1.3- L’alba di un nuovo secolo

Siamo nel 1907: la Orlandi da quasi quarant’anni si è stabilita a Modena. L’azienda lascia gli stalli che fino ad allora l’avevano ospitata e si trasferisce alla periferia della città in via Emilia Ovest, all’altezza dell’attuale Parco Ferrari.

Nello stesso anno 1907 Angelo Orlandi muore lasciando ai suoi tre figli una fabbrica con un passato di eccellenza ed un gran desiderio di migliorare. Le maestranze si affezionano particolarmente al forgiatore di un tempo, Enrico, che ha ereditato dal padre la bonarietà dei modi e l’assiduità nel controllare la produzione: ogni imperfezione nel lavoro cade immancabilmente sotto l’occhio esperto di Enrico Orlandi che non dice mai parola limitandosi invece a toccare con la punta del suo ormai famoso bastone di bambù la spalla dell’operaio che ha sbagliato. Si tratta di un richiamo affettuoso e senza parole che sortisce magici effetti.

Nei primi anni del XX secolo sarà il trasporto pubblico su grandi distanze ad interessare gli eredi Orlandi che avranno un’immensa pista di collaudo nelle lunghe e polverose strade della pianura modenese o negli impossibili tracciati nella parte montanara della provincia. L’eleganza, la signorilità e la modernità caratterizzano i veicoli carrozzati alla Orlandi. Con feconda versatilità si allestiscono autovetture, autobus e mezzi speciali per trasporti particolari, per uso pubblico o privato. La ditta si pone all’avanguardia nel creare la nuova linea degli autoveicoli man mano che l’evoluzione dell’automobile suggerisce nuove soluzioni.

Nel modenese sono in atto importanti variazioni sociali ed economiche; si fa largo un diffuso malcontento dovuto alle difficili condizioni di vita e di lavoro. Anche a Modena acquisiscono sempre maggiore importanza organizzazioni sindacali costituite sul modello di quelle che andavano affermandosi in tutta la penisola.

 Nel 1901 nasce a Modena, con un ritardo di dieci anni rispetto alla prima in Italia (a Milano nel 1891), la prima Camera del Lavoro della provincia. Essa venne creata proprio nel momento in cui una nuova fase liberale della vita politica nazionale pose fine a quella conservatrice e reazionaria di fine secolo.

La Camera nasce per volontà di Gregorio Agnini, dopo che in città erano sorte leghe tra i tipografi, i lavoratori della Manifattura Tabacchi, i metallurgici, i muratori ed i lavoratori della terra. Nel 1903 la Camera del Lavoro di Modena contava venticinque leghe con circa duemila iscritti che diventano una sessantina con poco meno di quattromila iscritti l’anno successivo. Si tratta comunque di un’istituzione debole che non riesce ad intervenire nei confronti del proletariato industriale e che non riesce ad estendere la sua influenza su tutta la provincia. Nel 1901 venne fatto un tentativo di istituire un Camera del Lavoro anche a Carpi, ma gli scarsi consensi forniti dal locale Partito Socialista e l’opposizione dei dirigenti della Camera del Lavoro di Modena, che preferivano una succursale ad una sede autonoma, fecero fallire un iniziativa che si realizzò quindi soltanto nel 1905. Una terza Camera del Lavoro nella provincia di Modena si costituisce a Mirandola nel 1909. Il 30 novembre 1912 i rappresentanti delle tre Camere del Lavoro della provincia si riuniscono per decidere l’organizzazione di un congresso di unificazione che nel gennaio dell’anno successivo costituisce la Camera del Lavoro Sindacalista di Modena e Provincia.

 

Tabella 1.1: Addetti e forza motrice dell'industria provinciale nel 1911 (Modena-G.Muzzioli).

Settore

Imprese

Occupati

Forza motrice

Estrattive

4

45

-

Prodotti agricoli

1.713

8.799

5.313

Lavorazione metalli

467

2.272

308

Edilizia

111

2.796

395

Tessile

186

1.588

832

Chimiche

34

1.483

302

Servizi collettivi

46

560

1.327

TOTALE

2.561

17.543

8.477

 

L’industria modenese è frammentata in molti piccoli laboratori artigianali. L’82% delle 2.561 imprese censite nel 1911 aveva meno di cinque addetti. Il capoluogo si presentava più come un luogo politico e commerciale piuttosto che come un centro industriale; infatti alla fine del XIX secolo solo un terzo delle imprese e degli addetti impiegati erano concentrati a Modena, mentre i rimanenti due terzi erano dislocati in provincia.

Le comunicazioni sono sempre in prima linea nel grande processo di trasformazione del mondo civile. Nell’ultimo trentennio la rete ferroviaria si è estesa per oltre un milione di chilometri. In America, nel 1904, circolano già ventimila autovetture e oltre mille camion. I fratelli Wright hanno spiccato il primo volo in aereo nel 1903. Il conte Zeppelin crea in Germania il primo dirigibile. L’America, dopo la corsa all’oro e quella per l’accaparramento dei titoli delle società ferroviarie, scatena la gara per la conquista dei pozzi di petrolio, l’oro nero della nuova epoca. Gli aspetti più selvaggi della vita economica diventano soggetto per la nascente cinematografia. Ma intanto il mondo si avvia alla guerra perché è troppo aspra la lotta per la conquista dei nuovi mercati.

La guerra stravolge la vita di milioni di persone e di un’infinità di grandi e piccole imprese, tra cui la Orlandi. Un modello di ambulanza realizzato in quel periodo dai tre fratelli incontra grandissimo favore tra le autorità militari e quelle della Croce Rossa. Le commesse furono numerose e tutte con buon esito dei pagamenti. Tale considerazione non deve stupire: fu infatti un gigantesco ordine di tremila autocarri la causa della fine della gloriosa Itala la quale, per far fronte alla richiesta, dovette indebitarsi seriamente. La guerra finì però prima del previsto portando ad una riduzione dell’ordine da parte del ministero; l’Itala non riuscì così a rientrare completamente delle spese sostenute e a far fronte ai debiti contratti. La sua agonia divenne irreversibile.

Nel periodo bellico inoltre la Orlandi tradusse le sue esperienze, oltre che in autoambulanze per il fronte, anche in carri officina ed in carri laboratorio per le retrovie.