettata
e da piccoli bottoni dorati, con la gonna stretta in vita da una fascia
di morbida mussola fucsia. Il turista torna agli occhi di Adriana, vivaci
e gai e al volto bello e bianco, attorniato da una capigliatura castano
chiara che cade giù da una scriminatura centrale con riccioli via
via più lunghi e folti.
Dietro di lei, in un enorme camino, un pentolone nero
fuma e gorgoglia sospeso al centro. Adriana si volta e dal lato dello stipite
del focolare dove sono allineate ventole, palette e una serie di piccole
scope di saggina, prende una molla e ravviva il fuoco sbraciando ed aggiungendo
fascine. Intanto il turista leva il capo alla parete, vede candelieri d’ottone,
tegami e casseruole di rame sospese a rampini di metallo nero e tanti gingilli,
strani ed obsoleti. Si volta ed osserva intorno. Al centro del locale c’è
un massiccio tavolo rettangolare di legno color noce, giù in fondo
alla parete, una credenza scura con fregi ad intarsio e cimasa ad ampie
volute, accanto, più chiara, una madia con un piano ribaltato stipata
di grosse pagnotte. Il visitatore avanza verso il tavolo, lascia il bicchiere
con il latte. C’è una grande conca di rame ricolma d’acqua con un
ramaiolo immerso, porta le mani ai manici, guarda dentro. Vede riflesso
un volto che non è il suo.
TURISTA Ma non sono io..
Dissolvenza su:
Alle sue spalle la strada si anima dei suoni che erano
mancati fino ad allora; rombi di autovetture, il frinire delle cicale,
il cinguettio dei passeri, il rincorrersi chiassoso di fanciulli davanti
al convento.
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