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L'antropologo Giuseppe Sergi e il suo giudizio sulla Montessori
di Giacomo Cives |
8. Per un'educazione alla pace e all'umanità
Aver ricordato tutto questo, aiuta a intendere il clima da cui è stata
ispirata la Montessori, influenzata positivamente dai suoi maestri, nei suoi primi
interventi pubblicistici, di partecipazione ai convegni a difesa e per l'espansione della
condizione della donna, per la diffusione dell'istruzione a correzione dell'ingiustizia
sociale, per l'intervento educativo speciale per il recupero degli handicappati, a
vantaggio di un più equo sviluppo sociale, rispettoso del diritto di tutti, motivata da
una visione tanto scientifica (la scienza orientata all'emancipazione dell'uomo) come
morale. Salvo che lo spostarsi sempre più accentuato della Montessori su una dimensione
scientifico-pedagogica, e dunque applicativa, operativa e concreta le permetteva di
sfuggire a posizioni schematiche, superficiali, affrettate troppo velleitarie,
generalistiche, semplificatorie, per confrontarsi con la "realtà pesante" del
bambino nella tensione del suo sviluppo, tanto drammatica quanto entusiasmante, assisterlo
nel suo autonomo farsi, nella costruzione della sua libertà, e quindi nel maturare della
sua "normalizzazione" e della sua costruzione creativa dell'ordine e della
cultura. Un impegno reale e un confronto con le diverse personalità, che la salvaguardava
da cadute scientistiche e ideologiche.
Insieme quella ispirazione ideale di origine di una scienza che
contribuisce allo sviluppo e alla liberazione dell'uomo non cesserà mai di sostenerla,
aprendo il suo assiduo operare per il bambino, non relegato in un miope specialismo,
mirando a un obiettivo generale di libero sviluppo, di giustizia e di pace. E' in questa
direzione che la Montessori sosterrà con sempre più forza il tema a lei tanto caro, e
così carico di valore simbolico, del "bambino padre dell'uomo".
In seguito Sergi, questo radicale individualista ispirato a principi di
laicità e di progressismo scientifico e razionale non conformista, tornerà a occuparsi
in varie occasioni di temi sociali, civili, politici, educativi. Così ad esempio in L'evoluzione
umana individuale e sociale del 1904 e nella nuova serie di Problemi di scienza
contemporanea del 1916 (Sergi, 1904 e 1916).
Il volume sull'evoluzione umana esprime la fiducia in un futuro in cui
l'uomo sorretto dalla scienza e dalla sensibilità dell'arte e del sentimento abbandoni la
violenza e la schiavitù del vecchio mondo non ancora tramontato "per la libera e
pacifica manifestazione delle energie individuali e sociali", e trovando
"ristretti i limiti d'una patria" aspiri "alla patria unica
dell'umanità" (Sergi, 1904, p. VI). Sergi considera lo sviluppo evolutivo e storico
dell'individuo e della collettività nella società e nei suoi prodotti (famiglia,
nazioni, umanità, arte, scienza, religioni, civiltà), nella loro continua laica spinta
verso la felicità così difficile da realizzare. Tra l'altro rileva come il senso del
patriottismo se è stato legittimo nell'aspirazione alla liberazione dei popoli, è poi
degenerato nell'imperialismo, facendosi strumento di prepotenza. E prospetta la stimolante
utopia dell'abolizione degli eserciti.
Sul contrasto tra borghesi e socialisti circa il diritto di proprietà
auspica norme che realizzino un compromesso tra egoismo e solidarietà. L'educazione, ma
non solo scolastica, deve farsi individuale e sociale insieme orientandosi verso la pace e
l'umanità. Circa il contrasto tra educazione dello Stato e educazione del clero, difende
laicamente il diritto dello Stato di educare nelle prime età dell'uomo, in cui non vi è
la capacità di scegliere le proprie credenze. Il diritto di insegnamento va visto dalla
parte di chi deve essere educato, non di chi vuole educare. Vale a dire noi diremmo oggi
come diritto di apprendimento. E' forte e moderno il senso dell'educazione per il futuro,
mentre a conclusione vi è una previsione a lungo termine non azzeccata: di fronte
all'America e all'Asia (Giappone, Cina) pur in indubbio sviluppo, ad avviso di Sergi
"sarà la piccola Europa che prevarrà sulla terra" (p. 235).
Il secondo volume, Problemi di scienza contemporanea, scritto
mentre Sergi compie il suo 75° anno, è svolto all'insegna del primato della biologia
che, con l'evoluzione, si pone come la scienza dominatrice e la vera filosofia. I temi
dominanti sono quelli delle teorie evolutive, della paleantropologia, delle leggi delle
variazioni e dell'ereditarietà di Mendel e dell'eugenetica. Ma non mancano risvolti
sociologici e educativi, particolarmente riferiti alla realtà dei sentimenti e alla
possibilità o meno di educarli.
I sentimenti di dominio e superiorità, dice Sergi, sono più forti di
quelli sociali di simpatia. E' difficile educare i sentimenti altruistici, che sono
secondari, mentre gli egoistici sono primari. Così i sentimenti egoistici nazionalistici
travolgono facilmente il sentimento altruistico dell'amore per l'umanità. L'amore per la
patria può dunque anche essere un sentimento egoistico. E da qui Sergi muove per una
condanna radicale della guerra mondiale in atto (siamo nel 1916). Nell'animo umano vi è
un istinto di guerra irresistibile? Eppure vi sono tribù primitive pacifiche e pacifiste.
In realtà la guerra mondiale in atto (il libro è del 1916) distrugge inutilmente beni e
vite umane: "né vincitori, né vinti avranno da guadagnare, ma da perdere
immensamente ed enormemente quello che il lavoro aveva in tanti secoli prodotto"
(Sergi, 1916, p. 288).
Nell'Europa permane, scrive Sergi, la sopraffazione verso varie nazioni
cui si nega l'autonomia. Non è facile e vicina allora la vittoria dell'educazione
all'altruismo e alla pace. In una sintesi molto felice lo studioso scrive che comunque è
necessario perseverare nell'educazione dei sentimenti nel senso indicato. Salvo che
occorre sia integrata (da sola - con le intrinseche difficoltà - sarebbe velleitaria) con
buone condizioni organizzative politico-sociali, con una salute diffusa e sostenuta da una
positiva azione igienico-preventiva e clinica, da buona nutrizione (col superamento del
pauperismo) e da tranquillità domestica.
Qui la considerazione è davvero organica e congiunge aspetti
pedagogici, sociologici e sociali, politici, medici e - oggi diremmo - psico-dinamici. Un
raccordo aperto, cui era stata disponibile l'intera riflessione e proposta dello studioso.
A proposito della maturazione della Montessori, la Benetti Brunelli
giustamente faceva presente (Benetti Brunelli, 1932, p. 77) che "nessuno ha ricordato
come meritava il pensiero pedagogico di Giuseppe Sergi, al quale, peraltro, la stessa
pedagogista fa risalire i primi impulsi che la guidavano a fissare il suo
metodo pedagogico (...). Sta di fatto" che in Educazione ed Istruzione di
Sergi "sono contenuti alcuni dei germi originali del Metodo Montessori".
Questi sono in primo luogo nello spostamento dalla mera
antropologia all'antropologia pedagogica e, all'insegna della pedagogia scientifica, verso
"una concezione educativa, che faceva interamente dipendere i suoi successi dalle
ricerche sperimentali condotte sulla individualità psico-fisica del bambino" (p.
76). Da qui l'idea di una pedagogia fondata sul metodo scientifico, rendendo la
scuola un vero e proprio laboratorio (p. 77).
Per la Benetti Brunelli altri motivi pedagogici proposti da Sergi non
rimasti senza eco nelle posizioni della Montessori sono il rispetto e la valorizzazione
delle differenze individuali degli alunni, antitetica alla "militarizzazione
educativa" (p. 78) praticata dalla scuola, con i suoi dannosi "metodi uniformi",
e l'introduzione nelle scuole della Carta biografica, sostenuta da lui come si è detto
già dal 1885, quale, egli diceva, "mezzo metodico di osservazioni dirette a
conoscere il corpo e lo spirito del discente". In più, Sergi sosteneva, e qui siamo
già molto vicini a quella che sarà poi l'impostazione sviluppata dalla Montessori,
l'infanzia si muove tra "tendenze ereditarie e disposizioni nuove" (p. 78), e
mentre "è l'espressione delle generazioni passate, è anche la fucina plasmatrice
dell'uomo futuro" (p. 79), attraverso una adeguata azione formativa che le permetta
di sviluppare la sua creatività innovatrice. "Quindi l'estrema necessità propugnata
dal Sergi di trovare e fissare il metodo naturale della educazione infantile, quindi la
propaganda che per l'infanzia sorga (...) 'una scuola educativa naturale e sana'
(...)".
L'esame attento della Benetti Brunelli mette bene in luce, come in
genere non si è fatto, "l'intimo nesso che intercede tra il pensiero
pedagogico", oltre a quello antropologico, "del Sergi e della Montessori"
(p. 80), ma senza appiattire le posizioni della seconda, ricche di larghi e originali
sviluppi, su quelle del primo. Un influsso positivo, scrive a ragione l'autrice di Metodi
e problemi dell'educazione infantile, della riflessione educativa di Sergi sulla
Montessori senza dubbio vi fu, ed è pertanto giusto ricordarlo. Anche se subito aggiunge,
ed anche qui non sembra proprio aver torto, che (p.80) "senza l'enorme ripercussione
che queste idee hanno avuto dall'opera dell'Autrice, il pensiero del Sergi sarebbe rimasto
quasi ignorato, come lo è tuttora all'infuori del campo ove si discute il cosiddetto
metodo Montessori".
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