Politica
Il giornale elettronico dei liberalcomunisti
N° 18 del 25/1/2001
Elenco degli articoli pubblicati in questo numero:
1)
“SPECIALE
SULLA RIFORMA DEL D.U. IN SCIENZE INFERMIERISTICHE” di Massimo
Cogliandro
2)
“LA
CARENZA NELL'INSEGNAMENTO DEI LINGUAGGI TECNICI NELLA SCUOLA ITALIANA” di
Titti
SPECIALE SULLA RIFORMA DEL D.U. IN SCIENZE INFERMIERISTICHE
di
Massimo Cogliandro
In questi giorni, il dibattito sulla riforma dei D.U. dell’area sanitaria ha assunto toni estremamente violenti soprattutto da parte di alcuni rappresentanti della burocrazia corporativa del Collegio Professionale degli Infermieri.
Le polemiche sono iniziate dopo la diffusione dei risultati definitivi di un sondaggio che si è recentemente tenuto su http://www.parlamentonline.com/ in cui si chiedeva agli italiani se erano favorevoli alla unificazione del percorso formativo necessario per conseguire la laurea di 1° livello in Scienze Infermieristiche con il percorso formativo previsto per il primo triennio del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia:
Sondaggio n.
369 |
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Risultati
totali del sondaggio | |||||||||||||||
Il
sondaggio è stato chiuso in data:
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La maggioranza delle persone che hanno votato si è dunque detta favorevole alla riforma proposta nel sondaggio…
Ora intendo analizzare le obiezioni che la nascente burocrazia corporativa degli infermieri ha tirato fuori nella sua veemente opposizione alla riforma proposta dal sondaggio.
Tutte queste obiezioni si basano su una forte rivendicazione dell’autonomia della professione di infermiere e del suo percorso formativo di base rispetto a quella medica.
Per rendere più chiare le posizioni della burocrazia corporativa del Collegio Professionale degli Infermieri, riporto qui di seguito una lettera che mi ha scritto uno dei suoi principali rappresentanti sulla bacheca di un sito che si occupa dei problemi inerenti alla professione di infermiere:
Caro
Cogliandro,
benemerita la associazione che avete fondato.... complimenti, fa
sempre bene avere delle associazioni che si buttano sulla rete per migliorare la
dialettica e lo scambio di opinioni, ma..... come hai potuto leggere dalle
numerose risposte che i colleghi ti hanno dato, le vostre richieste sono fuori
luogo.
E' assolutamente inadeguato chiedere che i primi tre anni della laurea
in Medicina siano premiati con un titolo di laurea breve di infermiere
Oltre
a quanto hanno scritto gli amici..... che in buona parte conosco di persona,
occorre fare una breve analisi legata alla finalita delle due professioni
sanitarie. Una analisi così impostata permetterebbe sicuramente la vostra
comprensione delle nostre affermazioni, e della quindi ostinazione
nell'affermare una sostanziale differenza delle due professioni, che non si
possono "mischiare" come vorreste voi. Sia in un senso che in un altro, direi;
la cosa e' reciproca.
Gli obiettivi e le funzioni della professione medica,
sempre nel rispetto dell'approccio olistico della persona, e' quello di DIAGNOSI
E CURA, mentre quela dell'infermiere sono EDUCAZIONE SANITARIA, PREVENZIONE ED
ASSISTENZA. .
Capirete bene che solo con queste poche frasi si comprende bene
la profonda differenza delle due professioni e quindi anche la profonda
differenza nella formazione, che deve esserci, ed in modo profondo. Queste che
ho citato sono funzioni tratte da leggi dello Stato, che non potranno essere
piu' cambiate, anche perché afferenti ad un percorso formativo
internazionalmente riconosciuto e che prevede anche per detta dell'OMS, ancora
nel 2000, l'ulteriore implementazione della formazione infermieristica anche con
la creazione dell'infermiere di famiglia, come indicato fin dal 1983. La crisi
della nostra professione e' sostanzialmente un retaggio culturale italiano, di
sottostima delle mansioni rivolte direttamente all'utente, che all'estero e'
quasi inesistente, proprio perche' lo status dell'infermiere e' migliore.
Concludo dicendo che..... non vorrei mai finire nelle mani di tuoi colleghi
che hanno fallito la formazione universitaria rimanendo fuori corso.
Non
stiamo lavorando in una fabbrica, dove il laureato in elettronica, se per caso
sbaglia fonde un circuito e che se fa il percorso di laurea breve, il danno che
fa e' ancora piu' ridotto. Stiamo parlando di uomini, di persone, e darle in
mano a dei frustrati che vogliono un contentino si rischia di fare piu' del male
che non di migliorare l'assistenza. Male intendendo non la morte di un circuito
ma di persone e..... te lo dico e' gia' successo anche nel mio ospedale .... che
sbagliato un semplice atto sanitario, sono morte nel giro di 1 ora due persone,
ed altre 3 in rianimazione, quindi cerchiamo di non scherzare. Per
favore.
Oltre al fatto che per poter fare degli esami integrativi per poter
entrare nel percorso di Scienze infermieristiche, le materie studiate sono ben
differenti, molte volte, e vi e' una intensa attivita' pratica e di lavoro in
corsia, che impedirebbero a molti tuoi colleghi universitari di adeguarsi e di
integrarsi con i nuovi studi.
La selezione sarebbe maggiore rispetto al
percorso in medicina, tenendo conto anche delle varie frustazioni.
Concludo
veramente ........ fate tante altre cose.... proponete quello che volte, ma non
una cosa del genere, sarebbe un errore colossale, non tanto per noi ma per i
nostri e vostri cari, che sfortunatamente andranno negli ospedali.
ti
invito a guardare il sito che gestiamo.... http://www.aislec.it
Cordialmente
Andrea Bellingeri
Presidente AISLeC
membro EPUAP (European Pressure
Ulcer Advisory Panel)
Nella risposta che ho inviato a Bellingeri ho messo in luce l’infondatezza di tutte queste affermazioni dal manifesto carattere corporativo:
Caro
Bellingeri,
non sono d'accordo sul presupposto di fondo del suo intervento e
cioè che scopo del medico sono solo "DIAGNOSI E CURA, mentre quella
dell'infermiere sono EDUCAZIONE SANITARIA, PREVENZIONE ED ASSISTENZA".
Il mio
prof. di Igiene e Sanità Pubblica una volta ci ha spiegato che la scienza medica
del futuro si preoccuperà sempre di meno della DIAGNOSI E DELLA CURA E SEMPRE DI
PIU' DI TUTTO CIO' CHE ATTIENE ALLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE.
Partendo
proprio dalle sue affermazioni, non posso non giungere alla conclusione che gli
obbiettivi che voi ponete alla base delle scienze infermieristiche sono gli
stessi di quelli che sono alla base delle moderne scienze mediche. Non si
capisce, quindi, perchè il percorso formativo dell'infermiere, cioè di quella
che a mio giudizio è la figura professionale paramedica per eccellenza, debba
essere diverso da quello del medico.
Cordiali
saluti,
Massimo
Cogliandro
Molti
degli infermieri che sono intervenuti nel dibattito hanno affermato che è colpa
degli studenti di Medicina se non riescono a laurearsi e non di un sistema
formativo obsoleto. Essi giungono, quindi, alla conclusione che non si deve
conferire agli studenti di Medicina che hanno terminano il primo triennio alcuna
laurea di primo livello e che anzi i fuoricorso devono essere letteralmente
“eliminati” dal sistema universitario italiano.
Ora, io
mi chiedo se queste persone si sono mai chieste perchè nell'università italiana
ci sono tanti fuoricorso mentre negli altri Paesi Occidentali quasi tutti si
laureano in tempo debito.
Il motivo è semplice: in Italia l'università è in
mano a corporazioni, non importa se si tratta dell'Ordine dei Medici o degli
Infermieri. Queste corporazioni hanno una influenza decisiva nella
"regolamentazione" degli accessi e nella selezione all'interno del sistema
formativo.
Scienze Infermieristiche è nato come Diploma Universitario solo
perchè il Collegio Professionale degli infermieri, una delle tante corporazioni
che infettano l’area sanitaria, aveva bisogno di un corso di studi "elevato"
rispetto a quelli di prima per poter diventare una corporazione autonoma
rispetto alla corporazione madre, cioè l'Ordine dei Medici.
Anche la
rivendicazione della trasformazione del D.U. in Scienze Infermieristiche in una
vera e propria laurea va vista in quest'ottica.
di
Sono
un insegnante di Educazione Tecnica delle scuole medie inferiori e mano a mano
che passa il tempo mi rendo sempre più conto che le difficoltà che incontrano i
bambini nel passaggio dalle scuole medie alle superiori sono legate al fatto che
nelle scuole medie inferiori le materie dell’area tecnico-scientifica sono
largamente sacrificate rispetto a quelle umanistiche.
Il motivo alla base di
queste difficoltà va cercato nella tendenza molto diffusa in Italia a vedere le
materie umanistiche come le uniche che abbiano un vero e proprio valore
"formativo" e le materie tecnico-scientifiche come discipline che portano al
"fare", che quindi sono da disprezzare anche dal punto di vista teorico.
Alle
discipline tecnico-scientifiche è associata prevalentemente una importanza più
che altro “informativa”, cioè legata all’apprendimento di cognizioni particolari
rivolte ad attività ben circoscritte.
Io penso invece che l’insegnamento
delle materie tecniche nella scuola abbia una importanza fondamentale per
l’apprendimento di quei codici linguistici specifici, indispensabili per
permettere all'allievo di affrontare alle scuole superiori lo studio
approfondito delle materie tecniche in maniera non traumatica.
In
conclusione, sono convinta che nel quadro della riforma scolastica vadano
previsti un ampiamento e una trasformazione radicale dell’assetto dei curricoli
delle materie dell’area tecnico-scientifica degli ultimi anni della scuola di
base. Si dovrà porre l’attenzione non solo sull’insegnamento di abilità
particolari, pur importanti per rendere più agili le capacità logiche
dell'allievo, ma anche sull’ampiamento del vocabolario tecnico scientifico
dell'alunno.