Politica

Il giornale elettronico dei liberalcomunisti

 
N° 16 del 24/12/2000



 

Elenco degli articoli pubblicati in questo numero:

1)                     “IL DIBATTITO SULLA RIFORMA DEL D.U. IN SCIENZE INFERMIERISTICHE”

2)                     “RIFORMARE I PRATICANTATI!” di Massimo Cogliandro

3)                    LA DEMOCRAZIA ECONOMICA U.S.A. E IL CAPITALISMO SELVAGGIO ALL’ITALIANA!” di Massimo Cogliandro


 


 

 

IL DIBATTITO SULLA RIFORMA DEL D.U. IN SCIENZE INFERMIERISTICHE

 

 

 

Si è recentemente concluso su http://www.parlamentonline.com/ un sondaggio sulla riforma del D.U. in Scienze Infermieristiche. I risultati del sondaggio sono i seguenti:

 

Sondaggio n. 369

 

Risultati totali del sondaggio

Il sondaggio è stato chiuso in data:
16/12/2000 17.04

La domanda era:

Ritieni giusto che il governo italiano continui a cercare infermieri all'estero con le migliaia di fuori corso che sono parcheggiati nel Corso di Laurea in Medicina, che molto spesso hanno superato molti esami ma non riescono a finire?

Io propongo che a tutti gli studenti di Medicina che hanno completato il primo triennio venga conferita una laurea di primo livello in Scienze Infermieristiche, che possa permettere a tanti studenti fuori corso di capitalizzare gli studi fatti e di poter comunque andare a lavorare nel settore sanitario.

 


Voti totali 31

 

No, perchè penso che sia giusto conferire automaticamente il D. U. in Scienze infermieristiche a tutti gli studenti di Medicina che abbiano completato gli esami del primo triennio.

54,8%
(17)

 

 

Sì, lo ritengo giusto

45,2%
(14)

 

 

 

 

 

 

Durante il sondaggio si è svolto il seguente dibattito tra il sottoscritto e un professore del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche:

 

Prof. F. S.: Alla facoltà di medicina non insegnano a fare l'infermiere,
purtroppo spesso non insegnano nemmeno a fare il medico.
Le scuole universitarie per infermiere hanno moltissime ore di tirocinio in corsia. Il medico di tirocinio pre-laurea ne fa poco e se lo fa lo fa come "medico-in-cantiere". Come potrebbe fare un mestiere che appena conosce?
Il problema delle scuole per infermiere è che al primo anno si iscrivono in 100 ed al terzo anno di corso arrivano in 20.

 

Massimo Cogliandro: Basterebbe mettere un tirocinio guidato obbligatorio di 6 mesi per permettere a quanti hanno terminato il primo triennio di Medicina ed abbiano così acquisito la eventuale laurea di primo livello in Scienze Infermieristiche di esercitare con profitto la professione di infermiere.
Le tue obiezioni non hanno senso.

 

Prof. F. S.: Gli allievi delle Scuole Universitarie fanno 4000 ore di tirocinio e studiano materie, nei 3 anni, che il corso di medicina comincia ad affrontare dopo il quarto anno. Come può pensare, lei che dice cose che hanno senso, che uno studente del 3° anno (se è fuori corso di sicuro è anche svogliato)possa apprendere in 6 mesi un mestiere che, lo ripeto, non conosce per niente sotto nessun aspetto, nè pratico nè tantomeno teorico.
Guardi, io insegno Anatomia Umana, in un Corso di Diploma Universitario per Infermiere dal 1995 e prima insegnavo Anatomia e Fisiologia nel corrispondente Corso Professionale Regionale e, per quanto secondo Lei dica cose senza senso, credo di parlare a ragion veduta.

 

Massimo Cogliandro: Senta professore, io sono uno studente fuori corso e le assicuro che non sono per niente svogliato...
Negli altri paesi quasi tutti gli studenti finiscono in tempo utile. Ora, due sono i casi: o gli studenti italiani sono tutti imbecilli e svogliati o siete voi che non sapete nè insegnare nè valutare adeguatamente gli studenti (mi ricordo che certi esami che ho sostenuto sono durati 25-30 secondi: mi dica Lei come si può valutare la preparazione di una persona in mezzo minuto...).
Quanto all'ordinamento di Medicina troppo nozionistico e troppo carente dal punto di vista teorico-pratico, siete stati voi a vararlo e non gli studenti...
Non vedo perchè noi dobbiamo fare le spese per scelte sbagliate dettate dalla vostra incompetenza.
Quanti ai cosiddetti studenti che si laureano in corso, ricordo che una volta il prof. Torsoli di gastro-enterico a lezione chiamò fuori tutti quelli della prima fila, i cosiddetti secchioni con tutti 30, e con sua sorpresa ha dovuto constatare amaramente che non avevano la minima nozione neanche dell'anatomia umana normale: confondevano il pancreas con lo stomaco e lo stomaco con il fegato.
Questo è dovuto al fatto che voi avete dei sistemi didattici e valutativi non propriamente adeguati, quando addirittura non promuovete in base a simpatie, raccomandazioni e amicizie varie.
La laurea di primo livello agli studenti di Medicina che abbiano concluso il primo triennio, dopo tante persecuzioni e ingiustizie subite da tutti voi, spetta loro di diritto.
Quanto a lei, che sicuramente non è molto diverso dai suoi colleghi di Medicina, sta alimentando polemiche unicamente per salvare la sua cattedra. Io capisco che perdere il posto di lavoro è un dramma, ma Lei deve capire che anche per gli studenti fuori corso perdere qualsiasi speranza per il futuro è un dramma.

 



RIFORMARE I PRATICANTATI!

 

di

 

Massimo Cogliandro

 

 


Attualmente in Italia per poter svolgere alcune professioni, come il geometra o l’avvocato, da libero professionista è necessario superare due o tre anni di praticantato. Per praticantato si intende un periodo di tirocinio totalmente gratuito e privo di copertura previdenziale.

In realtà nella maggior parte dei casi si tratta di forme di feroce sfruttamento in cui il libero professionista si avvale di una forza lavoro completamente gratuita per lavori spesso di tipo residuale, come prendere le telefonate, tenere pulito lo studio o, nel caso dei geometri, fare i lavori più pesanti.
In genere, il professionista cerca di insegnare il meno possibile ai tirocinanti per evitare di creare dei futuri temibili concorrenti. Si tenga conto inoltre che i liberi professionisti, grazie alla possibilità di usufruire della manodopera gratuita rappresentata dai tirocinanti, in genere non assumono tecnici stipendiati: il praticantato è dunque anche un fattore di crescita della disoccupazione.

Io penso che il praticantato possa essere un ottimo strumento di formazione per i futuri professionisti, di gran lunga superiore al grigio insegnamento nozionistico impartito nelle aule universitarie, ma solo se il praticante è tutelato da una severa legislazione di supporto.

Tenuto conto del quadro giuridico italiano contemporaneo, sarebbe opportuna l’introduzione di un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro che tuteli i praticanti sotto il punto di vista giuridico, economico e previdenziale.

E’ evidente che un tirocinante non può ricevere lo stesso stipendio di un lavoratore che abbia già una certa esperienza, perché la qualità del suo lavoro è inferiore, ma questo lavoro deve essere comunque retribuito.

Un altro problema importante è quello della tutela previdenziale: se una persona frequenta l’università ha la possibilità, una volta terminati gli studi universitari, di riscattare gli anni passati all’università ai fini previdenziali; non si capisce perché ai praticanti, che svolgono un vero e proprio lavoro al contrario degli studenti universitari, debba continuare ad essere negato il diritto alla copertura previdenziale. A mio giudizio, la possibilità di riscattare ai fini pensionistici i periodi di praticantato svolti dovrebbe avere valore retroattivo e interessare anche tutti coloro che hanno svolto attività di tirocinio in passato.
Io penso che l’ostacolo principale ad una riforma dei vari tipi di praticantato sia rappresentato dalle burocrazie politico-corporative degli ordini professionali, che hanno interesse a garantire la possibilità per i liberi professionisti iscritti agli ordini di continuare a sfruttare a titolo gratuito la manodopera dei tirocinanti.

Tutto questo dimostra ancora una volta che se si vuole realmente democratizzare il tessuto sociale italiano, bisogna sciogliere gli ordini professionali e distruggere il corporativismo di Stato che, più di mezzo secolo dopo la caduta del fascismo, continua a sopravvivere in Italia.

 

 

 


 

 

LA DEMOCRAZIA ECONOMICA U.S.A. E IL CAPITALISMO SELVAGGIO ALL’ITALIANA

 

di

 

Massimo Cogliandro

 

 

I mass media, la scuola, i partiti da decenni alimentano in Italia una propaganda fortissima secondo cui negli U.S.A. ci sarebbe una forma di capitalismo estremamente feroce, dove i diritti dei lavoratori sarebbero calpestati al contrario di quanto avviene in Italia.

In realtà, la borghesia politica italiana alimenta questo senso di superiorità del nostro sistema sociale per evitare qualsiasi cambiamento volto alla democratizzazione e alla liberalizzazione del nostro tessuto sociale.

In Italia attualmente convivono un capitalismo privato dal carattere monopolistico (il 3% dei cittadini italiani possiede l’intero patrimonio azionario del Paese) in cui ai padroni tutto è permesso grazie alle recenti riforme sulla precarizzazione del rapporto di lavoro subordinato, e un capitalismo di Stato in cui alla burocrazia politica dei partiti tutto è permesso, anche l’assunzione di simpatizzanti e iscritti ai vari partiti. Negli Stati Uniti invece dal 1974, grazie al varo di una apposita legge,  in oltre 10000 imprese è stato instaurato un sistema di azionariato dei lavoratori. In media i lavoratori sono proprietari di circa il 30% delle azioni dell’impresa nella quale lavorano…

Lascio ai lettori stabilire quale sia la forma di capitalismo più selvaggia.

 



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