Politica
Il giornale elettronico dei liberalcomunisti
N° 16 del 24/12/2000
Elenco degli articoli pubblicati in questo numero:
1)
“IL
DIBATTITO SULLA RIFORMA DEL D.U. IN SCIENZE INFERMIERISTICHE”
2)
“RIFORMARE
I PRATICANTATI!” di Massimo Cogliandro
3)
“LA
DEMOCRAZIA ECONOMICA U.S.A. E IL CAPITALISMO SELVAGGIO ALL’ITALIANA!”
di Massimo Cogliandro
IL DIBATTITO SULLA RIFORMA DEL D.U. IN SCIENZE INFERMIERISTICHE
Si
è recentemente concluso su http://www.parlamentonline.com/ un
sondaggio sulla riforma del D.U. in Scienze Infermieristiche. I risultati del
sondaggio sono i seguenti:
Sondaggio n.
369 |
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Risultati
totali del sondaggio | |||||||||||||||
Il
sondaggio è stato chiuso in data:
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Durante il sondaggio si è svolto il seguente dibattito tra
il sottoscritto e un professore del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche:
Prof. F. S.: Alla
facoltà di medicina non insegnano a fare l'infermiere,
purtroppo spesso non insegnano nemmeno
a fare il medico.
Le scuole universitarie per
infermiere hanno moltissime ore di tirocinio in corsia. Il medico di tirocinio
pre-laurea ne fa poco e se lo fa lo fa come "medico-in-cantiere". Come potrebbe
fare un mestiere che appena conosce?
Il problema delle
scuole per infermiere è che al primo anno si iscrivono in 100 ed al terzo anno
di corso arrivano in 20.
Massimo Cogliandro:
Basterebbe mettere un tirocinio guidato obbligatorio di 6 mesi per permettere a
quanti hanno terminato il primo triennio di Medicina ed abbiano così acquisito
la eventuale laurea di primo livello in Scienze Infermieristiche di esercitare
con profitto la professione di infermiere.
Le tue obiezioni non hanno
senso.
Prof. F. S.: Gli
allievi delle Scuole Universitarie fanno 4000 ore di tirocinio e studiano
materie, nei 3 anni, che il corso di medicina comincia ad affrontare dopo il
quarto anno. Come può pensare, lei che dice cose che hanno senso, che uno
studente del 3° anno (se è fuori corso di sicuro è anche svogliato)possa
apprendere in 6 mesi un mestiere che, lo ripeto, non conosce per niente sotto
nessun aspetto, nè pratico nè tantomeno teorico.
Guardi, io insegno Anatomia Umana, in
un Corso di Diploma Universitario per Infermiere dal 1995 e prima insegnavo
Anatomia e Fisiologia nel corrispondente Corso Professionale Regionale e, per
quanto secondo Lei dica cose senza senso, credo di parlare a ragion
veduta.
Massimo Cogliandro:
Senta professore, io sono uno studente fuori corso e le assicuro che non sono
per niente svogliato...
Negli altri paesi quasi tutti gli studenti finiscono in tempo utile.
Ora, due sono i casi: o gli studenti italiani sono tutti imbecilli e svogliati o
siete voi che non sapete nè insegnare nè valutare adeguatamente gli studenti (mi
ricordo che certi esami che ho sostenuto sono durati 25-30 secondi: mi dica Lei
come si può valutare la preparazione di una persona in mezzo
minuto...).
Quanto all'ordinamento di Medicina troppo
nozionistico e troppo carente dal punto di vista teorico-pratico, siete stati
voi a vararlo e non gli studenti...
Non vedo perchè
noi dobbiamo fare le spese per scelte sbagliate dettate dalla vostra
incompetenza.
Quanti ai cosiddetti studenti che si
laureano in corso, ricordo che una volta il prof. Torsoli di gastro-enterico a
lezione chiamò fuori tutti quelli della prima fila, i cosiddetti secchioni con
tutti 30, e con sua sorpresa ha dovuto constatare amaramente che non avevano la
minima nozione neanche dell'anatomia umana normale: confondevano il pancreas con
lo stomaco e lo stomaco con il fegato.
Questo è dovuto
al fatto che voi avete dei sistemi didattici e valutativi non propriamente
adeguati, quando addirittura non promuovete in base a simpatie, raccomandazioni
e amicizie varie.
La laurea di primo livello agli
studenti di Medicina che abbiano concluso il primo triennio, dopo tante
persecuzioni e ingiustizie subite da tutti voi, spetta loro di
diritto.
Quanto a lei, che sicuramente non è molto
diverso dai suoi colleghi di Medicina, sta alimentando polemiche unicamente per
salvare la sua cattedra. Io capisco che perdere il posto di lavoro è un dramma,
ma Lei deve capire che anche per gli studenti fuori corso perdere qualsiasi
speranza per il futuro è un dramma.
Massimo
Cogliandro
Attualmente in Italia per
poter svolgere alcune professioni, come il geometra o l’avvocato, da libero
professionista è necessario superare due o tre anni di praticantato. Per
praticantato si intende un periodo di tirocinio totalmente gratuito e privo di
copertura previdenziale.
In realtà nella maggior parte dei
casi si tratta di forme di feroce sfruttamento in cui il libero professionista
si avvale di una forza lavoro completamente gratuita per lavori spesso di tipo
residuale, come prendere le telefonate, tenere pulito lo studio o, nel caso dei
geometri, fare i lavori più pesanti.
In genere, il professionista cerca di
insegnare il meno possibile ai tirocinanti per evitare di creare dei futuri
temibili concorrenti. Si tenga conto inoltre che i liberi professionisti, grazie
alla possibilità di usufruire della manodopera gratuita rappresentata dai
tirocinanti, in genere non assumono tecnici stipendiati: il praticantato è
dunque anche un fattore di crescita della disoccupazione.
Io penso che il praticantato possa essere un ottimo strumento di formazione per i futuri professionisti, di gran lunga superiore al grigio insegnamento nozionistico impartito nelle aule universitarie, ma solo se il praticante è tutelato da una severa legislazione di supporto.
Tenuto conto del quadro giuridico italiano contemporaneo, sarebbe opportuna l’introduzione di un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro che tuteli i praticanti sotto il punto di vista giuridico, economico e previdenziale.
E’ evidente che un tirocinante non può ricevere lo stesso stipendio di un lavoratore che abbia già una certa esperienza, perché la qualità del suo lavoro è inferiore, ma questo lavoro deve essere comunque retribuito.
Un altro problema importante è
quello della tutela previdenziale: se una persona frequenta l’università ha la
possibilità, una volta terminati gli studi universitari, di riscattare gli anni
passati all’università ai fini previdenziali; non si capisce perché ai
praticanti, che svolgono un vero e proprio lavoro al contrario degli studenti
universitari, debba continuare ad essere negato il diritto alla copertura
previdenziale. A mio giudizio, la possibilità di riscattare ai fini
pensionistici i periodi di praticantato svolti dovrebbe avere valore retroattivo
e interessare anche tutti coloro che hanno svolto attività di tirocinio in
passato.
Io penso che l’ostacolo principale ad una riforma dei vari tipi di
praticantato sia rappresentato dalle burocrazie politico-corporative degli
ordini professionali, che hanno interesse a garantire la possibilità per i
liberi professionisti iscritti agli ordini di continuare a sfruttare a titolo
gratuito la manodopera dei tirocinanti.
Tutto questo dimostra ancora una volta che se si vuole realmente democratizzare il tessuto sociale italiano, bisogna sciogliere gli ordini professionali e distruggere il corporativismo di Stato che, più di mezzo secolo dopo la caduta del fascismo, continua a sopravvivere in Italia.
LA
DEMOCRAZIA ECONOMICA U.S.A. E IL CAPITALISMO SELVAGGIO
ALL’ITALIANA
di
Massimo Cogliandro
I mass media, la scuola, i partiti da decenni alimentano in Italia una propaganda fortissima secondo cui negli U.S.A. ci sarebbe una forma di capitalismo estremamente feroce, dove i diritti dei lavoratori sarebbero calpestati al contrario di quanto avviene in Italia.
In realtà, la borghesia politica italiana alimenta questo senso di superiorità del nostro sistema sociale per evitare qualsiasi cambiamento volto alla democratizzazione e alla liberalizzazione del nostro tessuto sociale.
In Italia attualmente convivono un capitalismo privato dal carattere monopolistico (il 3% dei cittadini italiani possiede l’intero patrimonio azionario del Paese) in cui ai padroni tutto è permesso grazie alle recenti riforme sulla precarizzazione del rapporto di lavoro subordinato, e un capitalismo di Stato in cui alla burocrazia politica dei partiti tutto è permesso, anche l’assunzione di simpatizzanti e iscritti ai vari partiti. Negli Stati Uniti invece dal 1974, grazie al varo di una apposita legge, in oltre 10000 imprese è stato instaurato un sistema di azionariato dei lavoratori. In media i lavoratori sono proprietari di circa il 30% delle azioni dell’impresa nella quale lavorano…
Lascio ai lettori stabilire quale sia la forma di capitalismo più selvaggia.