Politica

Il giornale elettronico dei liberalcomunisti

 
N° 18 del 25/1/2001



 

Elenco degli articoli pubblicati in questo numero:

1)                     “SPECIALE SULLA RIFORMA DEL D.U. IN SCIENZE INFERMIERISTICHE” di Massimo Cogliandro

2)                     “LA CARENZA NELL'INSEGNAMENTO DEI LINGUAGGI TECNICI NELLA SCUOLA ITALIANA” di Titti

 


 

 

SPECIALE SULLA RIFORMA DEL D.U. IN SCIENZE INFERMIERISTICHE

 

di

 

Massimo Cogliandro

 

 

 

In questi giorni, il dibattito sulla riforma dei D.U. dell’area sanitaria ha assunto toni estremamente violenti soprattutto da parte di alcuni rappresentanti della burocrazia corporativa del Collegio Professionale degli Infermieri.

Le polemiche sono iniziate dopo la diffusione dei risultati definitivi di un sondaggio che si è recentemente tenuto su http://www.parlamentonline.com/ in cui si chiedeva agli italiani se erano favorevoli alla unificazione del percorso formativo necessario per conseguire la laurea di 1° livello in Scienze Infermieristiche con il percorso formativo previsto per il primo triennio del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia:

 

Sondaggio n. 369

 

Risultati totali del sondaggio

Il sondaggio è stato chiuso in data:
16/12/2000 17.04

La domanda era:

Ritieni giusto che il governo italiano continui a cercare infermieri all'estero con le migliaia di fuori corso che sono parcheggiati nel Corso di Laurea in Medicina, che molto spesso hanno superato molti esami ma non riescono a finire?

Io propongo che a tutti gli studenti di Medicina che hanno completato il primo triennio venga conferita una laurea di primo livello in Scienze Infermieristiche, che possa permettere a tanti studenti fuori corso di capitalizzare gli studi fatti e di poter comunque andare a lavorare nel settore sanitario.

 


Voti totali 31

 

No, perchè penso che sia giusto conferire automaticamente il D. U. in Scienze Infermieristiche a tutti gli studenti di Medicina che abbiano completato gli esami del primo triennio.

54,8%
(17)

 

 

Sì, lo ritengo giusto

45,2%
(14)

 

 

 

 

 

 

 

La maggioranza delle persone che hanno votato si è dunque detta favorevole alla riforma proposta nel sondaggio…

Ora intendo analizzare le obiezioni che la nascente burocrazia corporativa degli infermieri ha tirato fuori nella sua veemente opposizione alla riforma proposta dal sondaggio.

Tutte queste obiezioni si basano su una forte rivendicazione dell’autonomia della professione di infermiere e del suo percorso formativo di base rispetto a quella medica.

Per rendere più chiare le posizioni della burocrazia corporativa del Collegio Professionale degli Infermieri, riporto qui di seguito una lettera che mi ha scritto uno dei suoi principali rappresentanti sulla bacheca di un sito che si occupa dei problemi inerenti alla professione di infermiere:

 

Caro Cogliandro,
benemerita la associazione che avete fondato.... complimenti, fa sempre bene avere delle associazioni che si buttano sulla rete per migliorare la dialettica e lo scambio di opinioni, ma..... come hai potuto leggere dalle numerose risposte che i colleghi ti hanno dato, le vostre richieste sono fuori luogo.
E' assolutamente inadeguato chiedere che i primi tre anni della laurea in Medicina siano premiati con un titolo di laurea breve di infermiere
Oltre a quanto hanno scritto gli amici..... che in buona parte conosco di persona, occorre fare una breve analisi legata alla finalita delle due professioni sanitarie. Una analisi così impostata permetterebbe sicuramente la vostra comprensione delle nostre affermazioni, e della quindi ostinazione nell'affermare una sostanziale differenza delle due professioni, che non si possono "mischiare" come vorreste voi. Sia in un senso che in un altro, direi; la cosa e' reciproca.
Gli obiettivi e le funzioni della professione medica, sempre nel rispetto dell'approccio olistico della persona, e' quello di DIAGNOSI E CURA, mentre quela dell'infermiere sono EDUCAZIONE SANITARIA, PREVENZIONE ED ASSISTENZA. .
Capirete bene che solo con queste poche frasi si comprende bene la profonda differenza delle due professioni e quindi anche la profonda differenza nella formazione, che deve esserci, ed in modo profondo. Queste che ho citato sono funzioni tratte da leggi dello Stato, che non potranno essere piu' cambiate, anche perché afferenti ad un percorso formativo internazionalmente riconosciuto e che prevede anche per detta dell'OMS, ancora nel 2000, l'ulteriore implementazione della formazione infermieristica anche con la creazione dell'infermiere di famiglia, come indicato fin dal 1983. La crisi della nostra professione e' sostanzialmente un retaggio culturale italiano, di sottostima delle mansioni rivolte direttamente all'utente, che all'estero e' quasi inesistente, proprio perche' lo status dell'infermiere e' migliore.
Concludo dicendo che..... non vorrei mai finire nelle mani di tuoi colleghi che hanno fallito la formazione universitaria rimanendo fuori corso.
Non stiamo lavorando in una fabbrica, dove il laureato in elettronica, se per caso sbaglia fonde un circuito e che se fa il percorso di laurea breve, il danno che fa e' ancora piu' ridotto. Stiamo parlando di uomini, di persone, e darle in mano a dei frustrati che vogliono un contentino si rischia di fare piu' del male che non di migliorare l'assistenza. Male intendendo non la morte di un circuito ma di persone e..... te lo dico e' gia' successo anche nel mio ospedale .... che sbagliato un semplice atto sanitario, sono morte nel giro di 1 ora due persone, ed altre 3 in rianimazione, quindi cerchiamo di non scherzare. Per favore.
Oltre al fatto che per poter fare degli esami integrativi per poter entrare nel percorso di Scienze infermieristiche, le materie studiate sono ben differenti, molte volte, e vi e' una intensa attivita' pratica e di lavoro in corsia, che impedirebbero a molti tuoi colleghi universitari di adeguarsi e di integrarsi con i nuovi studi.
La selezione sarebbe maggiore rispetto al percorso in medicina, tenendo conto anche delle varie frustazioni.

Concludo veramente ........ fate tante altre cose.... proponete quello che volte, ma non una cosa del genere, sarebbe un errore colossale, non tanto per noi ma per i nostri e vostri cari, che sfortunatamente andranno negli ospedali.

ti invito a guardare il sito che gestiamo.... http://www.aislec.it

Cordialmente
Andrea Bellingeri
Presidente AISLeC
membro EPUAP (European Pressure Ulcer Advisory Panel)

 

 

Nella risposta che ho inviato a Bellingeri ho messo in luce l’infondatezza di tutte queste affermazioni dal manifesto carattere corporativo:

 

 

Caro Bellingeri,
non sono d'accordo sul presupposto di fondo del suo intervento e cioè che scopo del medico sono solo "DIAGNOSI E CURA, mentre quella dell'infermiere sono EDUCAZIONE SANITARIA, PREVENZIONE ED ASSISTENZA".
Il mio prof. di Igiene e Sanità Pubblica una volta ci ha spiegato che la scienza medica del futuro si preoccuperà sempre di meno della DIAGNOSI E DELLA CURA E SEMPRE DI PIU' DI TUTTO CIO' CHE ATTIENE ALLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE.
Partendo proprio dalle sue affermazioni, non posso non giungere alla conclusione che gli obbiettivi che voi ponete alla base delle scienze infermieristiche sono gli stessi di quelli che sono alla base delle moderne scienze mediche. Non si capisce, quindi, perchè il percorso formativo dell'infermiere, cioè di quella che a mio giudizio è la figura professionale paramedica per eccellenza, debba essere diverso da quello del medico.

Cordiali saluti,

 

Massimo Cogliandro

 

Molti degli infermieri che sono intervenuti nel dibattito hanno affermato che è colpa degli studenti di Medicina se non riescono a laurearsi e non di un sistema formativo obsoleto. Essi giungono, quindi, alla conclusione che non si deve conferire agli studenti di Medicina che hanno terminano il primo triennio alcuna laurea di primo livello e che anzi i fuoricorso devono essere letteralmente “eliminati” dal sistema universitario italiano.
Ora, io mi chiedo se queste persone si sono mai chieste perchè nell'università italiana ci sono tanti fuoricorso mentre negli altri Paesi Occidentali quasi tutti si laureano in tempo debito.
Il motivo è semplice: in Italia l'università è in mano a corporazioni, non importa se si tratta dell'Ordine dei Medici o degli Infermieri. Queste corporazioni hanno una influenza decisiva nella "regolamentazione" degli accessi e nella selezione all'interno del sistema formativo.
Scienze Infermieristiche è nato come Diploma Universitario solo perchè il Collegio Professionale degli infermieri, una delle tante corporazioni che infettano l’area sanitaria, aveva bisogno di un corso di studi "elevato" rispetto a quelli di prima per poter diventare una corporazione autonoma rispetto alla corporazione madre, cioè l'Ordine dei Medici.
Anche la rivendicazione della trasformazione del D.U. in Scienze Infermieristiche in una vera e propria laurea va vista in quest'ottica.

 

 


 


LA CARENZA NELL’INSEGNAMENTO DEI LINGUAGGI TECNICI NELLA SCUOLA ITALIANA

 

di

 

Titti

 

 

Sono un insegnante di Educazione Tecnica delle scuole medie inferiori e mano a mano che passa il tempo mi rendo sempre più conto che le difficoltà che incontrano i bambini nel passaggio dalle scuole medie alle superiori sono legate al fatto che nelle scuole medie inferiori le materie dell’area tecnico-scientifica sono largamente sacrificate rispetto a quelle umanistiche.
Il motivo alla base di queste difficoltà va cercato nella tendenza molto diffusa in Italia a vedere le materie umanistiche come le uniche che abbiano un vero e proprio valore "formativo" e le materie tecnico-scientifiche come discipline che portano al "fare", che quindi sono da disprezzare anche dal punto di vista teorico.
Alle discipline tecnico-scientifiche è associata prevalentemente una importanza più che altro “informativa”, cioè legata all’apprendimento di cognizioni particolari rivolte ad attività ben circoscritte.
Io penso invece che l’insegnamento delle materie tecniche nella scuola abbia una importanza fondamentale per l’apprendimento di quei codici linguistici specifici, indispensabili per permettere all'allievo di affrontare alle scuole superiori lo studio approfondito delle materie tecniche in maniera non traumatica.
In conclusione, sono convinta che nel quadro della riforma scolastica vadano previsti un ampiamento e una trasformazione radicale dell’assetto dei curricoli delle materie dell’area tecnico-scientifica degli ultimi anni della scuola di base. Si dovrà porre l’attenzione non solo sull’insegnamento di abilità particolari, pur importanti per rendere più agili le capacità logiche dell'allievo, ma anche sull’ampiamento del vocabolario tecnico scientifico dell'alunno.

 

 



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