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L'antropologo Giuseppe Sergi e il suo giudizio sulla Montessori
di Giacomo Cives

2. Uno studioso tanto operoso quanto dimenticato

Anche il volume degli atti di un importante convegno su Sergi psicologo e antropologo svoltosi nel 1985 nel Dipartimento di psicologia di Bologna rilevava, fin dalla prefazione del curatore Giuseppe Mucciarelli (Mucciarelli, 1987, pp. 3-4), che "al Sergi va riconosciuto un merito indubitabile: aver posto la necessità di studiare il comportamento dell'uomo attraverso un'analisi incrociata. Non la sola psicologia, la sola sociologia o la sola antropologia poteva presumere di pervenire alla ricostruzione del ‘fatto’ evolutivo per eccellenza più complesso, la psiche. L'indagine psicologica distaccata dai fenomeni psichici, distaccata dallo studio delle sue ‘significazioni’ biologiche, sarebbe risultata senza consistenza scientifica, vuota elucubrazione, saremmo rimasti confinati nella psicologia prescientifica e presperimentale".

Trascurando le non felici "tentazioni filosofeggianti" di Sergi, il suo maggior merito, aggiungeva Mucciarelli (p.4), va veduto "storicamente all'interno della storia" della psicologia, della sociologia, dell'antropologia "con quel particolare carattere della ricerca sergiana che ci pare essere il frutto più maturo del positivismo e non solo di quello italiano: la diretta integrazione tra le scienze che studiano l'uomo".

Per il valore specifico della sua psicologia, è stato ricordato che con "un giudizio riparativo del lungo silenzio su Sergi" Marzi e Chiari, con un apprezzamento però non da tutti condiviso e probabilmente troppo benevolo (cfr. ad esempio Marhaba, 1981, pp.30-31), hanno scritto che "grazie a Sergi all'inizio del 20° secolo la psicologia italiana non solo aveva raggiunto la psicologia di tanti altri paesi ma, da molti punti di vista, era anche più avanzata" (cfr. Lazzeroni, 1987, pp.7-8).

Lazzeroni, che ha ricordato questi autori guardando poi all'ispirazione di fondo evoluzionistica di Sergi, alla sua visione naturalistica unitaria di corpo e mente dell'uomo, alla sua concezione della mente come "una funzione dell'organismo, alla sua interpretazione dei fenomeni fisiologici e psicologici come aspetti dell'adattamento vitale e attivo dell'organismo all'ambiente, ha parlato favorevolmente del "funzionalismo biologico" (o forse Marhaba preferirebbe dire "organicistico": Marhaba, 1981, pp. 30-31, 135) "di Sergi che reinserisce le concezioni psicologiche europee nel vasto movimento del funzionalismo americano pressoché ignorato a quel tempo" (Lazzeroni, 1987, pp.21-22). Un merito certo notevole.

Come pure è importante il riconoscimento che in campo antropologico Gabriella Spedini (Spedini, 1987, p.107) ha riservato al nostro studioso rilevando che "colui che dette o almeno tentò di dare una sistemazione e una metodologia all'Antropologia in Italia fu Giuseppe Sergi, una delle menti più illuminate dei suoi tempi che ha maggiormente contribuito a rompere l'isolamento in cui stava scivolando la cultura scientifica, sulla scia della ‘banqueroute de la science’".

Appare così che la rilevata dimenticanza che già sta cancellando la memoria di Sergi negli anni '30 non è del tutto giusta considerando l'apporto che l'operosissimo studioso (scrisse più di 400 opere: cfr. Sergi S., 1935-37) ha dato alla fondazione della psicologia e soprattutto dell'antropologia in Italia.

 

 


 

 

 

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