Politica

Il giornale elettronico dei liberalcomunisti

 
N° 10 del 1/10/2000


 

Elenco degli articoli pubblicati in questo numero:

1)               “IL DIBATTITO SULLA REPRESSIONE IN KURDISTAN TENUTO ALLA FESTA DI LIBERAZIONE” di Massimo Cogliandro

2)               “LETTERA A MASSIMO COGLIANDRO SUI RAPPORTI TRA DISTRIBUTIVISMO E LIBERALCOMUNISMO” di Luigi K.

 



IL DIBATTITO SULLA REPRESSIONE IN KURDISTAN TENUTO ALLA FESTA DI LIBERAZIONE

 

di

 

Massimo Cogliandro

 

Sabato 30/9/2000 alla Festa Nazionale di Liberazione, si è tenuto un incontro pubblico con Hêvî Dilara, una compagna del P. K. K., e con il giornalista Dino Frisullo.
La compagna ha  fatto il punto sulla situazione attuale in Kurdistan.
In particolare, ha detto che con il suo VI° congresso il P. K. K. ha deciso di abbandonare la lotta armata e di continuare la sua lotta per l’autodeterminazione del popolo Kurdo con mezzi assolutamente non violenti.
L’abbandono della lotta armata per la compagna Dilara non comporta una rinuncia alla lotta per la difesa della propria cultura e della propria lingua da parte del popolo Kurdo, ma semplicemente un cambiamento di metodo, fondato sulla convinzione dei comunisti Kurdi che la violenza non conduce da nessuna parte.
La tregua unilaterale del P. K. K. è entrata in vigore il 2/8/1999, ma  le forze armate turche e le milizie kurde filo-turche del P. U. K. continuano i loro attacchi contro le postazioni Kurde…
Nel dibattito che è seguito all’intervento di apertura della compagna Dilara è intervenuto anche Massimo Cogliandro, cioè il sottoscritto, che ha messo in rilievo come la scomparsa del movimento filo-Kurdo in Italia sia dovuto soprattutto all’azione spregiudicata dei mass media italiani, che in un primo momento hanno spettacolarizzato le disavventure del leader del P.K.K. Ocalan alla ricerca unicamente di un innalzamento degli indici di ascolto e, una volta scomparsa dalla scena la figura quasi mitica del leader kurdo, ha ritenuto di non doversi più preoccupare del problema Kurdo se non addirittura di vantare i successi dell’”alleato turco” sull’Esercito di Liberazione del Kurdistan.
La compagna Dilara ha replicato giustamente che i compagni italiani dovrebbero avere una coscienza, che dovrebbe spingerli ad agire indipendentemente dall’atteggiamento dei mass media. La compagna, però, ignora che l’ideologia della classe sociale dominante, cioè della borghesia politica,  grazie agli strumenti di persuasione di massa di cui detiene il controllo - la televisione, la radio e i giornali -, è sempre l’ideologia dominante e che tale ideologia condiziona la coscienza di tutti, anche quella dei migliori compagni.
Creare dei movimenti assolutamente autonomi dal punto di vista della formazione di una coscienza e di una solidarietà di classe nella società contemporanea occidentale è quasi impossibile. Ci troviamo di fronte a delle vere e proprie forme di totalitarismo mass-mediale, che permettono alla borghesia politica di manipolare il consenso e di orientarlo nel modo che essa desidera.
Noi liberalcomunisti accogliamo con grande soddisfazione la scelta del P.K.K. di continuare la propria lotta in una maniera assolutamente non violenta. Questa scelta lo connota come un partito realmente di classe, che ha capito che “non è interesse dei lavoratori vedere scorrere il sangue” (Dilara) e che i veri comunisti non amano e non cercano la violenza.
Ancora una volta torna attuale la grande lezione di Ghandi secondo cui solo una lotta ferma, cosciente - quando ce ne siano le condizioni - e non violenta delle più larghe masse popolari può portare a rivoluzioni politiche e sociali dagli esiti non effimeri.

 

 


 


LETTERA A MASSIMO COGLIANDRO SUI RAPPORTI TRA DISTRIBUTIVISMO E LIBERALCOMUNISMO

 

di

 

Luigi K.

 

 

Caro Cogliandro,


sebbene alcuni studiosi individuino addirittura in Aristotele i fondamenti del distributivismo, questa teoria politico-economica è stata popolarizzata negli anni venti-trenta dai saggisti britannici cattolici Gilbert K. Chesterton e Hilaire Belloc. Ostili al centralismo burocratico e al socialismo di stato, ma nello stesso tempo al capitalismo monopolistico e ai dogmi del liberismo, questi studiosi si fecero difensori di un modello sociopolitico basato su autogoverno, "microcapitalismo", piccola impresa, partecipazione degli operai al processo decisionale nelle imprese, attenzione alla natura etc.
Le consiglio la lettura di :

http://www.dur.ac.uk/~dcs6mpw/gkc/
e di

http://web.globalserve.net/~bumblebee/dist_me.htm

Credo che ne trarrà spunti interessanti nell'ottica della sua visione 'liberalcomunista'.

Saluti

Luigi




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