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L'Editoria italiana del Novecento: Angelo Fortunato Formiggini,
cultura formazione e riso
di Carlotta Padroni |
4. Angelo Fortunato Formiggini e l'educazione
Nella
complessa attività dell'editore modenese si notano iniziative in grado di collocarlo a
buon diritto in una sfera di sorprendente modernità e di qualificarlo come operatore
culturale fuori del comune. Egli sentì l'esigenza del rapporto stretto che deve
stabilirsi fra l'autore e l'editore (come "produttori di cultura") e il pubblico
dei lettori, proponendo in un'epoca segnata dalla presenza di una cultura sostanzialmente
elitaria e di un organico, programmato corporativismo,la necessità di un'rditoria aperta,
intesa come servizio.
Si
può così, senza forzature, leggere l'intera attività di Formiggini anche in una
prospettiva pedagogico-educativa: essa emerge da una riflessione sul ruolo e sulle scelte
che l'editore svolge, in generale, intervenendo personalmente nelle dinamiche culturali
del suo tempo e, in particolare, se si valutano le iniziative di cui fu promotore, quali
l'Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana, il progetto di una "Grande
Enciclopedia Italica" e, a un livello non meno significativo, il contributo da lui
dato alle biblioteche pubbliche e popolari. Il rapporto che lo lega ad esse non è infatti
casuale nè episodico ma scaturisce dal profondo amore per il libro che è alla base della
sua scelta editoriale e che lo ha portato a fare numerose donazioni alla Bibliotreca
Estense e a quella dell'Università di Genova. Se la cronologia colloca questo
atteggiamento nel momento storico di inizio secolo - permeato di quello spirito
divulgativo di cui furono interpreti ad esempio Turati e Fabietti - tuttavia le
motivazioni che spingono Formiggini in questa direzione trascendono il fattore moda e
rivelano un interesse specifico e personale anche orientato verso la sfera educativa.
Il
suo primo impatto con le biblioteche nel ruolo di promotore risale agli anni della prima
Guerra mondiale quando, col grado di capitano, partecipa con fervida attività
all'istituzione di biblioteche da campo per i soldati. Il coinvolgimento diretto si palesa
nella lettera ai "commilitoni" del 1916 (Archivio Editoriale Formiggini, Vari,
Formiggini A. F., autografi e dattiloscritti, doc. n. 41) con cui accompagna l'invio di
quattordici casse di libri della sua ancora giovanissima casa editrice. Qui sono presenti
precisi riferimenti a una davvero moderna concezione del libro come strumento educativo e
culturale da mettere al servizio di tutti per uno sviluppo nazionale (a questo proposito
si veda, della moglie Emilia Formiggini Santamaria, il testo La mia guerra, Roma,
Angelo Fortunato Formiggini Editore, 1919. L'opera prende in considerazione in forma
diaristica il periodo bellico compreso fra il giugno 1915 e il febbraio 1916 con
interessanti riflessioni sul ruolo della scuola e dell'istruzione in una prospettiva
di educazione nazionale).
La
vocazione educativo-divulgativa vivamente presente nella prospettiva dell'Editore lo
porterà a fondare nell'aprile del 1922 una "Biblioteca Circolante" legata
all'iniziativa della sua rivista "L'italia che scrive", che raggiungerà ben
presto un numero di volumi di tutto rispetto (Formiggini stesso precisa più volte che i
volumi sono oltre 40000).
Un
esame, anche superficiale, del materiale in catalogo conferma il carattere non
specialistico della biblioteca: vi sono libri per tutti i lettori; alla narrativa
contemporanea, si affiancano classici latini e greci, opere di filosofia, di scienza, di
economia, di storia. Un certo numero di opere risulta legato all'attualità: sono presenti
molti scritti celebrativi della prima Guerra mondiale, ma anche presenze singolari come le
Memorie di guerra di Winston Churchill e La mia vita di Leon
Trotzkj. La narrativa comunque occupa un posto di rilievo e anche in questo campo, a
prescindere dalla presenza di autori classici italiani e stranieri (A. Manzoni, W. Scott,
H. de balzac) la maggior parte dei romanzi e delle oper di poesia ha una precisa
collocazione nell'attualità: con intenzione Formiggini propone le opere di Ojetti,
Beltramelli, Gotta, Salvaneschi, D'Ambra e altri italiani contemporanei. Ma c'è
senz'altro, inoltre, un'apertura a narratori stranieri le cui opere risalgono ad epoche
anteriori al regime, in lingua ed edizione originale: si segnalano Don Passos, J. M. Cain
e J. Joyce. Tre opere di Gandhi, l'autobiografia di C. Chaplin, alcuni studi etnologici di
G. Cocchiara, due opere meridionaliste di Giustino Fortunato mettono in evidenza
un'ampiezza di argomenti che supera i limiti di una "circolante" di puro svago e
che sfugge agli indirizzi a alle imposizioni del tempo.
Con
queste iniziative legate alla diffusione di biblioteche e soprattutto con la pubblicazione
del periodico "L'Italia che scrive" (1918-1938: rivista mensile di informazione
bibliografica mirante a "richiamare l'attenzione del pubblico su tutta la produzione
editoriale italiana di pregio, senza pregiudizi di scuola o di partiti o di piccole
rivalità professionali") Formiggini intendeva sollecitare un'intesa tra gli autori,
gli editori, i librai e il pubblico di lettori; manifestando attraverso la divulgazione,
la sua vocazione pedagogica e indicando chiaramente quanto stretto debba essere il legame
tra il libro, la "vita spirituale della nazione" e lo stato della cultura
italiana. In particolare si segnala che proprio sulle pagine della rivista è presente con
una certa periodicità una rubrica dedicata alla Pedagogia ospitante recensioni e
schede relative ad opere pedaogiche di recente pubblicazione. I contributi sono firmati da
autori che gravitano nell'orbita formigginiana come Felice Momigliano, Pierfrancesco
Nicoli, Emilia Santamaria, moglie dell'editore; l'informazione bibliografica risulta ampia
e, nella varietà, sufficientemente aperta a ciò che la cultura militante offre in
materia pedaogica. Si legge infatti nel numero di luglio del 1918 il nome di John Dewey
qui proposto come autore dell'opera La scuola e la società (con traduzione di G.
Di Laghi e pubblicato dalleditore Battiato nel 1915) mentre sempre nella prima annata
della rivista tra gli autori italiani vengono recensiti Giuseppe Lombardo Radice (Lezioni
di pedagogia generale), Tarozzi (L'educazione e la guerra), Vidari (Per
l'educazione nazionale). Con il trascorrere degli anni l'attenzione della
rivista nei confronti del dibattito apertosi nella cultura italiana nel settore delle
tematiche pedagogiche non muta; ed ecco, nel numero di luglio del 1921, recensioni
relative ad autori come Mario Casotti (Introduzione alla pedagogia) o Giovanni
Gentile (Il concetto moderno della scienza e il problema universitario);
vi è inoltre una interessante apertura verso la letteratura dei fanciulli, un settore in
continua crescita ed espansione. Il materiale che la rivista propone nel ventennio di
pubblicazione (1918-1938) relativo al dibattito pedagogico è copioso; la materia è
articolata e complessa e rivela la sensibilità dell'Editore nei confronti della pedagogia
italiana.
Dall
Archivio editoriale emerge una curiosa proposta che, se fu seme, questo ebbe bisogno di
quasi ventanni per germogliare: Giuseppe Lombardo Radice, in una lettera da Catania
del 14 giugno 1913, propone a Emilia Santamaria -di cui fu compagno di concorso a Roma-
una corposa iniziativa, un piano di guerra: una vertiginosa Enciclopedia pedagogica (tipo Rein), (W. Rein, Eisenach 1847, Jena 1929,
pedagogista; gli è dovuto tra l altro, il grande Enzyklopädiesches Handbuck der Pädagogik, voll.
7, 1895-1900). Io avrei la direzione generale ma
ci sarebbero anche direttori dei singoli gruppi di articoli e memorie. Lei dovrebbe
prendersi lincarico della Storia della scuola
moderna in Italia! Ma non ho leditore
[...]. Vuole parlarne al suo consorte? Si tratterebbe
di 3-4 grossi volumi tipo Buisson. Il lavoro potrebbe svolgersi dal 1914 al
1918-19. [...] Voglio come vede lavorare molto
molto. Ho bisogno di scoppiar di lavoro
(G. Lombardo Radice, lettera a E. Santamaria, da Catania del 14 giugno 1913, in Fondo
Formiggini, Archivio editoriale Formiggini, presso Biblioteca Estense di Modena).
Angelo
Fortunato Formiggini comunque risponde subito da Genova
mostrando molto interesse per la proposta. Egli afferma che il progetto ha punti in
comune con ciò che egli vagheggiava di fare. Entra nei particolari della propria idea,
anche perché tutto è ancora fermo, in nuce.
Afferma di avere quasi convinto la riottosa moglie a unopera di non gigantesca mole
ma di una dimensione normale, da diffondere anche in un pubblico di non solo docenti, da
vendere ad un massimo di cento franchi, e da collocare in una sintesi
del pensiero contemporaneo, titolo certo più fresco di quello di
Enciclopedia. Inoltre cerca di indurre Lombardo Radice a considerare l
efficacia di tale progetto, dichiarandosi ancora aperto: io stesso un concetto
definitivo non me lo sono fatto ancora. Lei ci pensi [...], se farà con un altro editore
la sua enciclopedia lascerà certo a noi la verginità di questa diversa
sistematizzazione. Dunque: tutto lo scibile pedagogico invece che per voci ordinate
alfabeticamente secondo un piano prestabilito ed organico (A. F. Formiggini, lettera
a G. Lombardo Radice, da Genova del 12 luglio 1913, in Fondo Formiggini, Archivio
editoriale Formiggini, presso Biblioteca Estense di Modena). Qui emerge la geniale,
avveniristica capacità tecnica dell editore di organizzare con semplicità ed
efficacia tutta una serie di richiami e di rimandi per dare agilità al volume.
Lassunzione
di responsabilità amministrativa e finanziaria, le proposte tecniche delledizione,
i rapporti con gli autori, il tipo di formato, i preventivi della vasta impresa
nazionale che poi avrebbe preso vita come Enciclopedia
delle Enciclopedie, confermano laltissima qualità delluomo dazienda
editoriale, la qualità dellideatore di edizioni, che pur qualche voce tenne a
sminuire descrivendo Angelo Fortunato Formiggini un editore con la testa fra le
nuvole.
LEnciclopedia delle Enciclopedie ha tentato di
costituire, per la cultura italiana del tempo, con i suoi due volumi pubblicati, uno
strumento nuovo di documentazione e anche di formazione. Lideazione della formula fu assai convincente e ottenne subito ladesione di alcune fra le
personalità più accreditate. DallArchivio editoriale cogliamo il consenso di Luigi
Credaro che in una lettera inviata a Emilia Santamaria da Roma il 7 novembre 1925
dichiara: Per la sua enciclopedia pedagogica conti su di me per quello che so e
posso, dolente solo che sappia poco e possa meno. Usi il mio nome come meglio crede
(L. Credaro, lettera a E. Santamaria, da Roma del 7 novembre 1925, in Fondo Formiggini,
Archivio editoriale Formiggini, presso Biblioteca Estense di Modena).
Giuseppe
Tarozzi, il 20 settembre 1925 offre, da Bologna, la sua disponibilità (G. Tarozzi, lettera a E.
Santamaria, da Bologna del 20 settembre 1925, in Fondo Formiggini, Archivio editoriale
Formiggini, presso Biblioteca Estense di Modena); mentre Rodolfo Mondolfo comunica:
Accetterei volentieri di scrivere larticolo sulla libertà della scuola e quello sulla didattica dellinsegnamento filosofico
(R. Mondolfo, lettera a E. Santamaria, in Fondo Formiggini, Archivio editoriale
Formiggini, presso Biblioteca Estense di Modena).
Emerge
infine, per rilievo e interesse, la voce di Mariano Maresca che scrive a Emilia Santamaria
da Napoli il 7 agosto 1926: Mi dichiaro onorato di collaborare alla Enciclopedia
Pedagogica che sta preparando lill. suo consorte. Ben venga lEnciclopedia
Pedagogica la quale avrà un indirizzo sistematico. Penso che la materia sarà distribuita
razionalmente, per argomenti ed inquadrata in linee sobrie e rigorosamente scientifiche.
In Italia cè molto da lavorare con tenacia e perseveranza, rinunziando
allimmediato successo come già sa fare suo marito. La pedagogia da noi non ha una tradizione scientifica: gli autori che
oggi si ristampano e si leggono nelle scuole, come Lambruschini, Capponi, Tommmaseo sono
vissuti al di fuori del movimento Herbartiano; tentativi di fondare una pedagogia
sperimentale sono rimasti isolati e sterili e la corrente determinata da Gentile si è
dissipata in un opera demolitrice e vacua e quando ha tentato di costruire ha
abbandonato lidealismo per uno psicologismo volgare e ingenuo. Linsegnamento
della psicologia è stato distrutto e con esso si sono obliate le condizioni per la
formazione di una coscienza pedagogica. Se scrostate ledificio di carta pesta
costruito dalla nuovissima riforma scolastica voi trovate il nulla. Ecco quello che io
sento malinconicamente e penso solitariamente (M. Maresca, lettera a E.
Santamaria, da Napoli del 7 agosto 1926, in Fondo Formiggini, Archivio editoriale
Formiggini, presso Biblioteca Estense di Modena).
Una
decisa sollecitazione nella direzione di tematiche pedagogiche è promossa nel lavoro
editoriale di Formiggini dalla attività della moglie Emilia attenta e sensibile studiosa
delle istituzioni, delle leggi, delle attività scolastiche, insomma della "vita
interna" della scuola; le sue indagini erano rivolte a studiare realtà
storico-geografiche precise, come lo Stato Pontificio o il Ducato Estense. Ella non era
affatto lontana dal vero quando nel primo decennio del secolo, precorrendo i tempi,
affermava che la storia, allora prerogativa esclusiva di alcune categorie di studiosi (tra
cui i giuristi, gli economisti, i letterati), sarebbe stata, nel futuro, efficacemente
integrata anche dal contributo dei pedagogisti.
Amici,
coniugi, sodali Emilia e Angelo Fortunato hanno dunque alimentato per decenni un'attività
culturale e scientifica e una vita di pensiero che gli accadimenti esterni hanno
violentemente interrotto ma non mortificato. Tra le poche coppie armoniche, per
convinzione d'intenti e felicità di risultati, la Formiggini-Santamaria si rafforzò di
un'animata volontà di integrazione reciproca che supportò l'Editore con la disciplina
del pensiero filosofico e pedagogico e favorì la Studiosa con lo stimolo della stampa.
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