POLITICA
Il giornale elettronico dei liberalcomunisti
n°2 del 4-6-2000
Elenco degli articoli
pubblicati in questo numero:
1. "LO
SCIOPERO DEI MEDICI" di Titti
2. "LE
ELEZIONI DEL CNSU" di Massimo Cogliandro
3. "IL FEDERALISMO DI FORMIGONI" di Nadia
4. "I GRECANICI DI CALABRIA" di Massimo
Cogliandro
LO SCIOPERO DEI MEDICI
di
Titti
La reazione dei medici
ospedalieri alla sentenza della Corte dei Conti che ha bloccato gli aumenti
previsti dal nuovo contratto mi appare disgustosa. I medici ospedalieri
dovrebbero vergognarsi di chiedere 1500000 £ di aumento come contropartita di
una riforma della sanità, che afferma il principio assolutamente normale in un
paese moderno, che un medico che lavora in una struttura pubblica non possa
contemporaneamente esercitare anche la libera professione tanto all'interno
quanto all'esterno delle strutture sanitarie pubbliche.
Io sono stata ricoverata in ospedale per una
frattura: ho visto con i miei occhi che i medici si vedevano dalle 9.00 alle
9.30, dopo di che sparivano, le persone venivano operate solo due volte la
settimana per mancanza di medici, una persona con una frattura dovuta magari ad
un incidente e che quindi richiederebbe un intervento di urgenza viene messa in
lista di attesa e può essere operata - se non ci sono raccomandati - solo dopo
una settimana. Se però si presenta all'improvviso
un raccomandato di un infermiere o di un
collega dei medici che devono eseguire l'operazione, il periodo di attesa per
essere operati può anche raddoppiare, il tutto a spese dei contribuenti, cioè di
tutti noi.
Tutto questo avviene perchè molti medici ospedalieri non svolgono
un solo lavoro e tendono a privilegiare la loro attività extra-moenia.
Anche
la grande selettività delle Facoltà Mediche si inserisce in questo contesto: i
professori bocciano per non avere altri concorrenti sul mercato del lavoro
dell'area sanitaria. A questo si aggiunga, che essi, con il pretesto che devono
svolgere anche attività didattica e di ricerca, si vedono ben poco a lavorare in
clinica.
Mi sono recata alcuni giorni fa in ospedale per una visita medica
(devo togliere delle varici alle gambe): il professore mi ha invitata ad andare
ad eseguire la cura durante gli orari in cui svolgeva all'interno dell'ospedale
l'attività privata, la cosiddetta libera professione "intra-moenia"!
Io ero
andata alla A.S.L. perchè evidentemente non ho le possibilità economiche per
andare presso strutture private... Il professore avrebbe potuto anche dirmi, che
lì non facevano questo genere di lavoro e indicarmi un'altra struttura pubblica,
ma non aveva il diritto di invitarmi ad andarmi a curare durante gli orari in
cui svolge l'attività privata all'interno dell'ospedale.
Mio marito è un
laureato proprio come loro e prende uno stipendio inferiore a 2000000 £ al
mese... Queste persone hanno scelto di fare i medici, altre hanno scelto di fare
professioni diverse, ma tutte le professioni hanno la stessa dignità e
contribuiscono in ugual modo al benessere sociale.
E' vero che la professione
medica riveste un carattere missionario, ma l'unica missione che hanno certi
medici ospedalieri italiani è quella di arricchirsi sulla pelle dei pazienti,
cioè di tutti noi.
Io chiedo al Ministro dell'Università di inserire un
sistema di controllo molto forte sulla attività dei professori di Medicina, sia
per la loro attività all'interno dell'Università, in modo tale da verificare la
qualità dell'insegnamento impartito agli studenti di Medicina e i criteri reali
adottati per svolgere la selezione al momento degli esami in modo da contrastare
la tendenza della classe medica a riprodurre direi quasi "geneticamente" se
stessa permettendo quasi solo ai figli dei medici - e soprattutto di certi
medici - di giungere al completamento degli studi universitari. In Italia
mancano i medici specialisti e i tecnici perchè non vogliono permettere a tanti
studenti di arrivare a questo genere di qualifiche?
Il commento di Massimo Cogliandro:
Purtroppo questo articolo ha
messo il dito nella piaga del disastro del nostro S.S.N.. Titti ha messo in luce
i motivi che sono alla base di questo disastro e cioè:
1. i medici
ospedalieri che fino ad oggi hanno esercitato sia il lavoro come dipendenti del
S.S.N. che la libera professione al di fuori delle strutture pubbliche hanno di
fatto trascurato la prima attività a favore della seconda;
2. i medici
ospedalieri che esercitano la doppia professione spesso nel chiuso delle visite
ambulatoriali indirizzano i pazienti verso il proprio ambulatorio privato o
verso l'ambulatorio di qualche collega, che poi, naturalmente, ricambia il
favore;
3. la borghesia burocratica corporativa dell'ordine dei medici tende
a riprodurre se stessa all'interno delle Facoltà Mediche: tutti sanno quali sono
i criteri di selezione reali degli studenti all'interno delle Facoltà
Mediche;
4. la struttura del corso di laurea in Medicina è inadeguata perchè
rende lunghissimo ed infruttuoso - per la carenza di attività pratica - il
percorso formativo: sarebbe opportuno, quindi, che la riforma dell'Università
investisse anche Medicina e prevedesse un primo triennio di carattere teorico,
che rilasci una laurea di primo livello ed un secondo triennio già specialistico
da svolgere direttamente in clinica.
5. è necessario che i professori
universitari a cui è affidato l'insegnamento di discipline di carattere
generalista (Anatomia, Fisiologia, Patologia Generale...) optino tra le attività
legate all'insegnamento e le attività di ricerca e, qualora scelgano di
continuare a lavorare come professori piuttosto che come ricercatori, dimostrino
di essere in posseso delle capacità pedagogiche necessarie per poter impostare
nella maniera più ottimale possibile le attività didattico-formative legate alle
discipline che essi insegnano.
Il ricercatore, infatti, parte da un punto di
vista diverso nell'affrontare il discorso scientifico rispetto a quello che deve
avere un docente, perchè dà per scontato che lo studente padroneggi già i
"fondamenti epistemologici" della sua disciplina, mentre non si rende conto che
il compito di un docente universitario è proprio quello di far acquisire allo
studente tali "fondamenti epistemologici" e non di caricarlo di nozioni inutili;
il docente universitario, inoltre, deve saper mettere in luce le radici
storico-sociali, che hanno indotto una determinata evoluzione dei fondamenti
epistemologici di una data disciplina, intesa sempre come parte integrante della
sovrastruttura ideologica, pena il ricadere nella impostazione strutturalistica
tipica della scienza burocratico-borghese contemporanea.
Desidero concludere
ricordando che anche la libera professione intra-moenia è sbagliata dal momento
che - e questo me lo suggerisce la mia personale esperienza -, quando un
paziente va a prenotare una visita specialistica in una struttura pubblica,
molto spesso gli viene fissato un appuntamento per 10-12 mesi dopo a meno che -
naturalmente... - non si rechi a farsi curare nella stessa struttura negli orari
in cui ci sono i medici (gli stessi...) che esercitano l'attività intra-moenia.
E' evidente che in questo modo vengono minati gli stessi principi di solidarietà
che sono alla base del S.S.N. e si ha una mercificazione delle strutture e dei
servizi che il S.S.N. mette a disposizione dei cittadini. La riforma Bindi è
dunque contestabile, ma solo perchè non è abbastanza radicale.
LE ELEZIONI DEL CNSU
di
Massimo Cogliandro
Le elezioni del Consiglio
Nazionale degli Studenti Universitari, il nuovo organo che dovrebbe mediare la
partecipazione degli studenti alla gestione dei processi di riforma
dell'Università italiana avviati dal ministro Zecchino, hanno dimostrato quanto
era già chiaro a tutti: questo nuovo organo non è altro che una struttura dal
carattere poliarchico e corporativo, in quanto tesa a eliminare le ragioni del
conflitto all'interno dell'università. Con la elezione di questo nuovo organo,
il governo ha voluto creare una nuova burocrazia politico-studentesca, che
rappresentando formalmente gli studenti universitari di fronte al ministro, ne
avallasse di fatto scelte già prese in precedenza.
Il carattere poliarchico
di questo nuovo organo di rappresentanza è dovuto al fatto che i suoi membri
sono stati eletti tra le file di associazioni studentesche, che sono diretta
espressione delle burocrazie politiche dei partiti.
La scelta della
poliarchizzazione del nuovo istituto rappresentativo del mondo studentesco la si
può notare anche nel fatto che si è scelto di non mandare l'avviso a casa a
tutti coloro che avevano diritto al voto per le elezioni del C.N.S.U.: in questo
modo, la maggioranza degli studenti universitari non è venuta neanche a
conoscenza del fatto che si tenevano le elezioni studentesche e l'astensione ha
raggiunto il 90%: si volevano evitare sorprese e ci si è riusciti
perfettamente.
La
nuova burocrazia politico-studentesca del C.N.S.U. ha potuto così essere
facilmente selezionata tra le organizzazioni burocratico-studentesche che
avevano sedimentato negli anni le clientele più forti e numerose: non è un caso
che CL abbia sfondato il 30% dei voti.
D'ora in avanti, la lotta tra
classi istituzionali all'interno delle istituzioni universitarie non dovrà più
essere solo una lotta tra la classe istituzionale studentesca e la burocrazia
docente, intesa come l'unica vera grande classe istituzionale dominante nel
mondo universitario italiano, ma dovrà essere anche e soprattutto una lotta tra
la classe istituzionale studentesca e le sue avanguardie all'interno dei
Collettivi Universitari da un lato e la nuova burocrazia politico-studentesca,
organizzata in classe istituzionale dominante al pari della burocrazia docente
tramite i nuovi organi poliarchici di "rappresentanza" degli studenti,
dall'altro lato.
IL FEDERALISMO DI FORMIGONI
di
Nadia
Il 31/5/2000 nella trasmissione
Porta a Porta, il Presidente della Regione Lombardia, Formigoni, ha chiesto una
riforma delle forze dell'ordine che permetta alle singole regioni di creare dei
corpi di polizia, costituiti da componenti provenienti dalla Polizia di Stato e
dai Carabinieri in modo tale da creare un corpo di polizia tecnicamente
all'avanguardia per contrastare in maniera più efficace il dilagare della
criminalità.
Tutto questo mi sembra veramente vergognoso perchè apre la
strada a fenomeni politico militari di tipo secessionista non dissimili da
quelli che hanno portato la disgregazione della Federazione Jugoslava: dare alle
regioni la possibilità di avere dei corpi para-militari vuol dire dare a
dirigenti "responsabili" come il sig. Formigoni ed l'on. Bossi la possibilità di
dare l'avvio a operazioni militari sul modello di quelle già messe in atto non
molto tempo fa dai secessionisti sloveni e croati in Jugoslavia. Anche in
Jugoslavia, infatti, c'era un sistema di milizie create su base locale, che ha
permesso di contrastare l'esercito nazionale.
Non stupiscono, d'altra parte,
neanche le dichiarazioni di Bossi, che ha proposto la creazione di milizie
tecnicamente all'avanguardia su base comunale da mettere sotto il diretto
controllo dei sindaci e, quindi, in Lombardia, dei sindaci leghisti.
Se le
proposte di Formigoni e Bossi andassero in porto, rischieremmo di vedere
contrapporsi le forze dell'ordine con carattere nazionale (Polizia di Stato e
Carabinieri, oltre alle stesse Forze Armate) alle nuove milizie regionali e
comunali, cioè si creerebbe un quadro di tipo jugoslavo.
Ci sarebbero
conseguenze gravi anche per la nostra permanenza nella Unione Europea, dal
momento che in tutti i paesi europei ci sono tendenze centrifughe e moti
secessionisti.: la creazione di milizie locali in Italia avrebbe un effetto
destabilizzante per tutta l'Unione Europea.
In realtà, è un pò tutto il Polo,
che vuole rafforzare queste spinte centrifughe (ricordo la proposta di
Berlusconi di creare tre Portali per internet, uno per il Nord, uno per il
Centro ed uno per il Sud al posto del Portale Italia proposto dal governo):
persino Alleanza Nazionale, desiderosa di realizzare il decentramento previsto
dal Congresso di Verona del Partito Fascista Republicano del 1943, è favorevole
a queste spinte verso la disgregazione dello Stato.
Mi meraviglio che il
Polo, compresa Alleanza Nazionale, vada cercando ancora i voti dei meridionali,
ovunque essi si trovino in Italia, e mi meraviglio che i meridionali e i
settentrionali che hanno a cuore il benessere collettivo votino ancora questi
partiti.
Il commento di Massimo Cogliandro:
Siamo alla fase finale della
disgregazione della borghesia di Stato nazionale, che sta spingendo i quadri
intermedi delle burocrazie politiche dei partiti, che occupano gli Enti Locali,
a cercare con accenti demagogici di tipo localistico di volgere l'attenzione
delle classi sociali subalterne dai problemi legati alla crisi del modo di
produzione capitalistico di Stato ai problemi legati alla costituzione di nuove
identità nazionali e statuali.
Gli elementi portanti della burocrazia
politica settentrionale sperano che, riaccendendo il nazionalismo su base
etnica, potranno facilmente disinnescare il possibile riaccendersi della lotta
di classe nei grandi centri del Nord. In questo, Nadia ha perfettamente ragione:
si sta aprendo in Italia uno scenario di tipo jugoslavo.
Il mio timore è che
queste tendenze centrifughe possano mettere in pericolo le riforme avviate dal
governo tese a ridare dignità alle minoranze linguistiche storiche, che nulla
hanno a che fare con e tendenze scioviniste delle borghesie politiche regionali
del Nord.
I GRECANICI DI CALABRIA
di
Massimo Cogliandro
La recente approvazione della
legge sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche ha rappresentato una
tappa fondamentale per la valorizzazione della varietà del patrimonio culturale
e linguistico che caratterizza il nostro Paese. La legge, però, pone dei limiti
che mi sembrano francamente inaccettabili soprattutto per quello che riguarda
l'insegnamento di lingue come il grecanico a scuola: l'insegnamento di queste
lingue, innanzitutto, investirà solo la scuola di base e sarà attivato solo su
richiesta di un determinato numero di persone esclusivamente nei comuni in cui
tali lingue rappresentano una realtà ancora viva.
Ora, per chi conosce certe realtà
come quelle dei paesi grecanici della Calabria, dove c'è una coscienza del
problema di gran lunga inferiore rispetto a quella presente nei paesi grecanici
del Salento, sa benissimo, che la gente comune considera il grecanico solo una
specie di dialetto e che non ha nessun interesse a farlo insegnare ai
figli.
Il
grecanico ha rappresentato per secoli un patrimonio culturale non solo di
Gallicianò o di Roccaforte del Greco, ma un pò di tutta la zona che si trova a
sud di Reggio Calabria; quindi, limitare l'insegnamento di questa lingua solo ad
alcuni comuni, sempre che ne facciano richiesta e nel quadro degli insegnamenti
opzionali previsti dal regolamento per l'autonomia didattica, mi sembra quanto
meno riduttivo.
L'apprendimento di un codice linguistico equivale
all'apprendimento di tutto il patrimonio culturale espresso da un popolo nel
corso dei secoli: ogni aspetto di una lingua, ogni sua peculiarità è espressione
dello spirito e del carattere nazionale di un popolo.
In conclusione, chiedo al
governo, in nome del rispetto delle identità culturali di tutti i popoli che
vivono nel nostro Paese, di prendere delle misure reali di salvaguardia di
queste realtà culturali e linguistiche, unico lontano ricordo della grande
civiltà che si è sviluppata nel nostro meridione tanti secoli fa, anzichè
pensare a concedere la costituzione di milizie regionali o locali a personaggi
come Formigoni o Bossi.