Politica
Il
giornale elettronico dei liberalcomunisti
N° 9 del 17/9/2000
Elenco
degli articoli pubblicati in questo numero:
1)
“IL
DIBATTITO SULLA RAI TENUTO ALLA FESTA DI LIBERAZIONE” di Massimo
Cogliandro
2)
“IL
FEDERALISMO DEL TRIO BERLUSCONI , BOSSI E FINI” di Titti
3)
“IL
REFERENDUM DEL M.A.P.”
Massimo
Cogliandro
Il 13/9/2000 a Roma si è
tenuto alla Festa Nazionale di Liberazione un dibattito sul problema della
privatizzazione della R.A.I..
A questo dibattito sono
intervenuti Fausto Bertinotti, segretario del P.R.C., i giornalisti Bruno Vespa,
Sandro Curzi, Clemente Mimun, Mentana e il Sottosegretario di Stato
Vita.
Dal dibattito è risultato
quanto segue:
1) una parte del governo desidera privatizzare la
R.A.I. per evitare che dopo le elezioni Berlusconi abbia la possibilità di
controllare sia Mediaset che la R.A.I.;
2) non tutto il governo è d’accordo: il
Sottosegretario Vita, ad esempio, afferma di essere contrario alla
privatizzazione della R.A.I.;
3) sembra che si
dovrebbe arrivare ad un compromesso, che preveda che il patrimonio azionario
della R.A.I. resti per il 51% in mano pubblica;
4) con la privatizzazione, R.A.I. 1 dovrebbe
andare in mano a Romiti, R.A.I. 2 in mano a De Benedetti e R.A.I. 3 dovrebbe
restare di proprietà pubblica e dovrebbe essere finanziata con il
canone.
Il segretario del P.R.C.,
tutti i giornalisti presenti e il pubblico hanno manifestato la loro contrarietà
alla privatizzazione della R.A.I..
Fausto Bertinotti si è
fatto portatore di una proposta interessante: per evitare che la R.A.I. continui
ad essere lottizzata dalle burocrazie politiche dei partiti-Stato presenti in
Parlamento, egli propone che il Consiglio di Amministrazione della R.A.I. sia
eletto in parte dagli “azionisti pubblici”, cioè da tutti coloro che pagano il
canone - in definitiva gli utenti -, e in parte dai giornalisti e da tutti gli
altri lavoratori della R.A.I..
La proposta di Bertinotti
è interessante, ma per come è stata formulata rischia di non eliminare
l’occupazione della R.A.I. da parte delle burocrazie politiche dei partiti, ma
di rafforzarla. C’è il rischio, infatti, che gli utenti siano costretti a
scegliere i propri rappresentanti nel C.d.A. unicamente su liste predisposte
dalle burocrazie politiche dei partiti e i lavoratori della R.A.I. su liste
predisposte dalle burocrazie politico-rivendicative
sindacali.
Viene il dubbio, che
Bertinotti sappia benissimo tutto questo e che avanzi queste proposte unicamente
perché spera di ottenere una lottizzazione del C.d.A., che comprenda anche
rappresentanti della burocrazia politica del P.R.C..
Inoltre, che senso ha
introdurre l’elezione dei rappresentanti del C.d.A. da parte dei lavoratori e
dei consumatori se prima non si ha un decentramento del sistema
R.A.I.?
I liberalcomunisti
ritengono che occorra accettare la proposta di Fausto Bertinotti, ma con le
dovute modifiche:
1) il sistema R.A.I. deve
essere decentrato, cioè ognuna delle tre R.A.I. deve avere un suo Consiglio di
Amministrazione dotato di totale autonomia giuridica, finanziaria e
gestionale;
2) si deve impedire alle
burocrazie politiche dei partiti e dei sindacati di presentare liste alle
elezioni per i C.d.A., a meno che tali organizzazioni non abbiano tenuto
preliminarmente elezioni primarie assolutamente democratiche tra i propri
iscritti e simpatizzanti;
3) le tre R.A.I., una volta socializzate, cioè passate ad un sistema fondato sull’autogestione e l’autofinanziamento, dovranno però continuare a pianificare insieme alcune attività di carattere tecnico e formativo per evitare che l’autogestione si trasformi in anarchia: le tre R.A.I. insomma dovranno giungere gradualmente a forme di “pianificazione autogestita”, che dovranno prendere forma tramite veri e propri “contratti di autogestione” liberamente stipulati dalle tre aziende autogestite.
IL
FEDERALISMO DEL TRIO BERLUSCONI, BOSSI E FINI
di
Titti
Mi meraviglio molto di aver
sentito in televisione i principali esponenti del Polo affermare che il Paese
dovrebbe ringraziarli per avere condotto Bossi fuori da un ottica
secessionista.
Secondo me Bossi è più astuto di questi politicanti
del Polo e sta ottenendo esattamente ciò che vuole, cioè in particolare la
costituzione di una polizia regionale, che abbia un addestramento di tipo
militare e che un giorno potrà permettere alla borghesia politica settentrionale
di scatenare una guerra civile di tipo Jugoslavo.
Bossi si è alleato con il
Polo solo perché la Lega continua a perdere consensi ed una politica estremista,
in questa fase, oltre a non fargli ottenere nulla all’atto pratico, porterebbe la
Lega una sicura scomparsa.
L’alleanza con il Polo non
causerà un travaso di voti dalla Lega a Forza Italia, ma al contrario permetterà
alla Lega di attingere voti nel bacino elettorale del
centro-destra.
Alla fine, a scomparire al
Nord non sarà la Lega, ma piuttosto Forza Italia e la stessa Alleanza Nazionale
perché stanno dimostrando di non saper agire nell’interesse del
Paese.
Infine, mi meraviglio del
popolo pugliese, che recentemente si è fatto portare in casa il capo degli
indipendentisti del Nord senza battere ciglio.
Sono contraria anche
all’introduzione del semplice regionalismo in Italia, perché con il regionalismo
i politici di un determinato territorio si approprieranno di tutto e soprattutto
faranno dare i posti di lavoro nella pubblica amministrazione solo ai
raccomandati. La fine dei concorsi nazionali permetterà di fatto la
legalizzazione delle raccomandazioni.
Svegliatevi, lavoratori
italiani, con questo presunto federalismo, la borghesia politica ci riporterà ad
un secondo medioevo.
Come con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, il
4/9/476 d.C., e con l’inizio della secolare crisi dell’Impero Romano d’Oriente è
stato inferto un colpo mortale all’idea universalistica che Roma incarnava ed è
iniziato il Medioevo, inteso come ritorno al prevalere degli interessi
localistici fonte di egoismo e di barbarie, così oggi con la crisi degli Stati
nazionali borghesi c’è il rischio di un ritorno ad un nuovo medioevo dove la
guerra e la morte la faranno da padrone, come è stato già ampiamente dimostrato
dal caso della Jugoslavia.
IL
REFERENDUM DEL M.A.P.
INVITO
Si comunica che da
lunedì 17 settembre a Roma sarà possibile firmare il documento referendario di
cui G.U. 28 settembre 1999 che ha per scopo:
"l'abolizione di tutti i
privilegi a deputati, eurodeputati e senatori della Repubblica Italiana".
Il
documento sarà presentato al Comune di Roma dal Movimento Anti Privilegi per la
sua vidimazione venerdì 15 settembre.
Nonostante vi siano tutti i partiti e
tutti i parlamentari decisi ad impedire la realizzazione di questo referendum,
invito tutti i cittadini della Capitale a recarsi in massa a firmare presso gli
uffici comunali.
Solo in questo modo può essere fermato questo supermarket
inutile che gozzoviglia tra vergognosi privilegi ed interessi
personali.
Silvano Giometto
Membro Referendum
Abolizione Privilegi Parlamentari Italiani
Il commento di Massimo Cogliandro:
Invito tutti i
compagni liberalcomunisti e i nostri simpatizzanti a recarsi non appena
possibile agli uffici comunali per firmare il referendum proposto dal M.A.P.. Io
stesso lo farò quanto prima.
Le finalità di questo referendum, per il loro
carattere marcatamente anti-partitocratico, sono del tutto in linea con i
princìpi e gli obbiettivi propri del liberalcomunismo.
I miliardi che i
parlamentari incassano grazie a questi privilegi potrebbero essere più utilmente
spesi per aiutare quanti si trovano in condizioni precarie - come i terremotati
che da anni attendono di ricevere una abitazione nuova - o di vera e propria
povertà.