CAPITOLO 1- LA STORIA DELLA ORLANDI

1.1- Le origini

Angelo Orlandi, fondatore dell’azienda, nasce il 28 marzo 1835 in una sperduta località chiamata Spiaggia sotto la Parrocchiale di Santa Maria di Monteveglio, vecchio centro fortificato posto a guardia della valle del Samoggia.

Della vita operosa e modesta di Angelo Orlandi restano tracce negli archivi della Chiesa: il matrimonio, la nascita dei tre figli. Angelo Orlandi è un artigiano: nel censimento parrocchiale viene definito falegname; la Camera di Commercio di Bologna lo definisce fabbro ma soprattutto carrozzaio.

Il 1859 è un anno denso di giornate storiche e di eventi esaltanti. All’apertura del Parlamento piemontese, il 10 gennaio, Vittorio Emanuele II si rende interprete del “grido di dolore” che si leva da tante parti d’Italia. Nel ducato di Modena la situazione è in continua evoluzione: l’11 giugno il duca Francesco V, dopo aver nominato una reggenza autorizzata a sciogliersi in caso di forza maggiore, abbandona il suo stato con un esercito di 3.200 uomini e si reca in Austria per raggiungere la moglie, la duchessa Aldegonda Augusta di Baviera, che era già partita il 30 aprile. Nella notte tra domenica 12 e lunedì 13 giugno anche il presidio austriaco lascia la città ed i governanti che erano stati nominati dal duca vengono sostituiti da una giunta composta di membri. La sera del 14 fa ritorno a Modena l’avvocato Luigi Zini, fino ad allora esule a Lugano, che viene nominato commissario provvisorio straordinario contemporaneamente alle dimissioni della giunta. Al governo di Zini, che dura cinque giorni, succede quello di Luigi Carlo Farini che si insedia il 19 giugno.

L’11 luglio Napoleone III firma a Villafranca un armistizio con l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, che prevede il reinsediamento, anche a Modena, dei legittimi sovrani. Francesco V interrompe il suo rientro in Austria e stanzia le sue truppe dopo il Po. La situazione nell’ormai ex ducato di Modena è drammatica, ma Farini, a Modena da appena venti giorni, il giorno 28 luglio riesce a farsi nominare dittatore di uno stato indipendente; inoltre anche Parma e Piacenza gli offrirono di governare la loro provincie e questo consente a Farini di fondare una lega militare tra diversi stati affidandone il comando al generale carpigiano Manfredo Fanti.

Il 5 agosto Farini emette due importanti provvedimenti: con il primo impone il “maneggio delle armi” ai giovani tra i 18 ed i 25 anni, mentre con il secondo annuncia la convocazione dei collegi elettorali per l’insediamento di un’Assemblea Costituente che avrà il compito di definire il futuro assetto dell’ex Stato e che il giorno 20 agosto decreta la fine della dinastia d’Austria-d’Este e quindi di Francesco V. L’ex duca, abbandonando il suo stato, si scagliò energicamente verso quella che definì un’usurpazione ed affermò di andarsene perché “costretto ad allontanarsi momentaneamente”. Il 12 marzo dell’anno successivo un plebiscito sancirà poi l’annessione dell’ex Stato al Regno di Savoia e Modena da capitale di uno stato diviene capoluogo di una provincia di 2.560 chilometri quadrati, comprendente 260.000 abitanti e 46 comuni. Si realizza l’unità nazionale con il trionfo del liberismo.

L’eco di questi eventi giunge smorzata a Crespellano. La campagna si è appena svegliata dal letargo invernale; il martello del maniscalco, il corno del postiglione, le urla gioiose dei bambini ed i lenti rintocchi delle campane sono i soli sporadici segni della vita dell’abitato.

La nascita di una piccola officina per la costruzione di carri e di carrozze è un evento che non distrae una popolazione troppo sollecita alle cure dei campi ed è un episodio del tutto trascurabile nella densa cronaca di una regione in subbuglio. Angelo Orlandi è a capo dell’azienda. Essa assume una connotazione strettamente famigliare e vede protagonisti i tre figli che, seguendo le proprie inclinazioni, impostano il lavoro: Giovanni è scoccaio, Enrico forgiatore, Augusto amministratore.

Il liberismo economico sta attuando un’evoluzione profonda, dando nuove strutture, stimolando le grandi imprese. La grande industria, che dispone di immensi capitali e che si avvale dell’apporto del vapore, soppianta l’artigianato. Si affondano i primi cavi telegrafici sottomarini tra l’Irlanda e l’Inghilterra e si stendono migliaia di chilometri di linea ferrata. Il mondo è diventato frettoloso, l’umanità intraprendente; non ha remore neppure dopo la prima grande crisi economica del 1857.

L’impresa di Angelo Orlandi assume così una connotazione anacronistica per questo momento. In un mondo che scopre di avere fretta e che costruisce sbuffanti locomotive e agili piroscafi a vapore, i carpentieri della Orlandi, nel rustico di Villa Aldrovandi, continuano a battere il ferro sull’incudine e a tirare il mantice della fucina per costruire i più elementari mezzi di trasporto: carri e calessi. Ma il lavoro è impostato seriamente e deve rendere bene tant’è vero che il gruppo trascende ben presto i limiti della parentela per espandersi.

L’evoluzione della Carrozzeria Orlandi ha inizio con il trasferimento a Bazzano, in una sede più adeguata all’allestimento di una produzione che riscuote consensi. Nel cortile della Casa Longhi, un fabbricato che si può raggiungere per una breve discesa dalla via Traversa Provinciale, non solo è possibile la costruzione contemporanea di un maggior numero di veicoli, ma è anche agevole la sperimentazione per il perfezionamento della produzione. Difatti la Orlandi studia, progetta e brevetta particolari di molleggio per rendere più confortevole la carrozzeria, prende in esame problemi di estetica, affronta lo studio delle rifiniture per dare un’impronta al prodotto. Si scorge quella che sarà la linea che l’azienda seguirà poi per tutta la sua storia: un prodotto curato, nel quale sia possibile riconoscere la mano della Orlandi. E difatti la clientela diventa più vasta ma anche più raffinata.

I tentacoli della città afferrano tutte le nuove fiorenti iniziative e le incoraggiano con il capitale e con la prospettiva di più larghe clientele.

La Orlandi si accasa così a Modena nel 1881. La scelta di Modena piuttosto che di Bologna non fu casuale: la piccola città garantiva maggior spazio ad ogni iniziativa produttiva. Inoltre Orlandi vi aveva trovato una clientela congeniale ed elettiva: quella nobiltà particolarmente dedita ai giuochi ed allo sport.

Nello stesso anno si ha a Modena la prima proposta di istituire un servizio pubblico di trasporto urbano. Nel 1881, infatti, gli Ingegneri Luigi Galli, Cesare Manzini e Ettore Basevi presentano al Consiglio Comunale un progetto per la realizzazione di linee tranviarie a cavalli a scartamento normale (1,435 metri). Ottenuta l'approvazione del Comune, prendono il via i lavori e, sul finire dello stesso anno, è inaugurata la prima linea che va da piazza Sant’Agostino alla stazione ferroviaria. Nel 1882, con l’abbattimento delle mura che cingono la città, il servizio tranviario viene poi ampliato ed esteso ai borghi periferici della Madonnina e di San Lazzaro.

La situazione a Modena, dopo la conclusione della secolare esperienza del ducato è in continuo fermento. L’economia si sta sviluppando in senso capitalistico.

Nell’agricoltura diminuiscono i contadini che lavorano terreni di propria proprietà a fronte di un aumento di braccianti ed affittuari; la struttura delle aziende agricole modenesi è costituita in larga parte da unità poderali di piccole e medie dimensioni. Nel circondario di Modena la proprietà era molto frazionata, con poderi che raramente raggiungevano le 60-70 biolche (una ventina di ettari). Per questo, oltre che per la mentalità conservatrice dei contadini modenesi, unitamente alla mancanza di mezzi finanziari, l’agricoltura modenese di questo periodo non guardava con la necessaria attenzione all’utilizzo di attrezzature moderne e di tecnologie all’avanguardia per l’epoca con il risultato che le compagne modenesi non erano sfruttate al meglio.

Anche l’industria modenese era assai frammentata in piccole imprese e, come l’agricoltura, fu piuttosto lenta nel modernizzarsi, non per la mancanza di capitali, ma per la diffidenza ad investire capitali in ciò che era nuovo e quindi rischioso.

Negli anni settanta dell’800, Modena occupava solo il 43° posto nella graduatoria nazionale delle provincie per consistenza industriale. Le principali attività riguardavano il settore edilizio, alimentare, tessile e meccanico. Più che da imprenditori e operai il settore industriale era costituito per lo più da artigiani coadiuvati da pochi apprendisti.

Negli anni post-unitari a Modena fiorirono numerose le cosiddette società di mutuo soccorso che erano mosse da intenti filantropici e che da cui derivarono le prime forme di cooperazione. Le prime cooperative si diffusero prevalentemente in pianura, con l’eccezione della zona di Mirandola. In provincia è da ricordarsi l’esperienza di Carpi dove, nel 1875, inizia l’attività di un panificio sociale. Dalle società di mutuo soccorso trae così origine l’attività in cooperative che avrà poi una grandissima importanza per lo sviluppo economico e sociale della provincia di Modena.

La prima sede urbana della Orlandi è al Palazzo Molza, fuori dalla Porta Sant’Agostino, all’incrocio tra via Emilia Ovest e viale Jacopo Barozzi. Qui ogni domenica, le maestranze si radunano per allegre feste aziendali ove si recitano commedie, monologhi e farse.

Il settore del trasporto è in grande espansione. Durante il ducato il sistema dei trasporti era pessimo; l’unico intervento significativo fu la costruzione della stazione ferroviaria “Adriatica” a nord di Modena. Lo sviluppo delle ferrovie cominciò intorno al 1870 quando alle linee statali Piacenza-Bologna e Modena-Mantova-Verona si aggiungono altre linee provinciali facenti capo a Modena. Viene inoltre potenziata e migliorata la rete stradale che negli ultimi anni del XIX secolo raggiunge i 1.200 chilometri di lunghezza.

In dieci anni la Orlandi si consolida e nel 1892 si trasferisce ancora, nei locali appositamente costruiti per far fronte alle nuove esigenze. Nel censimento fatto dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio nel 1895 è scritto: “La ditta Angelo Orlandi possiede nel Comune di Modena una fabbrica per la costruzione di carrozze ed altri veicoli. Quella fabbrica è anche fornita di una motrice a vapore semifissa della forza di sei cavalli destinata ad animare una sega a nastro”.

Contemporaneamente, a Roma, a Porta Castello, sorge una succursale che ha il compito di produrre per una società della capitale carrozze per il servizio pubblico e tram a cavalli.

La Orlandi con una certa pomposità ostenta la propria specializzazione in “panni, stoffe, tappeti, guarnizioni, fanali e vernici delle migliori fabbriche”. La ditta punta sempre più ad un prodotto fortemente evoluto nel quale possa riconoscersi il marchio Orlandi.