La Mediazione PedagogicaLiber Liber

La psicologia dei costrutti personali di George A. Kelly
di Furio Pesci

5. Psicologia dei costrutti personali e pedagogia

Sul piano delle indicazioni utili dal punto di vista pedagogico, si può facilmente rilevare, dalla breve descrizione sopra sviluppata, come la psicologia dei costrutti personali, pur presentandosi e ponendosi esplicitamente in un ambito di psicologia generale, con particolare riferimento allo studio della personalità e alla psicoterapia, abbia in sé, almeno implicitamente, numerosi aspetti che la rendono utilizzabile anche in chiave pedagogica.

E’, anzi, lecito dire che ciascuno dei principi fondamentali della teoria di Kelly possa essere interpretato e applicato in senso pedagogico ed in un ambito educativo e scolastico. Vale la pena, in conclusione, di accennare qualche possibilità in questa direzione, tenendo presente che questa psicologia concepisce l’uomo in senso profondamente unitario ed organico, “olistico”, per così dire, mettendo tra parentesi tutte le distinzioni tra sviluppo intellettuale/culturale ed altre forme dello sviluppo (affettivo, morale, ecc.). Evidentemente, a questa concezione corrisponde una concezione altrettanto unitaria dei processi di formazione, con una sensibilità particolare, peraltro, non tanto verso lo sviluppo delle “conoscenze”, quanto verso la costruzione della realtà e dell’esperienza personali, nell’inestricabile connessione dei suoi aspetti cognitivi ed affettivi, che per la psicologia dei costrutti personali sono due facce della stessa medaglia. La differenziazione corrente e comunemente accetta tra educazione familiare, prevalentemente orientata in senso affettivo, ed educazione scolastica, invece principalmente rivolta allo sviluppo intellettuale e culturale, cadrebbe, di fronte all’impegno fondamentale di ogni educatore (genitore, insegnante, animatore sociale, ecc.) di fornire ai giovani un ambiente favorevole allo sviluppo libero di se stessi, riconoscendo a tutti la piena facoltà di orientarsi nella vita in maniera originale, “soggettiva”, vale a dire costruendo liberamente la propria interpretazione dell’esperienza, la propria visione del mondo, quindi anche gusti e inclinazioni individuali.

Il postulato fondamentale (“Lo sviluppo della persona è canalizzato dal punto di vista psicologico dai modi in cui anticipa gli eventi”) consente di formulare un unico obiettivo generale dell’educazione, che diventa la formazione dell’individuo allo sviluppo di una visione del mondo originale, coerente, aperta, critica, capace di misurarsi con la realtà che lo circonda.

Il primo corollario della teoria (“La persona anticipa gli eventi attraverso la costruzione delle loro riproduzioni”) consente di specificare un possibile “metodo” formativo, fondato sull’esperienza diretta e sulla predisposizione di ampie e numerose possibilità di misurarsi con gli eventi concreti per sviluppare nei soggetti in formazione attitudini adeguate ad una costruzione efficace e coerente dell’esperienza personale.

Il secondo corollario (“Le persone differiscono l’una dall’altra nelle costruzioni individuali degli eventi”) suggerisce di porre alla base di ogni metodo e di ogni contesto formativo il riconoscimento dell’individualità e della soggettività dei processi di costruzione dell’esperienza, per cui si deve ammettere la sostanziale inutilità di un insegnamento standardizzato, omogeneo per tutti, poiché ciascun individuo, ciascun allievo lo rielaborerà originalmente. Molto più validi sono allora i metodi d’insegnamento individualizzato, certamente più coerenti con l’assunto della teoria di Kelly.

Anche il terzo corollario (“Ciascuna persona si sviluppa in maniera peculiare per il suo orientamento nell’anticipazione degli eventi, poiché ogni sistema interpretativo abbraccia relazioni di tipo ordinale tra costrutti”) è traducibile sul piano pedagogico, orientando le attività formative alla strutturazione coerente delle relazioni ordinali tra costrutti. Uno degli scopi principali dell’educazione può configurarsi, alla luce di questa teoria, come attenzione prioritaria, non tanto allo sviluppo di particolari competenze, ma ad un’armonica visione del mondo, fornendo gli strumenti per stabilire positivamente la propria relazione con gli altri.

Il quarto corollario (“Il sistema interpretativo di una persona è composto da un numero finito di costrutti dicotomici”) sottolinea l’importanza delle “scelte” operate dal singolo individuo nella costruzione della propria visione del mondo; la sensibilità dell’educatore dovrebbe allora rivolgersi all’individuazione dei momenti di “crisi” dei ragazzi a lui affidati, orientando i singoli verso una costruzione dell’esperienza aperta, flessibile, non stereotipata o preconcetta.

La ricaduta pedagogica del quinto corollario (“La persona sceglie per se stessa, in un costrutto dicotomizzato, quelle alternative attraverso le quali ha la maggiore possibilità di estendere e di definire, nel sistema, le anticipazioni di eventi”) si può considerare strettamente connessa a quella accennata per il corollario precedente. Il compito dell’educatore diviene quella di consentire all’allievo di costruire un sistema di riferimento il più possibile ampio e coerente rispetto al fine essenziale dell’anticipazione degli eventi.

La limitatezza dell’ambito di validità dei singoli costrutti e, tendenzialmente, di ogni sistema di costrutti, vale a dire, di ogni visione individuale del mondo, messa in luce dal sesto corollario (“Un costrutto è valido soltanto per l’anticipazione di una gamma finita di eventi”) e la mutevolezza, la continua evoluzione del lavoro di costruzione dell’esperienza individuale, sottolineata dal settimo (“Il sistema interpretativo della persona varia a seconda di come in momenti successivi costruisce le repliche degli eventi”) inducono a tener presente come anche nei processi formativi si debba sempre tener presente il carattere “provvisorio” e non definitivo delle tappe dello sviluppo personale. Questa provvisorietà, ben lungi dall’essere un limite, rappresenta invece una grande ricchezza dell’uomo, in grado di arricchire sempre più la propria visione del mondo, di riorientare la propria esistenza nei momenti di crisi, in una parola di “cambiare”. Il carattere “plastico” dell’individuo e del suo rapporto dinamico con l’ambiente, che sembrano richiamarsi soprattutto alle ultime formulazioni date da Dewey alla sua filosofia, durante la collaborazione con Arthur Bentley, sono, si può dire, il più autentico “valore” pedagogico, che gli educatori devono custodire e mettere a frutto.

L’ottavo corollario (“La variabilità in un sistema interpretativo personale è limitata dalla permeabilità dei costrutti”) ed il nono (“La persona può in momenti successivi impiegare una varietà di sottosistemi interpretativi che sono sul piano inferenziale incompatibili tra loro”) confermano quanto già è stato detto, con l’indicazione in aggiunta di un lavoro formativo volto alla costruzione di sistemi “permeabili”, vale a dire dotati di quella flessibilità interna in grado di assorbire le incoerenze derivanti dalle suggestioni della realtà esterna e del rapporto dell’individuo stesso con il suo ambiente.

Infine, la psicologia dei costrutti personali può applicarsi all’educazione cosiddetta “sociale”, con le sue peculiari caratteristiche di sensibilità verso le problematiche delle relazioni interpersonali e della percezione degli altri, che per molti versi si richiamano ad un altro grande esponente del pragmatismo americano, George H. Mead, e che appaiono in grado di cogliere la profondità e la pluralità dei livelli entro cui si strutturano i processi di comunicazione, inclusi quelli della comunicazione educativa, in ambito scolastico e in ambito familiare  - cfr. il decimo corollario (“Nella misura in cui una persona impiega un’interpretazione dell’esperienza che è simile a quella impiegata da un’altra persona, i suoi processi psicologici sono simili a quelli dell’altro”) che pone in evidenza processi che, in campo formativo stanno alla base delle “affinità elettive” quotidianamente osservabili nelle classi, nelle comunità e anche nelle famiglie, e l’undicesimo (“Nella misura in cui la persona riesce a interpretare i processi interpretativi di un’altra, può svolgere un ruolo in un processo sociale che coinvolge l’altra persona”), che sottolinea l’importanza, nei processi formativi, del riconoscimento degli altri, della loro comprensione, dello sviluppo delle capacità di cogliere l’interiorità dei singoli per garantire un’armonica crescita dei sentimenti sociali positivi.

In definitiva, la psicologia dei costrutti personali di Kelly, nonostante siano passati oltre quarant’anni dalla sua prima, compiuta elaborazione, appare ancora di grande attualità ed utilità per pedagogisti e formatori e se ne può auspicare, quindi, senza timore di anacronismi, una più diffusa conoscenza sul piano teorico-storico e su quello applicativo, potendola considerare un valido strumento nel bagaglio culturale e professionale degli insegnanti, degli educatori ed anche dei genitori.

 

 

wpeD.jpg (2693 bytes)