Politica

 

 

Il giornale elettronico dei liberalcomunisti

 

 


N° 19 dell' 11/2/2001



 

Elenco degli articoli pubblicati in questo numero:

1. I praticantati: una nuova forma di sfruttamento della forza-lavoro giovanile.

2. Il CCNL degli insegnanti.

 


 

 

I PRATICANTATI: UNA NUOVA FORMA DI SFRUTTAMENTO DELLA FORZA-LAVORO GIOVANILE

 

di

 

Massimo Cogliandro

 

 

 

 

Negli ultimi anni, nel quadro delle riforme in atto del sistema formativo, la burocrazia politica italiana ha iniziato una politica di estensione delle attività di praticantato obbligatorie per essere ammessi all'esercizio delle cosiddette professioni "libere". Tanto per fare qualche esempio, proprio in questi mesi è stato aumentato da due a tre anni il periodo di tirocinio che i laureati in Giurisprudenza devono frequentare obbligatoriamente per poter diventare avvocati e si è parlato insistentemente di introdurre un tirocinio post-lauream biennale per i laureati in Architettura.
La pedagogia di Stato ci dice che questi tirocini sono necessari per permettere ai futuri geometri, architetti o avvocati di affiancare alla preparazione prevalentemente teorica fornita dalla scuola e dall'università italiane quel bagaglio di esperienze pratiche necessario per poter entrare nel mondo del lavoro come liberi professionisti.
Ora, già su questo punto si potrebbe obiettare che un tirocinio per essere efficace non deve essere collocato dopo il corso di studi necessario per diventare architetti, geometri, avvocati ecc..., ma parallelamente al corso di studi e anzi deve diventare una parte integrante del corso di studi.
Per realizzare in maniera efficace una riforma del sistema scolastico a orientamento prevalentemente teorico-pratico occorre puntare su una maggiore flessibilità curricolare, che permetta il superamento definitivo del sistema fondato su programmi più o meno standard, imposti dall'alto, a cui i docenti si devono adeguare impartendo un insegnamento per forza di cose nozionistico. Si deve insomma passare ad una vera e propria logica curricolare "pura", che valorizzi al massimo l'autonomia dei docenti e dei discenti.
La pedagogia di Stato italiana ha scelto una via di compromesso tra vecchio e nuovo: la determinazione dei metodi didattici viene lasciata all'autonomia del docente, ma gli obiettivi didattici e formativi continuano ad essere determinati dalla borghesia politica nazionale e sono uguali per tutti.
Il passaggio ad un sistema formativo fondato su una logica curricolare pura, che metta al centro il criterio monografico, può permettere una vera e propria integrazione tra attività teorica e pratica.
Ogni attività lavorativa si caratterizza per un estremo grado di specializzazione. Allo stesso modo qualsiasi attività di tirocinio per il suo carattere estremamente specialistico risulterebbe essere priva di utilità se affiancata a corsi universitari e/o scolastici dal carattere estremamente generalista.
Si deve passare ad un sistema in cui ogni corso, accanto ad un programma base "istituzionale", che fornisca le nozioni e le conoscenze teoriche fondamentali, preveda un approfondimento su base monografica di alcuni aspetti delle possibili ricadute pratiche dell'apprendimento di una data disciplina, accompagnato da una attività di tirocinio retribuito presso strutture private o pubbliche.
Pongo l'accento sul fatto che le attività di tirocinio devono comunque essere retribuite, al contrario di quanto avviene attualmente, soprattutto per motivi di ordine pedagogico: far prendere coscienza al giovane che qualsiasi attività lavorativa, non importa se "manuale e/o "intellettuale", svolta all'interno della società produce direttamente o indirettamente un profitto.
Purtroppo i tirocini allo stato attuale sono ancora una forma di rapporto di lavoro subordinato privo di qualsiasi tutela giuridica e di qualsiasi garanzia circa una possibile retribuzione del praticante. Si tratta cioè di vere e proprie forme di feroce sfruttamento legalizzate dallo Stato.
Il praticante, che spesso con la propria attività contribuisce in maniera decisiva alla crescita dei profitti degli studi tecnici e/o delle aziende in cui lavora non partecipa in alcun modo - neppure in piccola parte - di questi profitti.
Il problema più importante, però, è che il praticante non può difendersi in alcun modo dagli abusi del suo "padrone" sui modi, gli orari e le condizioni della sua attività di tirocinio, dal momento che come in ogni forma di lavoro "flessibile" (=precario) che si rispetti, il padrone ha la possibilità di mandare via il tirocinante in qualsiasi momento e di inviare all'Ordine di appartenenza dei rapporti sulla attività del tirocinante dal contenuto non verificabile.
Fin tanto che non sarà possibile una reale riforma del sistema formativo, sarà necessario trasformare i praticantati in vere e proprie forme di rapporto di lavoro subordinato regolamentate da contratti di lavoro a tempo determinato, le cui caratteristiche dovranno essere stabilite periodicamente a livello centrale con un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i praticanti.

 

 

 

 


 


IL CCNL DI LAVORO DEGLI INSEGNANTI

 

di

 

Titti

 

 

Gli insegnanti sono molto preoccupati per l'intesa raggiunta il 15 dicembre scorso tra i sindacati di Stato e il governo per il rinnovo contrattuale del biennio economico 2000/2001, nonostante le recenti mobilitazioni del corpo docente.
Il governo continua a ripetere che devono essere premiati gli insegnanti che lavorano di più, ma chi dovrà stabilire quali sono gli insegnanti più bravi e in base a quali criteri?
Dovrebbe forse essere il dirigente scolastico a decidere quali sono gli insegnnati "meritevoli", quando molto spesso si avvale di "collaboratori", che anzichè stare in classe a fare lezione si dedicano alla "caccia" di insegnanti a disposizione per mandarli a fare supplenza nelle proprie classi?.
Per il dirigente scolastico, sarebbe più utile assumere un segretario piuttosto che permettere loro di avvalersi dell'aiuto di persone che dovrebbero avere compiti professionali di natura diversa.
Il governo dovrebbe tenere conto del fatto che il lavoro di insegnante nella scuola contemporanea è un vero e proprio lavoro usurante per il modus vivendi dei giovani italiani, che in base ad alcuni recenti indagini sono risultati essere i meno educati d'Europa.
Molto spesso la nostra pedagogia confonde la valorizzazione dell'autonomia dello studente con il permessivismo nei confronti di atteggiamenti del tutto irresponsabili.
La libertà di un fanciullo è tale solo quando non impedisce agli altri fanciulli di esercitare il proprio diritto all'apprendimento.
In conclusione, si tratta di giungere ad una sempre maggiore responsabilizzazione degli allievi, mettendo a disposizione del docente gli strumenti più adeguati.

 

 



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